Quello che voglio

Mattina di maggio. La giornata comincia con un’immagine che evoca pace, dolcezza e sogni dipinti di rosa: è il culmine della primavera, tenera ma intensa. Non scompaiono del tutto lacrime e malumori, ma il sentiero è tracciato, le svolte sono luminose e il cammino condurrà presto all’estate.

E si avverte una smania, una frenesia improvvisa, il desiderio di rompere gli argini, d’infrangere schemi, di arrendersi al tempo, di camminare fra le rose – e di parlare di niente, di respirare e basta.

Voglio la primavera delle corse sui prati, delle uscite improvvise, delle chiamate inaspettate, delle passioni ingovernabili. Voglio la primavera degli abiti a fiori, delle serate in compagnia, delle piccole fughe silenziose, dei diari nascosti nei cassetti – e dei pomeriggi piovosi a sfogliare ricordi.

Voglio intrecciare i fiori di maggio e farne tante promesse – tante speranze, per l’estate che verrà.


Giorni di Pasqua

Parecchi anni fa, durante la mia infanzia, per tante persone Pasqua era una festa solenne, una ricorrenza importante, un po’ perché, almeno in generale, il sentimento religioso permeava ancora l’esistenza di molti, un po’ perché lo stile di vita era assai diverso da quello attuale: non erano diffusi i viaggi low cost e i cosiddetti “eventi”, e le industrie del divertimento e del turismo non erano onnipresenti e troppo variegate; perciò, in genere, le persone aspiravano a divertimenti più semplici. Un bel pranzo in famiglia e qualche gita non molto lontana da casa componevano il quadro d’insieme della Pasqua.

Al giorno d’oggi, la Pasqua è spesso soltanto un modo per spezzare la routine e concedersi un viaggio, magari in regioni lontane e talvolta in aree del mondo che sarebbe più saggio non frequentare. In alcuni casi, si avverte intorno una frenesia, un bisogno compulsivo di fare qualcosa, di andare da qualche parte, di muoversi, perché tutti fanno così e poi che cosa penseranno gli altri di me se non parto, non vado, non brigo? La società dei consumi, insomma, ha raggiunto i suoi scopi.

Ma non intendo soffermarmi su questo. Niente discorsi pesanti, niente riflessioni profonde. Preferisco, invece, lasciarmi avvolgere dalla leggerezza della primavera, dalla sua luminosità, dal velo d’illusioni, sogni e ricordi che sempre porta con sé. Vivrò questi due giorni adagio, con un ritmo diverso dal consueto, per far sì che la nuova stagione entri davvero nel mio cuore.

Ricordi di aprile: comunione e cresima

Intanto Buona Pasqua e buona primavera a chiunque passi sul blog:

Della primavera m’incantano i colori, soprattutto quelli di aprile, freschi, vivi e un po’ ingenui. Sono toni brillanti, alcuni molto decisi e altri più delicati, tipici della vita all’inizio del suo percorso, la vita che splende di luce infinita, ignorando ancora quanto le accadrà.

Questo mese meraviglioso evoca sempre, in me, ricordi d’infanzia. Ai miei tempi, aprile era dedicato alla celebrazione delle prime comunioni, che erano ancora avvenimenti di grande rilievo, quasi cruciali. Bastava passare davanti a una chiesa di domenica, per vedere intere frotte di cuccioli umani ben vestiti e circondati da gruppi di parenti, tutti in festa per il lieto evento, che prevedeva grandi libagioni e tanta allegria.

Anch’io feci la prima comunione nel mese di aprile. Ciò che mi colpisce, a distanza di tanti anni, fu che assomigliò in modo impressionante a un matrimonio. Indossavo un abito bianco bellissimo, addirittura ricamato e di stoffa molto raffinata, un autentico abito da sposa. E venne persino il fotografo, che mi obbligò a posare nella cappella della mia parrocchia, come una piccola modella. Ricordo ancora quando mi disse di congiungere le mani e mettermi in ginocchio. Io eseguii tutto meccanicamente perché era mattina, non mi sentivo bene e avevo un gran sonno.

Dopo la cerimonia fui costretta a partire per l’appennino, perché guai a non coinvolgere tutta la parentela in quest’evento epocale. Per l’occasione fu invitato persino Amos, che era il cugino del cognato di mio padre, peraltro una persona simpaticissima, molto aperta e generosa, sempre felice di poter stare in compagnia. Andammo in un ristorante che ci accolse con un menù ricco di ottimi piatti, e io ebbi anche la gioia di collezionare molti regali sotto forma di catenine, braccialetti e tanto denaro contante.

Purtroppo, a fine giornata mi sentii molto male. Ero sotto antibiotici a causa di una bronchite asmatica e molto indebolita dalla malattia. Un farmaco mi fece allergia, mi gonfiai tutta come un otre, tanto da non riuscire ad aprire gli occhi per un giorno intero, e trascorsi due settimane orribili con uno sfogo cutaneo su tutto il corpo e un prurito indescrivibile. Non so come ne uscii, perché fui in pericolo di vita e nessuno mi portò all’ospedale: il medico mi curò a casa, mentre, se accadesse ora, mi trascinerebbero di corsa al Pronto Soccorso. Ma tant’è. Per fortuna, da allora abbiamo fatto molti progressi in campo medico.

Il ricordo della cresima, invece, è quasi del tutto sbiadito. Mi torna in mente soltanto l’abito che indossai e qualche frammento della mia permanenza in chiesa. Non ricordo invece cosa accadde dopo.

Al di là di tutto ciò, se ripenso alla mia infanzia, aprile mi appare come un mese da sogno perché rappresentava la fine dell’inverno, con i suoi colori cupi e spenti, e l’inizio di un periodo colmo di colori e di gioia di vivere. Un periodo in cui poter stare all’aperto, incontrare gli amici, correre nei parchi e, perché no, sognare in libertà.

Settimana di primavera

Ci auguriamo che sia così: una settimana d’intensa primavera, la primavera degli inizi, quella ancora bambina, inebriante di colori delicati e di sogni. È una bellezza fragile, quasi ultraterrena, e a lungo non sa resistere. Occorre ammirarla ora, adesso che il tempo suo si compie in un battito di ciglia, come dall’alba al tramonto – come lo spegnersi d’improvviso. E senza molestarla, perché a tanto splendore si deve solo rispetto – e silenzio, silenzio per ascoltare.

Alla luna

E ieri era così la luna grande, rotonda e bianca nel cielo addormentato – la luna pensierosa e il desiderio mio di afferrarla d’improvviso, ché lo sapevo, lei era lì apposta, davanti alla finestra per farsi accarezzare.

E i giorni antichi, le sere a primavera, la stessa luna a guardarci silenziosa – ci riconosce, lo sa chi siamo ora. Vorrei tagliarla di nascosto, vorrei sottrarla al cielo, vorrei rubarla alla notte quando il mondo fuori tace; e poi rinchiuderla, lasciarla riposare – per regalarmi sogni e non dovermene pentire.

Benvenuto settembre

Ogni anno l’inizio di settembre è una svolta, una metamorfosi emozionante, un mutamento necessario. Nonostante il sole e le temperature estive, infatti, il principio di settembre è un passaggio, è quella curva della strada oltre la quale incontreremo, a poco a poco, nuovi colori, nuove atmosfere, nuovi sentimenti. E alcune incognite.

Nei momenti di passaggio sono inevitabili bilanci e progetti, ansie e sogni a occhi aperti, entusiasmo e malinconia. Chi ama l’autunno pregusta ciò che sarà e si augura che la nuova stagione sia generosa, ricca di tutti quei doni che la rendono unica, che la fanno risplendere nell’interiorità di chi sa comprenderla e amarla. Perché l’autunno è uno stile di vita, un modo di essere nel mondo, una consapevolezza, un guardare sempre oltre.

Buon inizio di settembre a chiunque passi su questo blog.

Cammina silenziosa

Cammina silenziosa, la primavera, cammina verso l’estate – e i pomeriggi, i pomeriggi sono estenuanti, il nostro tramonto. Si rincorrono emozioni, frammenti di vitalità intensa, chiudere la porta di casa, afferrare i sogni – quelli sfregiati dagli anni.

Le sere erano interminabili, il giardino ascoltava – erano i nostri discorsi -, il giardino ascoltava e taceva. Ma io lo so che torneremo sotto le stelle, e sarà una notte d’agosto – come se il tempo avesse deciso di oltrepassare quella curva.

Aprile racconta

Mentre il lungo pomeriggio accoglie le prime ombre della sera, aprile conserva intatta la sua radiosità. Sembra che nulla possa ferirlo, sembra che nulla possa travolgere i suoi sogni – e quella pacatezza che l’avvolge tutto.

I sentieri ci accolgono – loro che sanno, loro che guardano; e aprile ci racconta chi siamo, quel desiderio di lasciarci andare, fermi, rannicchiati a un passo dalla notte.

Ho scattato queste foto lungo il sentiero che collega viale Don Minzoni a via Riva del Garda.

E allora cosa ci aspetta?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo freddo autunnale è una conquista. Svanisce quel calore opprimente che avvolge le giornate durante l’estate, svanisce quella coltre giallastra e soffocante cui si resta appesi persino con i pensieri. E la vita ricomincia: i primi pasti caldi, le ombre della sera, le coperte sulle lenzuola, oggetti d’uso comune recuperati in fretta, con avidità, freneticamente, perché è tutto vero, non ci stiamo illudendo, la stagione è un’altra.

E allora cosa ci aspetta? Cosa vorremmo che ci regalasse l’autunno? Quali rivelazioni ci attendiamo da lui? Sarà un autunno tranquillo, senza scosse, fondato soltanto sull’introspezione? O porterà con sé inattesi mutamenti, trasformazioni radicali? Quali sono i nostri sogni d’autunno?

L’estate in giardino

Lunedì, giorno controverso. Anzi, il giorno controverso per eccellenza, spesso anche molto detestato. E poi siamo all’inizio di giugno, il verde e i fiori intorno a noi ci chiamano; e così, a volte, vorremmo annullare tutto e lasciarci andare ai sogni, ai sogni di prima estate proprio come facevamo durante l’infanzia e l’adolescenza. L’estate distrae, questo è il problema.

Io l’estate la vedo in giardino, senza costrizioni, senza quattro mura intorno; in giardino e fra i colori, a dimenticare il grigio che ci si porta addosso, a splendere di nuovo, come se il tempo non avesse fatto alcun danno.