
Questa mattina, l’arrivo dell’autunno astronomico ha rispettato il copione in maniera perfetta: l’atmosfera era grigia, ma priva di opprimente e uniforme oscurità. Era la vaga, incerta, languida malinconia che soltanto la prima fase dell’autunno sa regalare, e che costituisce una seducente promessa per le settimane che verranno.
Nel primo pomeriggio, è arrivato il sole. Ma è quello – bellissimo e indecifrabile – tipico della nuova stagione, dolce, delicato, sottilmente austero ma senza alcuna severità. Inizia il periodo più affascinante dell’anno, quello che sa donare infiniti suggerimenti a chi voglia ascoltarli, quello che dialoga ininterrottamente con chiunque desideri comprendere, sentire, ricordare.
Non che sia facile ascoltare l’autunno: talvolta le sue parole sono amare, talvolta indica, con i suoi chiaroscuri, angoli polverosi e nascosti densi di memorie dolorose. L’autunno racconta quello che è stato e quello che è con estrema chiarezza; ma lo fa con un linguaggio che non vuole ferire e che cerca tutte le possibili sfumature per ammorbidire i toni troppo cupi.
E poi l’autunno è anche gioia profonda, priva dell’inconsistenza dell’estate – una gioia colma di colori e di tante consapevolezze: è la gioia dell’intimità nella propria casa, che assume nuove sfumature quando la luce incerta del primo pomeriggio attraversa le finestre per farci compagnia senza alcuna invadenza; ed è la gioia delle sere che si allungano progressivamente per donarci riposo, divertimento, riflessioni liete e prive di amarezza.
L’autunno è un sentiero che non delude mai chi sappia percorrerlo. Adagio e senza alcun timore.