Dolce aprile

Cominciamo così, con le sfumature tipiche di aprile, delicate e vivaci al tempo stesso. Questa è una delle ville liberty che preferisco: si trova in via Vedriani, non lontano da casa mia, ed è una vera delizia per gli occhi, così raffinata ed elegante. I suoi colori si sposano alla perfezione con i dolci toni di questo mese primaverile:

Anche al Parco della Resistenza aprile racconta le sue storie, tutte dipinte di rosa, di verde e di fuxia:

Dopo la metà di ottobre, questo viale del parco è un fuoco di colori caldi e avvolgenti, un ardere d’intense passioni – l’anima brucia prima di dissolversi per sempre; adesso, invece, è uno spazio lieve come una carezza, quasi morbido, come di speranze che non vogliono svanire:

E poi i filari e gli alberi abbracciati dal sole, la luce dopo il buio e le tante ombre dell’inverno. Ma ad aprile il sole è un amico fidato, tranquillo e rispettoso:

E vorrei, per un pomeriggio soltanto, tornare bambina e meravigliarmi e sentirmi libera e felice con aprile accanto:

Succede anche questo, ad aprile. Succede che l’azzurro del cielo sia intenso e profondo, ma che una nuvola soffice – una soltanto – decida di non lasciarlo solo. Questo mese è un piccolo miracolo: ha tutta l’eleganza delle cose semplici e delicate, il tenerissimo ardore della vita che non teme di cominciare:

Lasciamo che aprile continui a narrare le sue emozioni, tutti quei sogni che non sa celare – e noi che, allora, eravamo allegri e tristi. Mentre il tempo, il tempo non passava.

Vorrei

Ma sì, vorrei restarmene qui a lungo, sola, senza fastidi, senza doveri, senza la vita che preme, il tempo che mi rincorre, il tempo addosso – ma non l’ho chiesto io, sia maledetto! Vorrei starmene qui un’ora, un’ora tutta per me – per noi, per non dimenticare:

Il mio ottobre

Ogni anno mi stupisce per il suo incedere calmo, rispettoso, per quella grazia fatta di silenzi e sguardi malinconici – le ombre dense, ieri e oggi, il tempo che si dissolve.

Ottobre è un enigma, il non sapere dove andare, il cielo che ascolta ma non risponde. Le foglie cadono adagio – e siamo noi, al tramonto.

Ottobre ci accompagna sempre, qualunque sia la strada. È un conforto dorato, la luce nonostante il buio.

Eccomi

Ho lasciato trascorrere il tempo, ho lasciato che agosto percorresse da solo parte della sua strada. E lo so che un blog abbandonato, sia pure per poco, perde fascino e lettori; ma una breve pausa estiva è necessaria, se non altro per ricominciare con entusiasmo.

Si riparte. E sarà bello assistere al declino dell’estate, al volgere delle stagioni, al tempo che non vuole saperne di fermarsi.

Pensieri all’inizio di maggio

Chissà perché è successo. Sarà l’inizio di maggio, la dolcezza della primavera con i suoi umori altalenanti e le sue tenere incertezze – non lo so, non posso dirlo; ma per qualche giorno non ho scritto, pur desiderandolo. Ho lasciato che il tempo scorresse, che aprile finisse il suo cammino, e mi sono arresa all’assenza, la mia assenza. Ma ho fotografato il principio, il primo giorno di maggio, le tracce della stagione che avanza, e i campi macchiati di giallo e le nuvole in cielo e il turbamento che precede la pioggia:

La primavera è questa, la bellezza semplice dell’erba alta e dei fiori che nascono spontanei, per colorare i prati e lasciarsi guardare.

Questo splendore

La primavera è radiosa persino quando il cielo diventa di grigioazzurro tutto scuro, perché non è questo il tempo della fine, dello smorzarsi lento, ma siamo soltanto all’inizio, e il vento furioso e la pioggia e i nostri pensieri cupi nulla possono – e nulla sanno.

Dobbiamo arrenderci a questo splendore e tornare adolescenti, dobbiamo sentire che il temporale è un momento, il passaggio di un’ombra destinata a svanire in fretta – il sole sarà qui a breve, che tu lo voglia o meno.

Settimana di primavera

Ci auguriamo che sia così: una settimana d’intensa primavera, la primavera degli inizi, quella ancora bambina, inebriante di colori delicati e di sogni. È una bellezza fragile, quasi ultraterrena, e a lungo non sa resistere. Occorre ammirarla ora, adesso che il tempo suo si compie in un battito di ciglia, come dall’alba al tramonto – come lo spegnersi d’improvviso. E senza molestarla, perché a tanto splendore si deve solo rispetto – e silenzio, silenzio per ascoltare.

Guglielmo. E poi le rape, il castello, il bambino e i fiori

Come fare per trascorrere il nuovo anno con qualche consapevolezza in più? Quali strategie adottare per non rovinarsi troppo l’esistenza? Si possono evitare alcuni errori? Si può fare qualcosa di buono per sé e per gli altri?

Rivolgersi a Guglielmo, prego. Mai dimenticarlo: è la condizione indispensabile per camminare nel mondo senza commettere troppi errori. Ed è gratis, non si paga proprio: Guglielmo è disponibile con tutti e non pretende nulla in cambio. È stato lui a suggerirci di pensare alle soluzioni più semplici, senza moltiplicare gli enti all’infinito. Questo principio filosofico di primaria importanza può e deve essere usato nella vita di tutti i giorni, quella in cui sembra non accadere mai nulla e invece accade tutto: ebbene sì, il rasoietto di Occam funziona sempre, ci salva e c’impedisce di schiantarci contro troppi muri. Si scelgano sempre le risposte più semplici. Tizio ti offende? No, non è una strategia per conquistarti o per celare chissà che tormenti interiori: significa soltanto che ti disprezza e che devi tagliare la corda subito, se non vuoi perdere la tua serenità. Caio viene trovato in casa sua col cranio sfondato? No, non è stato un pazzo passato per caso o un extraterrestre, ma una persona conosciuta dalla vittima. Sempronio non ti cerca mai? Significa che non ti vuole. Il rasoio di Occam è formidabile, davvero. Procedere a colpi di rasoio vuol dire limitare i danni, limitarne tanti. E non è mica una cosa da poco, in questa valle di lacrime.

No! Per favore, le rape no! Non si cava sangue da una rapa, non c’è niente da fare. Se Asdrubale è cinico e anaffettivo, resterà tale fino all’ultimo e nulla potrà mai smuoverlo. Anzi, c’è il rischio che con l’età peggiori pure. Se Pupetta ti ha tradito dieci volte, ti tradirà anche l’undicesima volta. Se Agenore è tirchio come zio Paperone, non diventerà mai generoso, ma ti farà patire le pene dell’inferno finché morte non vi separi. Tradotto in corretto italiano: perché perdere tempo prezioso ed energie con persone mediocri o addirittura pessime? E perché cercare di attirare l’attenzione dei casi umani? Ce ne sono molti, di casi umani. E qualche domanda bisogna porsela se si va alla ricerca di soggetti simili, pensando di poterli cambiare. Non sarebbe più saggio disfarsi delle rape in fretta?

Il castello, signore e signori, il castello! C’è un momento giusto per aprirsi al mondo e c’è un momento giusto per chiudersi. Quando il freddo è eccessivo, quando la tempesta infuria, quando capita l’imprevedibile, bisogna difendersi e bisogna saperlo fare da soli o quasi. Il castello è un bellissimo simbolo di chiusura e di protezione. E, a volte, chiudersi in una fortezza è indispensabile, è l’unica garanzia di sopravvivenza.

Che il bambino sia sempre con noi. Ma sì, gli anni passano, è vero; dentro di noi, però, c’è sempre una parte un po’ bambina desiderosa di giocare e di scherzare e di combinare qualche marachella, proprio come ai vecchi tempi. Non bisogna vergognarsene e non è saggio reprimerla troppo, perché può regalarci gioia, creatività ed entusiasmo. Il nostro puer interiore, che ha bisogno di essere curato e protetto, coccolato e accudito, contribuisce alla nostra evoluzione e al nostro benessere.

Con un mazzo di fiori in mano. Sono meravigliosi, i fiori, tutti quanti. Sono simboli di bellezza, grazia, tenerezza, turbamento, fragilità, dolcezza. Ecco, per vivere bene occorrerebbe dispensare un po’ di fiori anche agli altri. Un bel gesto non guasta mai, un bel gesto fatto gratuitamente, senza attendersi nulla in cambio. Qualche volta bisognerebbe imparare a dare e non pretendere soltanto di ricevere: aiutare qualcuno in difficoltà, ascoltare, soccorrere, dire una parola buona, incoraggiare. Piccole cose, minuscole, eppure in grado di lasciare una traccia positiva e addirittura di mutare qualche destino. Ci si rifletta ogni tanto, giusto per dare un po’ di significato a questo passaggio stretto chiamato esistenza.

Meraviglie di ottobre

Disporre di un intero venerdì libero durante il mese di ottobre è una fortuna, forse persino un dono del cielo. E io non sono certo una persona che possa lasciarsi sfuggire un’opportunità di questo tipo in una meravigliosa mattina autunnale. No, nessun giro per negozi né chiacchiere al bar, ma una calma immersione nell’atmosfera del mese più bello dell’anno, fra alberi e campi e filari di viti. Non ho dovuto allontanarmi molto da casa per vivere intense emozioni, e anche questa è una fortuna, lo so – il non doversi perdere in lunghi viaggi, l’avere accanto qualcosa per cui vale la pena muoversi e camminare senza esitazioni. Mi è bastato tornare a visitare due parchi di cui avevo parlato su questo blog a fine agosto. Allora il paesaggio era quello estivo, adesso è un altro, adesso è uno splendore di colori.

Il parco di Villa Ombrosa, col suo lungo, elegante viale alberato, sembra appartenere a un’epoca lontana, di vago sapore ottocentesco. Il fatto che vi si possa accedere da tre cancelli, che di sera vengono chiusi, ne accentua il carattere solitario e appartato, e quell’aura di mistero che l’avvolge tutto. Forse il suo privilegio risiede in questo, nell’essere in parte nascosto, poco conosciuto, non molto frequentato; e allora, quando lo si attraversa, quando ci si ferma a osservare le foglie gialle che cadono adagio, si ha l’impressione di assistere a uno spettacolo riservato, proprio come se lui, il parco, ti dicesse che le foglie dei suoi alberi stanno danzando soltanto per te, per te che le sai capire e amare all’infinito.

Dal vivo il viale è più bello, ma forse qualcosa si percepisce anche attraverso queste foto:

Ho lasciato Villa Ombrosa uscendo da via Levanto, per dirigermi al parco della Resistenza. Neppure dieci minuti di cammino, nel silenzio autunnale di via La Spezia, per raggiungere quest’angolo di campagna in città. La foschia e il cielo scolorito fanno parte dell’animo buono di ottobre, quello malinconico e austero, ma sempre dolce e cortese:

Qui avviene l’incontro con le grandi meraviglie di ottobre, quei colori accesi, quasi sfacciati, che abbracciano toni stinti e dimessi, quasi a formare il senso stesso dell’esistenza, che non può fare a meno di nulla, che non può vivere soltanto di rosso o di verde, ma che tutto deve racchiudere senza timore. Lo si osservi bene, ottobre, perché c’insegna l’importanza della complessità, il suo immenso valore:

Ottobre: opaco e vivace, malinconico e allegro, inafferrabile, intenso, evocativo, generoso. Non si perda tempo, non ci si lasci distrarre da frivolezze o chiacchiere inutili, da tutto quel vociare insensato che ci rincorre ogni giorno, perché si rischia di lasciarsi sfuggire l’essenziale. Ecco, ottobre è essenziale e non merita di essere trascurato.

Equinozio d’autunno

Il giorno magico è oggi. Dal punto di vista astronomico, infatti, nell’emisfero boreale l’autunno compare ufficialmente stasera, alle 20 e 21 ora italiana. Sono un po’ emozionata, quasi turbata da questo evento che è un inizio a tutti gli effetti e, come tale, un’incognita, un enigma, un intrico di sogni, speranze e timori.

Quest’anno immagino l’autunno vibrante d’intensità, di colori saturi, pieno di vita, caldo di passioni – i frutti raccolti in abbondanza, la bellezza della maturità, le tante consapevolezze, gli sguardi del sole mite.

Però, accanto a questo sfolgorio di luci e d’intenzioni, desidero anche l’autunno più smorzato, l’autunno dei toni polverosi, di veli grigiastri a ricoprire il rosso e l’arancione, dell’oro che si arrende alle giornate nebbiose e spente – i ricordi, i morti che tornano, le malinconie, l’ineluttabile sfaldarsi del tempo.

Dell’autunno bisogna accogliere tutto, ogni frammento, perché non si può mai eludere la complessità, specialmente dopo l’estate. Finita la leggerezza, si torna alla serietà. L’autunno ci chiede di riprendere il nostro posto, di accettare la routine, di chiudere porte e finestre. Ma lo chiede con garbo e senza costrizioni, perché sa che infiniti sono i suoi doni e i suoi consigli e il suo parlare sommesso e saggio.

L’autunno dialoga, non impone. Perciò merita di essere ascoltato.