Voglio l’inverno

Voglio l’inverno vero, l’inverno cupo e senza incertezze – chiudersi dentro, il freddo intollerabile e la lunga, lunghissima attesa. Voglio l’inverno e i giorni scuri, la meraviglia della nebbia al mattino – e uscire quando ancora fuori è notte e tutti sembrano dormire. Voglio l’inverno delle passeggiate solitarie, e le strade strette e le porte chiuse e nessuno alle finestre – e poi tornare a casa in fretta e pensare.

Voglio l’inverno severo ed esigente, quello dei colori freddi e del ghiaccio sul cuore.

Mattina di novembre

Bologna, ore 8:30, via dei Mille:

Questa mattina, novembre ci accoglie tetro e insoddisfatto. Non è un mese fatto per viaggiare, muoversi, correre; novembre richiede pazienza, contemplazione, infiniti riguardi.

Bisognerebbe guardarlo con calma da una finestra chiusa, senza preoccuparsi di nulla. Ammirare gli alberi, le foglie, la nebbia e attendere il momento giusto per uscire, per comprendere, per sapere.

Ottobre nel cuore

Di mattina mi accompagna la nebbia, un velo ad accarezzare i pensieri, un abbraccio invisibile – ottobre sa essere lieve e dolce e cortese:

Il non detto, lo scrigno dei ricordi, perdersi per ritrovarsi, passeggiare per comprendere e sentire e tornare – là, dove sei rimasta, in attesa:

Ottobre è un enigma, quel tuo segreto scuro, il veleno che agisce lento – il destino all’angolo di una strada buia. Eppure – io lo so – non ho mai avvertito questo calore intenso.

Tempo di febbraio

Dopo giorni di luce quasi frenetica, febbraio è tornato sui suoi passi. Venerdì è comparsa la nebbia e i rami degli alberi spogli hanno ritrovato un senso, un’appartenenza – l’inverno e il suo umore tetro:

La nebbia, i rami contorti e i cancelli regalano al parco un’atmosfera rarefatta – come passare altrove in un attimo e stupirsene e non volersene più andare:

Oggi, invece, il vento rende inquieta la giornata – un brivido improvviso, un’incertezza. Ma fuori, proprio sotto casa, s’intravede il rosa sugli alberi sfiniti:

Febbraio e l’inconsistenza

Succede così, a febbraio. Compaiono alcuni giorni luminosi, presagi della bella stagione – e il freddo si attenua un poco; ma gli scheletri degli alberi spogli, e il marrone cupo e il grigio come unici colori intorno, creano una dissonanza, una frattura. Così febbraio sprofonda nell’inconsistenza, non è inverno e non è primavera – senza carattere, senza identità.

Spero ancora in qualche mattina di nebbia fitta e forse persino nella neve.

Passeggiata di fine anno

Ieri, nel tardo pomeriggio, mi sono lasciata sedurre dalla nebbia. Mentre il giorno si ritraeva in silenzio, sono andata incontro all’oscurità per salutare l’anno in procinto di dissolversi. La meta è stata il centro storico, perché desideravo vedere la cattedrale romanica avvolta dal velo della nebbia:

In questo periodo festivo, in Piazza Grande c’è un’installazione che proietta sulla cattedrale alcuni giochi di luci colorate. Ieri eravamo in tanti di fronte a questo spettacolo, nonostante il freddo invernale:

A un certo punto le luci sono diventate verdi e arancioni:

Poi sono comparse altre sfumature:

D’improvviso sono apparse immagini di statue:

E infine un trionfo di vivaci colori a fendere l’oscurità:

Sempre in centro storico, in piazza San Francesco, c’è un albero natalizio insolito. Chi non ha più vent’anni ricorda senz’altro quei deliziosi quadretti lavorati all’uncinetto con cui le nostre nonne facevano coperte e molto altro: sono le piastrelle “granny”, spesso elaborate con gli avanzi dei gomitoli di lana. L’albero della foto qui sotto è formato proprio da piastrelline all’uncinetto:

Tutti questi colori ci aiutano a tollerare l’aspra severità dell’inverno, a sfidare le sue tinte gelide e cupe, insegnandoci così l’importanza di reagire di fronte alla notte, al declino, alla sofferenza.

Intanto auguri, auguri per un 2022 sereno. Soprattutto, auguri per un anno nuovo senza troppi guai all’orizzonte. Un anno un po’ benigno, ecco, perché di questo abbiamo bisogno. 🙂

Una passeggiata a novembre

Passeggiare nel primo pomeriggio di una domenica nebbiosa significa incontrare la quiete assoluta. Ho approfittato di questa giornata di festa per abbracciare novembre in alcune delle strade più belle del quartiere Sant’Agnese vecchia. Ho già mostrato alcuni angoli di questo quartiere la scorsa estate, quando il sole brillava di entusiasmo; adesso, con i colori autunnali, l’atmosfera è cambiata, densa di malinconia, struggente e bellissima.

Finora non ho mai pubblicato le foto di viale Medaglie d’Oro, che è un punto di riferimento di primaria importanza per Sant’Agnese. Il viale collega piazza Manzoni, dove si trova la cosiddetta stazione piccola, e viale Muratori, a ridosso del centro storico. Viale Medaglie d’Oro nacque come strada signorile ed è rimasta tale, nonostante, a quanto sembra, qualche segnale di decadenza. Il suo grande difetto risiede nel traffico insostenibile, che rende molto difficile l’attraversamento dei pedoni; inoltre il viale è caratterizzato da un’alta densità abitativa:

Qui viale Medaglie d’Oro verso la già citata stazione piccola, dove passano i treni che collegano Modena a Sassuolo. La stazione è l’edificio in lontananza, offuscato dalla nebbia:

Qui, invece, il viale in direzione del centro storico:

Via Vedriani è splendida e silenziosa:

Via Bellinzona, che fotografo ora per la prima volta, è una delle strade più famose del quartiere Sant’Agnese, ma appare in affanno perché i segnali di decadenza sono evidenti: alcuni palazzi sono poco curati e la via non è pulitissima. Qui si trovano anche un discount e alcuni negozi cinesi:

Lasciando via Bellinzona e attraversando via Vignolese, si arriva in via Valdrighi, un concentrato di ville e di palazzi di pregio. A sinistra si apre piazzale Riccò, dove sorge la chiesa di Sant’Agnese:

Ed ecco villa Torti, all’angolo con viale Moreali, abbandonata, in disfacimento e a volte vittima di sciacallaggi. Ho pubblicato qualche foto anche lo scorso settembre, ma adesso, con l’atmosfera novembrina, la villa è bellissima nonostante il suo sfacelo senza speranza:

Viale Moreali è uno splendore di ville che si susseguono l’una dopo l’altra, ma lo riprendo solo nell’insieme:

Passo in via Malmusi, elegante e assorta nel grigio di novembre:

Via Malmusi ospitava il più bel cinema di Modena, l’Olympia, una sala davvero elegantissima. Purtroppo il cinema è chiuso da molti anni ed è in rovina:

Di fronte al cinema ho scoperto una villa abbandonata:

Via Malmusi sfocia in viale Trento e Trieste, a ridosso del centro storico:

Attraversato il viale, via Malmusi riprende vita e mostra qualche sua piccola miseria:

Volto le spalle alla spazzatura per immergermi nell’atmosfera della strada, qui ormai alla fine:

Via Malmusi s’incontra con via Andreoli, una delle più belle strade di Sant’Agnese vecchia, a due passi dal centro storico. C’è da dire che, nonostante la via sia tra le più nobili della città, la situazione accanto ai cassonetti non sembra un perfetto modello di decoro:

Proseguiamo lungo la via:

Via Andreoli si dissolve in via Contri:

Qui sorge una delle più belle ville del quartiere:

Tracce di novembre in città e in campagna

Il primo giorno di novembre ci ha regalato nebbia e oscurità, come a voler suggerire che la stagione sta entrando nella sua fase intensamente malinconica e misteriosa: è l’autunno profondo, l’autunno che non dissimula i suoi tormenti interiori. Ho approfittato del giorno festivo per camminare fino in campagna, in località Saliceta san Giuliano, arrivando fino alla piccola chiesa del borgo. Il percorso è stato lungo, ma ne è valsa la pena perché il foliage è ora nel suo massimo splendore.

Per arrivare a Saliceta ho attraversato una parte del parco Amendola sud, che frequento raramente perché non mi piace molto; stamattina, però, era incantevole grazie all’atmosfera brumosa e al giallo delle foglie. Ho compreso subito che sarebbe stato opportuno fissare certi contrasti cromatici prima che fosse troppo tardi:

Ed eccomi verso Saliceta, dopo aver percorso via Panni. La campagna è piatta e monotona:

Qui sono accanto alla chiesa. Si avverte il distacco dal paesaggio urbano:

La chiesa è molto piccola e semplice. Non sono entrata perché c’era una funzione religiosa e si sentiva cantare: non mi sembrava il caso d’introdurmi e mettermi a fotografare. A causa del fitto passaggio di automobili lungo la stradina davanti alla chiesa, non ho potuto fotografare ogni angolo né riprendere tutto l’edificio – farmi ammazzare per scattare foto no, non se ne parla proprio. Perciò bisogna accontentarsi di queste due immagini:

Ville abbandonate

Ne ho già accennato. Sant’Agnese vecchia è un quartiere signorile contiguo al centro storico e al Buon Pastore. Ospita le più belle ville della città, spesso in stile liberty, e palazzi di notevole pregio. Alcune vie sono un susseguirsi ininterrotto di splendide case: via Vedriani, via Prampolini, via Valdrighi, via Savelli, viale Moreali, via Andreoli, via Contri, viale Nicola Fabrizi e altre strade ancora.

Nonostante ciò, compaiono anche segni di degrado sparsi qua e là, pochi ma molto appariscenti, soprattutto perché lo splendore dell’insieme fa risaltare la triste decadenza di alcuni angoli. Ogni tanto s’incontrano persino palazzine con gli scuri delle finestre quasi a pezzi, e ci si chiede come possano resistere in mezzo a tanto lusso.

Oggi, però, mi concentro soltanto su due bellissime ville abbandonate, due gioielli lasciati a se stessi, addormentati dentro giardini incolti. Qui sotto la casa è in via Prampolini:

In via Valdrighi all’angolo con viale Moreali, ecco una villa in cui i segni dell’abbandono e dell’incuria sono molto più evidenti:

E sì, queste foto si addicono all’autunno, perché l’autunno è anche declino, nostalgia, abbandono. Perciò immagino questa villa in sfacelo avvolta dalla nebbia di novembre, in una mattina tetra e silenziosa. Credo che le donerebbe, la nebbia fitta, un po’ come certi abiti dai toni cupi e smorzati si addicono ad alcune persone, rendendole uniche, figure antiche precipitate in questo mondo per ragioni in apparenza incomprensibili.

Nebbia a fine aprile

Questa mattina, aprendo le finestre, ho trovato la nebbia, una nebbia fitta, densa, una nebbia autunnale alla fine di aprile. Soltanto gli alberi verdi mi hanno ricordato che siamo in primavera.

La sorpresa è stata grande, perché non ho mai visto una nebbia simile in questo periodo dell’anno; però ne sono stata lieta, quasi fosse un regalo, un dono indecifrabile, l’ultimo atto di un aprile splendido nelle sue tante, delicate screziature.

Adesso il sole sta trionfando, sta imponendo le sue ragioni, mentre io avverto una fitta al cuore nel pensare che aprile se ne sta andando, e che per lunghi mesi dovrò rinunciare alla sua gioia infantile e alle sue commoventi tenerezze.