Marzo inizia così

Marzo inizia così, l’inverno gelido e la neve a tenermi compagnia. Fra ottobre e la metà di febbraio ho viaggiato molto, rispettando gli orari dei treni e degli autobus che hanno reso possibili i miei spostamenti . A volte ho corso come una trottola impazzita, altre volte i taxi mi hanno salvata dalla stanchezza – di mattina presto e di sera tardi, col buio e il vuoto delle strade a farmi desiderare di tornare a casa in fretta. E, in questa girandola di spostamenti, affanni e coincidenze da rispettare, non ho potuto vivere l’autunno e l’inverno, periodi che richiedono presenza, attenzione, calma e lunghe ore da trascorrere in casa.

Ma, adesso che quell’intermezzo si è concluso, la stagione fredda sembra voler prolungare la sua presenza – quasi un regalo, un minuscolo dono per risarcirmi di ciò che ho perduto. Eppure avverto il desiderio di un mutamento, credo che la nuova stagione abbia il diritto di arrivare. La desidero e la temo, in realtà, perché il cambiamento è sempre un’incognita, uno strano groviglio di desideri e timori, di attese e delusioni, di momenti sereni e di battute d’arresto.

Però la voglio, la primavera; la voglio ingenua, frizzante, immatura e piena d’energia. Voglio rinascere anch’io, in fondo, e le desidero tutte davvero quelle tinte delicate, meravigliose, come di vita al suo principio: il verde, il lilla, il rosa e il celeste.

Tu sai di cosa parlo.

Ricomincio

Ricomincio a scrivere in un freddissimo giorno di pioggia, mentre l’inverno infuria dopo alcune giornate miti. Del resto, un pomeriggio piovoso è l’ideale per scrivere – il cielo malinconico, il piacere di restare in casa avvolta dai pensieri.

Sono stati mesi molto intensi, per me, ricchi di eventi, di decisioni, di viaggi e di nuove relazioni. Una parentesi che si è conclusa da poco e che mi è stata utile sotto molti punti di vista. Ma, durante questo periodo così particolare, ho trascurato il mio blog a causa del poco tempo a disposizione e d’inevitabili momenti di stanchezza.

Adesso sono a casa e lascio che la domenica compia il suo corso, senza farmene intimorire. Il vento, fuori, è un urlo straziante, un furore violento; ma non m’importa, nulla m’interessa se non avvertire il trascorrere della giornata, sentirlo nel cuore, assecondarne le tinte scure. E io l’amo. Amo l’inverno come non mi era mai successo prima d’ora, come se si fosse svelato interamente, come se avesse gettato la sua maschera al momento giusto – sono io l’inverno, di gelo vestita.

Ricomincio a scrivere e ricomincio la mia vita.

Riflessioni d’inverno

Questa mattina, mentre camminavo lungo viale Veneto per tornare a casa, sono stata folgorata dalla bellezza dell’inverno. Nonostante i colori freddi, gli alberi scuri e il cielo tetro, ho avvertito un calore e un coinvolgimento emotivo nuovi. In un certo senso, è stato come scoprire questa stagione per la prima volta, sentirne tutto il fascino oscuro e non temerlo. Devo essere cambiata molto, profondamente.

Credo che ciascuno di noi dovrebbe dedicare un giorno intero all’inverno, senza pensare ad altro, senza perdersi in altro, lasciandosi ammaliare dal cielo livido, minaccioso, e poi scialbo, monotono, spento. E capirne il senso, tutto il suo valore, il mistero racchiuso nella sua lunga inquietudine.

Tutto è compiuto. Ciò che non si è realizzato non poteva realizzarsi, ciò che è finito doveva terminare. E la notte non è mai stata così bella.

Voglio l’inverno

Voglio l’inverno vero, l’inverno cupo e senza incertezze – chiudersi dentro, il freddo intollerabile e la lunga, lunghissima attesa. Voglio l’inverno e i giorni scuri, la meraviglia della nebbia al mattino – e uscire quando ancora fuori è notte e tutti sembrano dormire. Voglio l’inverno delle passeggiate solitarie, e le strade strette e le porte chiuse e nessuno alle finestre – e poi tornare a casa in fretta e pensare.

Voglio l’inverno severo ed esigente, quello dei colori freddi e del ghiaccio sul cuore.

Mentre l’anno se ne va

L’inverno è arrivato ad accompagnare l’anno che sta per lasciarci. I rami degli alberi sono spogli, senza alcuna protezione, immobili sotto il gelo, e i colori hanno perso le infinite sfumature della stagione precedente.

Non è più il tempo delle dolci, struggenti emozioni autunnali, delle nostalgie improvvise, delle incertezze che diventano poesie; ora tutto è compiuto, ogni cosa è al suo posto, nitida, ferma e decisa. È, questo, il periodo del rigore, dell’essenziale: pochi, cupi, freddi colori a circondare il nostro cammino.

L’anno volge al termine e, come sempre in questo periodo, ci avvolge un’atmosfera solenne, un silenzio che ci parla di attesa e di auspici e di sogni.

Ma occorre stare in silenzio, conservare gelosamente progetti e speranze, per evitare che sfumino, che si perdano fra chiacchiere e furori.

Bisogna fare come l’inverno: comprendere, tacere, osservare. E proteggersi, proteggersi sempre.

Natale 2022

Torno a scrivere sul blog dopo parecchi giorni di silenzio. Mi è dispiaciuto molto aver abbandonato la mia piccola creatura così, senza troppi riguardi; ma ho trascorso un periodo pieno di lavoro, di stress e di stanchezza, tanto da non riuscire a scrivere qualcosa di coerente o d’interessante – o semplicemente qualcosa, ecco.

Ma oggi, finalmente, sono qui, calma e serena. Nessuna fretta, nessuna corsa, nessuna incombenza a stravolgermi la giornata. Oggi posso ammirare le prime ombre che seguono il tramonto e gli alberi spogli del parco e l’inizio della nuova stagione. Soprattutto, oggi è la vigilia di Natale, la festa più affascinante dell’anno, la più invadente e colorata.

Ciascuno vive il Natale a proprio modo, con gioia o con fastidio, con indifferenza o con enorme partecipazione. Per chi ha fede è un momento magico, un’emozione intensa e vibrante, un periodo di grande felicità; per i non credenti, invece, Natale è altro, una tradizione da reinventare, una festa cui attribuire un senso nonostante tutto o soltanto un’occasione come un’altra per fare baldoria. Per me, è un periodo di pace e di raccoglimento, un bellissimo modo per cominciare l’inverno e un momento in cui recuperare il mio bambino interiore o, almeno, tracce di esso.

Auguri a tutte e a tutti. Che sia un Natale sereno, senza scosse, senza drammi o troppe sofferenze.

Tempo di febbraio

Dopo giorni di luce quasi frenetica, febbraio è tornato sui suoi passi. Venerdì è comparsa la nebbia e i rami degli alberi spogli hanno ritrovato un senso, un’appartenenza – l’inverno e il suo umore tetro:

La nebbia, i rami contorti e i cancelli regalano al parco un’atmosfera rarefatta – come passare altrove in un attimo e stupirsene e non volersene più andare:

Oggi, invece, il vento rende inquieta la giornata – un brivido improvviso, un’incertezza. Ma fuori, proprio sotto casa, s’intravede il rosa sugli alberi sfiniti:

Febbraio e l’inconsistenza

Succede così, a febbraio. Compaiono alcuni giorni luminosi, presagi della bella stagione – e il freddo si attenua un poco; ma gli scheletri degli alberi spogli, e il marrone cupo e il grigio come unici colori intorno, creano una dissonanza, una frattura. Così febbraio sprofonda nell’inconsistenza, non è inverno e non è primavera – senza carattere, senza identità.

Spero ancora in qualche mattina di nebbia fitta e forse persino nella neve.

Sabato pomeriggio, gennaio e passeggiata

Sono uscita in fretta, nel primo pomeriggio – il cielo terso a mitigare il freddo di gennaio, e la calma distratta di questa giornata lenta, che chiude il ciclo della settimana.

E sono arrivata qui, al parco di Villa Ombrosa, un lungo viale muto a guardarmi con benevolenza, nonostante gli alberi esausti e il dormire dei rami in attesa di tempi migliori:

Come per magia – che cosa buffa! – ho incontrato subito un piccolo felino, grigia e un po’ marrone e bianca la sua morbida pelliccia; ed è nato un bizzarro dialogo umangattesco, fatto di lunghi sguardi e goffi tentativi di contatto e diffidenza mista a curiosità – quel volersi sfiorare senza riuscirci del tutto:

Era vecchietta, la gattina, bellissima, col pelo un po’ arruffato dall’età e qualche piccolo problema a respirare. Una micetta di famiglia, si vedeva, anche se libera di divertirsi dentro al parco. L’ho lasciata accoccolare sul tavolo al sole, ché di afferrare qualche raggio di vita aveva un gran bisogno, e di nutrirsi di calore, quello che troppo spesso manca, a noi e a loro:

Poi mi ha guardato dolcissima e affettuosa, sebbene un po’ impaurita. L’ho vista strofinare il bel visetto sulla panca e fermarsi in un’attesa misteriosa:

Dopo si è acquattata come soltanto i gatti sanno fare, felice della mia presenza ma pronta a fuggire in fretta, al minimo scricchiolio di foglia morta. E allora l’ho lasciata in pace a sopportare l’inverno della vita, lei, la gatta, con i suoi segreti felini e quella calma quasi ultraterrena che di paradiso parla a tratti:

C’era persino un’atmosfera quasi dorata, come se gennaio non fosse tale, come se novembre fosse tornato entrando furtivo dal cancello aperto – voleva incontrarmi, desidero pensarlo:

Per un momento – quasi eterno, quel momento – sono diventata anch’io una gatta, ferma a lasciarmi accarezzare dal sole, immobile in quel piccolo angolo di alberi e di foglie secche. Finché ho capito che dovevo tornare, che da quei cancelli dovevo uscire, che la mia via era quella verso casa. E ho ripreso la strada, via Sanremo e poi via La Spezia, per arrivare dopo poco in un parco tutto differente, senza cancelli e senza reti – non ama nascondersi, lui, e del silenzio non sa che farsene:

Ed eccolo, il parco della Resistenza a gennaio, dominato dagli umori invernali. Se ripenso alla fine di ottobre, al rosso fuoco sui filari, alle foglie screziate di toni caldi e audaci, mi sento scossa, quasi tramortita. Ma questo è gennaio e va accettato tutto – persino capito, e in parte amato:

L’inverno racconta

Stamattina l’inverno ha tentato di regalarci la neve: alcuni fiocchi stanchi e dubbiosi, soltanto un’idea di neve, e poi il nulla, il nulla del cielo incolore. È rimasto lo sguardo gelido e intransigente di questo mese cupo, e l’inspiegabile bellezza degli alberi spogli.

È inconsueto, lo so, amare gli alberi in queste condizioni, gli alberi fragili e soli e circondati da tanta indifferenza; ma io ne colgo – non so come – lo stupore assorto, la profonda intelligenza, la misteriosa forza che a tutto sa resistere.

Non si dissolve mai, la vita, ma sempre ricomincia. E l’inverno questo ci racconta.