La settimana appena trascorsa è stata molto intensa, tanto che non ho potuto scrivere sul blog quanto avrei voluto. Ma adesso ricomincio e lo faccio pensando all’inverno.
L’inverno è arrivato con tutta la forza e la passione di cui è capace, e io mi sto abituando ai suoi toni freddi e ai paesaggi scabri che ci accompagneranno ancora a lungo. Qualche debole sfumatura autunnale è però ancora fra noi e ci rincuora, rendendo sopportabile la metamorfosi:

Adesso si tratta di entrare interamente nell’atmosfera più cupa dell’anno. In questo il Natale ci aiuta senz’altro, e ho intenzione di accettarlo così com’è, interamente, senza le solite cantilene lagnose sul consumismo e la festa che non è davvero tale e l’ipocrisia che l’attraversa. Tutto ciò non m’interessa, perché si arriva a un punto, nella vita, in cui occorrono alcune certezze, anche piccole, anche modeste, e il Natale è una certezza. Non m’importa demolirlo, non m’importa mostrarmi superiore, non m’importa rilevarne i limiti o difetti, che del resto appartengono a ogni creazione umana. Io amo i colori caldi degli addobbi, le luminarie, le immagini di Babbo Natale paffuto e sorridente, e anche certa iconografia ingenua e infantile disseminata ovunque in questo periodo. Amo tutto ciò perché rappresenta la parte migliore di me stessa, quella rimasta incorrotta nonostante il trascorrere del tempo e certe esperienze, nonostante il mio realismo e il mio disincanto.
Amo il Natale perché posso cercare, in esso, la mia parte bambina, il mio puer interiore, quella parte che non ho mai consentito a nessuno di violare, che ho difeso con grande tenacia. Ed è ancora lì, a dispetto di tutto e di tutti, e continuerò a difenderla finché avrò vita. Che il Natale sia con tutti noi.
