Maestre di vita e di saggezza: le quattro stagioni

Primavera: inizio, entusiasmo, semplicità

La primavera è il principio, il necessario inizio, perché – si sa – tutto comincia. E l’inizio reca con sé grande entusiasmo, un’energia istintiva, scomposta, primordiale. La primavera è un camminare incerto fra timori e curiosità, fra ansie e presunzioni, fra osare e trattenersi – e andare avanti e tornare bruscamente indietro e piegarsi sotto il peso dell’inesperienza. Ne sono prova le giornate miti e serene che d’improvviso si fanno cupe, dense di umori altalenanti; e il sole alto che si ritrae di colpo a causa della pioggia, e il caldo e il freddo che si rincorrono senza posa, senza direzione – come a non sapere, come a non capire.

La primavera c’insegna il valore della semplicità, rappresentato dai suoi fiori di campo, bellissimi, fragili e modesti, e dai suoi colori freschi, vivi, sensuali e ingenui. Basta poco per essere felici: il cielo sereno, un bel campo verde, un albero rigoglioso, le margherite, il dolce ritmo della pioggia sui tetti. Non occorre affannarsi a cercare lontano: la meraviglia è tutta lì, davanti ai nostri occhi.

Estate: superficialità, spensieratezza, eccesso

L’estate è un desiderio profondo, un’ansia cui non si sfugge, l’intensa, spudorata voglia di abbracciare il mondo senza riserve, di divertirsi, di tralasciare imposizioni e doveri. L’estate è il giorno che vince sulla notte, il vivere randagio a scapito della permanenza, l’insofferenza alle regole, lo scherzo e la follia di una serata magica. L’estate è sete di vita, calore intenso e disperato, passioni che bruciano fino a consumarci – e la presunzione di sentirsi immortali, il bisogno di esagerare, di assecondare i propri egoismi. L’estate è ostentazione, vacanza, superficialità, disimpegno, incostanza.

L’estate c’insegna il valore del mondo esterno e della fisicità: nella nostra vita, arriva il momento in cui bisogna uscire nel mondo, osare, scontrarsi con esso, fare qualche follia, scottarsi. E non pensare troppo.

Autunno: introspezione, mistero, complessità

Ormai il mondo si è svelato, con le sue luci abbaglianti e le sue pochezze. Così, l’estate si ritrae e il suo fuoco è destinato a spegnersi adagio, giorno dopo giorno. La superficialità e gli ardori momentanei tendono a dissolversi per lasciare spazio alla riflessione lenta, pacata ma decisiva. L’autunno è ripiegarsi per capire, chiedere spiegazioni, cominciare a distinguere sfumature e differenze. È il piacere intenso dell’introspezione calma, malinconica, senza asprezze, senza severità: l’autunno è uno stile di vita, l’eleganza dell’anima che finalmente sa, che finalmente intuisce, ma soffre in silenzio e gioisce senza clamori.

L’autunno è il senso profondo del mistero che ci avvolge, la vita legata alla morte, la consapevolezza che non è tutto soltanto qui e ora, che forse c’è altro, qualcosa che ignoriamo, qualcosa a cui torneremo. Il momento è solenne: adesso cominciamo a chiudere alcune porte e ad apprezzare le ombre, la nebbia, le assenze, le infinite distanze.

L’autunno c’insegna il valore della complessità. Dopo l’ebbrezza del mondo esterno, è indispensabile rientrare in se stessi e soffermarsi a capire senza stancarsi, adagio, ma andando fino in fondo, passo dopo passo.

Inverno: severità, rigore, autosufficienza

Con l’inverno tutto è ormai compiuto: l’introspezione dell’autunno ha dato i suoi frutti, la comprensione è definitiva, le incertezze, le sfumature, i dubbi sono scomparsi. Il freddo è molto intenso, i giorni sono scuri e amari: è il momento di difendersi, di salvarsi a qualsiasi costo. L’inverno è rigore, severità, giudizio tagliente e senza appello, decisione irrevocabile. Non si può più procrastinare. È il momento di bastare a sé stessi, di affilare le proprie armi, d’inventare strategie per uscire indenni da questa battaglia.

Bisogna liberarsi di tutto ciò che è inutile, bisogna fare pulizia e conservare solo l’essenziale, per camminare senza fardelli. Tutto è chiaro e affilato come una lama lucente, bellissima e crudele, una lama che ci chiede di tagliare, tagliare subito e senza indugio. Ora le porte sono davvero tutte chiuse, sbarrate, e guai a chi si avvicina – sia maledetto per l’eternità chi tenta di molestarci.

L’inverno c’insegna il valore dell’autosufficienza, che è la condizione indispensabile per vivere bene, senza farsi troppo male, per essere sereni a dispetto di tutto. E perché soltanto così tornerà la primavera.