Ho appena terminato di fare l’albero di Natale – quello grande – e di disporre in casa altri vari addobbi. Mi manca ancora l’albero più piccolo, ma rimando quest’incombenza all’otto dicembre.
Eh sì, siamo arrivati a dicembre, al primo mese d’inverno. Il freddo è pungente, ma l’atmosfera è ancora autunnale: è l’autunno che sta morendo adagio e che, mentre si congeda, dispiega ancora i suoi tanti doni. Come sempre, è stato troppo breve; come sempre, ci sembra di non averlo vissuto in pieno, di aver perso qualcosa mentre le giornate fuggivano via una dietro l’altra, sempre più diafane e malate, sempre più stanche e pensose.
Il passaggio al Natale – perché dicembre non è altro che una lunga, estenuante preparazione al Natale – è un po’ faticoso, almeno per me, perché è un trapasso dalla calma, elegante sobrietà dell’autunno agli eccessi di un periodo festivo che sembra non dover terminare mai. Ho sempre pensato che sia opportuno difendersi da tutto questo trambusto, ossia viverlo nel miglior modo possibile senza però caderne vittime, senza lasciarsene travolgere.
Ma intanto cominciamo ad abituarci all’inverno.