Abiti nuovi per il blog

E così, oggi, ho cambiato gli abiti al blog, che è diventato estivo: segue le stagioni, lui, e deve adeguarsi al clima e all’atmosfera di questa parte dell’anno. Via le vecchie immagini primaverili e spazio a nuovi colori e ad altri paesaggi.

Modificare la grafica del blog mi emoziona sempre, perché è segno di un cambiamento, di una nuova stagione, di una fase diversa accompagnata da mille incognite e infinite aspettative.

Il bisogno di scandire il tempo risponde alla necessità di dominarlo e di conferirgli un senso. E, per un blog dedicato al ripetersi delle stagioni, scandire il tempo diventa un fatto urgente, una necessità e un divertimento.

Proprio come l’eterno ciclo delle stagioni, anch’io, a ogni passaggio, mi ripeto e scrivo un post dedicato a ciò che mi aspetto, a quello che desidero per i prossimi tre mesi. Ecco, questo post sta per arrivare, perché non amo perdere le buone abitudini.

Intanto, buona estate a chiunque passi da queste parti.

Eccomi

Ho lasciato trascorrere il tempo, ho lasciato che agosto percorresse da solo parte della sua strada. E lo so che un blog abbandonato, sia pure per poco, perde fascino e lettori; ma una breve pausa estiva è necessaria, se non altro per ricominciare con entusiasmo.

Si riparte. E sarà bello assistere al declino dell’estate, al volgere delle stagioni, al tempo che non vuole saperne di fermarsi.

Ricomincio

Sono stata assente a lungo, addirittura per dodici giorni. Una pausa dovuta, necessaria – un po’ d’ossigeno e tanti pensieri.

Una pausa, dicevo. Una pausa cui hanno contribuito vari fattori, tra cui l’eccesso di idee: avrei voluto scrivere a proposito di tanti argomenti e, proprio per questo, mi sono fermata. E poi avevo bisogno di una breve vacanza.

Adesso ricomincio, come se niente fosse.

Un pensiero

Un blog come questo, piccino e casalingo, disperso nell’immenso oceano di internet, ha un suo scopo, anch’esso molto modesto: dispensare un po’ di bellezza, declinata in tante forme. Bei colori, bei paesaggi, armonie di parole e di pensieri. Questo perché, ogni giorno, siamo soffocati da bruttezze di ogni tipo e volgarità e insipienza.

Dopo una settimana piena d’impegni, che purtroppo mi hanno tenuta lontana da questo blog, ricomincio a scrivere così, affermando il nostro bisogno di bellezza, di serenità, di dolcezza.

Sono quindici anni

Sono appena entrata nel blog e ho trovato gli auguri da parte di WordPress: Oltre il cancello, infatti, nacque esattamente quindici anni fa, il 12 gennaio 2007. All’epoca ne avevo un altro, di blog, e questo rappresentava soltanto uno svago fatto di estrema leggerezza, di pensieri semplici e quasi inconsistenti – un po’ come sedersi in un salotto e dire le prime cose che capitano, senza porsi problemi di profondità, quasi senza riflessione.

Ma poi Oltre il cancello è cresciuto ed è rimasto aperto e ha assunto toni e colori propri, una sua fisionomia, un suo spessore, tanto che a volte mi sembra che abbia una vita tutta sua, fatta di ore e di giornate particolari, e che mi aspetti quando sono immersa in altre faccende. Ogni tanto mi sembra addirittura che questo blog mi chiami o che mi rimproveri per qualche breve assenza. Ormai non oso neppure pensare di chiuderlo, perché mi sentirei in colpa – ma di fronte a lui, di fronte al blog che ormai è una creatura vivente a tutti gli effetti.

Non amo molto i compleanni, gli anniversari e le celebrazioni. Solo che quindici anni sono tanti, per un piccolo blog come questo, e allora qualcosa dovevo scrivere.

La neve, dicembre e il blog

Questa mattina mi sono svegliata così, con la neve a fare compagnia agli alberi del parco sotto casa, alberi che si stanno lentamente trasformando in scheletri, perché l’inverno è qui, a combattere ferocemente contro le ultime, eroiche forze dell’autunno che muore. Sto ripensando alle magnifiche giornate di ottobre, luminose e dolci, e al fatto che si sono dissolte troppo in fretta. Pazienza. Bisogna abituarsi al nuovo, al mutamento incessante, al costante divenire che in ogni momento accompagna il nostro passaggio in questo mondo tanto imperfetto.

Avrei voluto aspettare un po’ prima di modificare la grafica del blog, ma l’arrivo della neve e del gelo mi ha convinta a cambiare gli abiti a questo piccolo spazio. Ed ecco qui allora gli addobbi natalizi a rallegrare i post, perché il blog desidera vestirsi a festa e accogliere lettori e lettrici al meglio. Anche questo è un modo per affrontare la nuova stagione: opporre tanti colori caldi alla sua crudele severità. Perché la verità, per quanto banale e modesta, è una soltanto: il mondo non cambia e tocca a noi dover cambiare, doverci reinventare, dover creare le condizioni di possibilità della nostra esistenza. Anche nella freddissima oscurità invernale.

Che sia un bel dicembre per tutte e per tutti. 🙂

L’estate adesso

Oggi ho cambiato la veste grafica del blog perché comincia l’estate meteorologica; per quella astronomica, invece, dobbiamo aspettare il prossimo 20 giugno. La giornata è calma e serena, e il vento leggero è soltanto un’increspatura senza importanza, un vezzo della primavera che sta per dissolversi nella nuova stagione.

Questi passaggi, questo mutare continuo, questo adattarsi – e il non potersi fermare, e il non poter rifiutare il divenire: quante catene, quante prigioni, quante stanze chiuse a chiave, quanti sforzi. Perché il trascorrere delle stagioni è faticoso – come portare un fardello e non sapersene disfare.

Blog e categorie

Probabilmente quasi nessuno se ne sarà accorto, ma, alcuni mesi fa, ho inaugurato una nuova categoria del blog: chiacchiere da salotto. In apparenza può sembrare inutile, dato che esiste da anni la categoria frivolezze, trastulli e amenità; tuttavia, la distinzione fra le due categorie esiste, sebbene sottile. Le chiacchiere da salotto sono discorsi spensierati su argomenti poco impegnativi, spesso riguardanti i ritmi della vita quotidiana, discorsi leggeri fatti in confidenza, proprio come avverrebbe in un salotto fra amici; frivolezze, trastulli e amenità, invece, raccoglie i post più ironici, scherzosi e folli che io possa concepire.

Lo so, qualcuno potrebbe pensare: e quindi? Ci scrivi pure un post, su ‘ste cose? Be’, sì, lo scrivo apposta pur di inserirlo nella categoria delle chiacchiere da salotto. Ma lo scrivo anche per ricordare che le categorie, nei blog, sono importanti; non sono mere etichette aggiunte a caso tanto per pubblicare qualcosa, ma sono chiavi indispensabili per la corretta comprensione dei post e del blog tutt’intero. In un’epoca di social e di chiacchiere da bar a profusione, certe puntualizzazioni diventano ancora più pressanti, quasi urgenti. Perché un blog, anche quando si prefigge lo scopo d’intrattenere e di regalare un po’ di sogni, è una cosa seria. Una cosa piccola, sia chiaro; ma con un significato, ecco.

Io resto a casa (nonostante l’umarell trasgressore)

Questo post nasce da un’iniziativa presa insieme all’amico Toni, autore del blog City lights, e a Ehypenny, autrice del blog Il mondo delle parole. Abbiamo pensato di invitare chiunque lo vor a scrivere qualcosa sull’importanza di stare in casa in questo momento particolare della nostra vita: occorre elaborare un post sull’argomento, utilizzando l’immagine qui allegata. Potete ovviamente creare il vostro post quando volete e nel modo che preferite: basta anche soltanto un pensiero sintetico, o una citazione celebre o una semplice frase. 

Sotto casa mia, come sa chi mi segue da tempo, c’è un piccolo parco che collega due strade. Per fortuna è un luogo tranquillo, percorso sempre da poche persone e spesso vuoto o quasi, soprattutto perché è abbastanza isolato e perché, in questo quartiere, vi sono altri parchi molto più grandi.

A causa delle disposizioni  emanate per fronteggiare la pandemia che ci è piombata addosso, il grazioso parchetto è stato chiuso attraverso delle semplici strisce di delimitazione. Ebbene, questa mattina, guardando fuori dalla finestra della sala, ho visto un umarell in bicicletta che, con serena disinvoltura e senza scomporsi, ha alzato la striscia ed è uscito sulla strada, ovviamente dopo aver percorso tutto il parco. Sono rimasta stupita, perché non mi sarei mai aspettata nulla di simile da parte di un tranquillo, flemmatico umarell. Insomma, mai avrei immaginato che potesse esistere un innocuo umarell  bici munito in vena di trasgressioni; eppure è accaduto, e quindi devo rivedere le mie ingenue idee in proposito.

La storia è vera, non ho inventato nulla, e certamente può strappare più di un sorriso. Ma io l’ho scritta per ricordare, una volta di più, la necessità di stare in casa, se non si hanno questioni urgenti o importanti da portare a termine. In fondo, come ho scritto altrove, restare a casa significa avere la fortuna di non trovarsi in un ospedale, di poter fare tutto ciò che si desidera e di poter immaginare il proprio futuro, magari anche preparandolo concretamente.

Aggiornamento 24/3/2020: e proprio un minuto fa, ho visto una ragazza alzare con tranquilla fermezza la striscia di delimitazione del parco per poi uscire sulla strada: evidentemente l’ha percorso tutto, il nostro benedetto parco, e con sé aveva anche un cane. Stupore.

Il quaderno delle idee

 

Ho un bel quaderno, uno di quei quaderni con la copertina colorata e romantica, tutta a fiori, uno di quei quaderni un po’ fuori moda, che forse non interessano a nessuno. Le pagine sono celesti e di carta riciclata, né a righe né a quadretti. L’ho chiamato il quaderno delle idee, perché vi annoto tutte le suggestioni che attraversano la mia mente in fretta, rapide ospiti destinate a dileguarsi in pochi secondi. Sono gli appunti per elaborare i post del blog, brevi frasi che risalgono improvvise da profondità insondabili, dall’inconscio, dall’io, dallo spirito – chiamatelo come volete, perché non importa: quello è.

Brevi frasi, dicevo. Arrivano mentre cammino lungo una strada stretta, mentre guardo in lontananza nelle sere di nebbia fitta, mentre compio un gesto banale, anonimo, senza alcuna rilevanza. E siccome giungono inattese, hanno la consistenza di veli trasparenti, destinati a lacerarsi subito, in un battito di ciglia. Così afferro il mio quaderno e scrivo di getto, anche soltanto poche parole, e poi lo metto da parte perché so che lui, quelle parole, le custodisce gelosamente.

No, col computer non sarebbe la stessa cosa e neppure con qualche altro dispositivo. Conservo ancora un approccio tutto fisico alla scrittura, quel desiderio impetuoso di abbassare il volto e tuffarlo sulle pagine e abbracciare il quaderno tutt’intero, come se fosse un essere vivente – il più caro, l’amore più grande. Appartengo a un’altra epoca, lo so, comincio già a essere fuori moda, comincio già a essere un po’ fuori da questo mondo. Ma io lo amo, il mio quaderno delle idee, e ne sono persino fiera. È il mio ponte col passato, ciò che ero e che sono rimasta, la continuità che resiste nonostante l’inarrestabile fuga del tempo.

Sul quaderno scrivo anche le liste di libri che leggo. Le scrivo con diligenza, quasi fosse un impegno sacro, e non potrei mai farlo su word, non potrei riuscirci – ho tentato ma fallito. Sono fuori moda, lo so, un po’ all’antica. Ma è così – e altro non riesco a fare.