Un pensiero

Un blog come questo, piccino e casalingo, disperso nell’immenso oceano di internet, ha un suo scopo, anch’esso molto modesto: dispensare un po’ di bellezza, declinata in tante forme. Bei colori, bei paesaggi, armonie di parole e di pensieri. Questo perché, ogni giorno, siamo soffocati da bruttezze di ogni tipo e volgarità e insipienza.

Dopo una settimana piena d’impegni, che purtroppo mi hanno tenuta lontana da questo blog, ricomincio a scrivere così, affermando il nostro bisogno di bellezza, di serenità, di dolcezza.

Di misteriosa grandezza

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Un’incontenibile  esplosione  di  vita: arancione, giallo, marrone  caldo, viola, rosso. Sono  colori  che  parlano  di  allegria, di  entusiasmo, di  risate. Ma  l’autunno  è  anche  questo, un  insieme  di  toni, di  umori, di  sapori  la  cui  straordinaria  bellezza  riposa  sulla  varietà. L’autunno  è  generoso  perché  ci  regala  un’infinità  di  sfumature, di  luci, di  ombre, di  odori  che  non  possono  essere  racchiusi  negli  angusti  limiti  di  una  frase, sia  pure  ben  scritta. E  ottobre  è  la  poesia  che  dispiega  tale  varietà  davanti  ai  nostri  occhi, invitandoci  a  leggerla, a  interpretarla, a  coglierne  il  senso  più  remoto.

Raffinato, sensibile  e  sereno, ottobre  sussurra  dolci  parole – talvolta  incomprensibili, talvolta  bizzarre, talvolta  di  una  chiarezza  disarmante. È  un  privilegio  riuscire  ogni  anno  ad  ascoltarlo,  cogliendone  la  misteriosa  grandezza. E  cogliendola  sempre  con  estremo  stupore, sempre  come  se  fosse  la  prima  volta.

Blog e primavera

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In  questa  tarda  primavera  così  mite, dolce  e  priva  di  fastidiosi  eccessi, mi  piace  scrivere  a  quest’ora, mentre  il  lunghissimo  pomeriggio  si  sfalda  a  poco  a  poco  lasciandosi  travolgere  dall’avanzare  lento  dell’oscurità. Mi  sento  calma  senza  conoscerne  i  motivi, mi  sento  serena  nonostante  tutto, immagino  campi  e  fiori  e  colline  stanche  in  attesa  del  riposo  notturno.

Può  sembrare  strano, ma  in  questa  stagione  anche  il  blog  mi  appare  investito  da  un’atmosfera  diversa, come  se  brillasse  di  una  luce  particolare. Non  è  semplice  spiegarlo, perché  è  una  sensazione  che  avverto  in  maniera  irrazionale  o  una  proiezione  del  mio  atteggiamento  nei  confronti  della  primavera: il  blog  assume, per  me, coloriture  nuove, quasi  fosse  un  giardino  pieno  di  alberi  e  di  fiori  di  ogni  tipo, intensamente  vivo  eppure  quieto – a  volte  trasognato, a  volte  persino  malizioso.

Verde, sole, monti, mare, vacanze, estenuanti  ore  di  luce, caldo: anche  il  blog  avverte  tutto  questo  e, ogni  anno, si  adegua. Con  immagini, parole  e  tinte  adatte  a  questi  mesi  che  si  vorrebbero  spensierati  anche  quando  tali  non  sono.

Fantasie di primavera

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19:26. Poter  scrivere  ora, mentre  il  pomeriggio  se  ne  va  adagio, è  un  privilegio. In  questi  giorni, la  primavera  prosegue  con  le  sue  incertezze, malandata  e  ritrosa,  regalandoci  altri  momenti  di  quieta  sospensione – quei  meravigliosi  passaggi  verso  la  sera  che  sembrano  volerci  incantare, sedurre, ammaliare  con  garbo, avvolgendoci  in  un  abbraccio  silenzioso.

E  allora  le  ombre  sono  parole  sommesse, rivelazioni inaspettate, frammenti  di  ricordi, mentre  d’improvviso  tornano  altre  stagioni, altre  dolcissime  primavere – forse  mai  esistite, forse  impossibili  eppure  vive, intense, quasi  di  carne  e  di  sangue  nella  loro   stupefacente  bellezza.

Si  scivola  così  nella  sera  e  poi  nella  notte  senza  alcun  timore.

E poi l’autunno

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Questa  mattina, l’arrivo  dell’autunno  astronomico  ha  rispettato  il  copione  in  maniera perfetta: l’atmosfera  era  grigia,  ma  priva  di  opprimente  e  uniforme  oscurità. Era  la  vaga, incerta, languida  malinconia  che  soltanto  la  prima  fase  dell’autunno  sa  regalare, e  che  costituisce  una  seducente  promessa  per  le  settimane  che  verranno.

Nel  primo  pomeriggio, è  arrivato  il  sole. Ma  è  quello – bellissimo  e  indecifrabile – tipico  della  nuova  stagione, dolce, delicato, sottilmente  austero  ma  senza  alcuna  severità. Inizia  il  periodo  più  affascinante  dell’anno, quello  che  sa  donare  infiniti  suggerimenti  a  chi  voglia  ascoltarli, quello  che  dialoga  ininterrottamente  con  chiunque  desideri  comprendere, sentire, ricordare.

Non  che  sia  facile  ascoltare  l’autunno: talvolta  le  sue  parole  sono  amare, talvolta  indica, con  i  suoi  chiaroscuri, angoli  polverosi  e  nascosti  densi  di  memorie  dolorose. L’autunno  racconta  quello  che  è  stato  e  quello  che  è  con  estrema  chiarezza; ma  lo  fa  con  un  linguaggio  che  non  vuole  ferire  e  che  cerca  tutte  le  possibili  sfumature  per  ammorbidire  i  toni  troppo  cupi.

E  poi  l’autunno  è  anche  gioia  profonda, priva  dell’inconsistenza  dell’estate – una  gioia colma  di  colori  e  di  tante  consapevolezze:  è  la  gioia  dell’intimità  nella  propria  casa, che  assume  nuove  sfumature  quando  la  luce  incerta  del  primo  pomeriggio  attraversa  le  finestre  per  farci  compagnia  senza  alcuna  invadenza; ed  è  la  gioia  delle  sere  che  si  allungano  progressivamente  per  donarci  riposo, divertimento, riflessioni  liete  e  prive  di  amarezza.

L’autunno  è  un  sentiero  che  non  delude  mai  chi  sappia  percorrerlo. Adagio  e  senza  alcun  timore.

E penso a novembre

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Quando  penso  a  novembre, la  prima  cosa  che  mi  viene  in  mente  è  la  nebbia, leggera, discreta, un  velo  quasi  impalpabile  che  addolcisce  spigoli  e  linee  troppo  dure. E  poi  penso  ai  giorni  di  sole  e  a  quelli  di  pioggia, perché   a  novembre  non  manca  mai  nulla: l’aria  fredda,  il  costante, commovente  sfacelo  di  alberi  e  foglie, la  delicata  luminosità  di  certe  mattine  prive  d’inquietudine, lo  sfinimento  di  alcune   giornate  piovose  e  tetre, che  però favoriscono  riflessioni  e  sogni  pacati.

Se  ottobre  è  un  insieme  di  ambigue  screziature  che  chiedono  sommessamente  di  essere  comprese, novembre  è  un  amico  maturo  che  parla  col  cuore  ma  non  cela  il  dolore, che  mostra  oscurità  e   squallore  senza  inventare  pietose  bugie. Novembre  è  l’autunno  ormai  maturo, che  ha  perso  ogni  illusione   ma  che  non  rinuncia  all’esistenza. E  nelle  giornate  più  cupe, quando  sembra  che  non  vi  sia  nulla  oltre  una  triste  confusione  di  pioggia  e  di  fango, mormora  parole  sagge  a  chiunque  voglia  ascoltarle.

Flusso caotico di mezza estate

Continua  la  mia  fase  bambocciona: sono  in  preda  a  un  attacco  di  sanissima  immaturità. Sì, perché  non  si  può  essere  sempre  perfetti, sempre  seri  e  seriosi, sempre  in  linea  con  le  aspettative  altrui, sempre  dentro  la  parte  che  la  recita  dell’esistenza  ci  impone. Arrivano  le  vacanze  e  arriva  anche  il  desiderio  di  rilassare  la  mente, di  togliere  il  costume  di  scena, di  lasciarsi  andare. E  anche  sul  blog  è  la  stessa  cosa: niente  argomenti  pesanti, niente  pensieri  profondi, ma  solo  un  caotico  flusso  di  parole  che  si  rincorrono, vanno  e  vengono, si  annodano, si  separano, si  confondono.

In  questi  ultimi  giorni, vagando  su  youtube, mi  sono  soffermata  più  volte  a  guardare  video  a proposito  delle  attrazioni  più  pericolose  di  Gardaland  e  Mirabilandia. E  mi  sono  divertita  quasi  come  una  bambina. Mi  ha  colpito  molto  Raptor, una  montagna  russa  alata  molto  sinuosa  e  spettacolare  presente  a  Gardaland. Un  brevissimo  video  rende  bene  l’idea  di  tanta  bellezza:

Voglia  di  leggerezza, di  spensieratezza, di  tornare  un  po’  indietro  nel  tempo. Tutto  questo  e  probabilmente  altro  ancora. Intanto  buon  Ferragosto, buon  riposo, buoni  pensieri. Ovviamente  continuerò  a  scrivere  perché  il  blog  non  va  in  vacanza. 🙂

Il sole di maggio

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Il  sole  splende  senza  insicurezze, sole  di  maggio  pieno  di  vita, allegria  di  tarda  primavera, serenità  priva  di  ombre. Si  vorrebbe  essere  altrove: in  mezzo  a  un  campo  colmo  di  fiori, sotto  alberi  finalmente  esultanti  o  lungo  un  sentiero  a  perdersi  per  ore,  immaginando  altri  spazi  e  ciò  che  non  verrà.  Attraversare  colline  e  colline, attendere  il  tramonto, riconoscere  passi  conosciuti, sentire  parole  mai  udite  prima. Questo  dovrebbe  essere  maggio  almeno  una  volta.

 

Sole a settembre

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Il  sole  a  settembre: luce  in  attesa  di  oscurità, luce  che  attraversa  le  stanze  a  fatica – di  spento  vigore, sonnolenta  a  metà.

Volti  sui  muri  stanchi, volti  nei  parchi  silenziosi, volti  e  ricordi  muti. Tacere  mentre  il  pomeriggio  fugge  via   e  il  sole  asfittico  declina  adagio, ebbro  di  morte  lenta.

Luce  tranquilla, luce  irrisolta, carezza  furtiva; il  sole  a  settembre, l’agonia  del  pomeriggio, l’agonia  dei  ricordi. Scivolano  passi  senza  rumore: nel  diario  del  tempo  foglie  d’autunno, nel  diario  del  tempo  foglie  e  parole –  e  poi  la  fine,  e  poi  splendore.

E sarà

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Oggi  è  stata  la  prima, vera  giornata  autunnale: un  autunno  appena  accennato, molto  schivo, silenzioso, cauto  come  soltanto  lui  sa  essere.  Cielo  grigio, pioggia  sottile, aria  fresca: niente  più  di  questo.

E  allora  sarà  un  declinare  lento  e  pensoso, sarà  uno  sprofondare,  a  poco  a  poco  e  senza  asprezze, nell’insondabile  oscurità  dell’inverno. Saranno  la  fine  e  l’inizio, sarà  un  coinvolgimento  appassionato  e  morboso, saranno  parole  che  non  ho  mai  detto.