Desideri di primavera

Uh, come mi sento frizzantina! Sono consumata dal desiderio di uscire, passeggiare e fare la monella, come se avessi ancora quindici anni. È la primavera, lo so: alzarsi col sole la mattina, i pomeriggi che si allungano, le prime fioriture, i pensieri che vagano lontano. Anche sotto casa mia il paesaggio sta cambiando:

E che sforzo fermarsi, ricomporsi, comportarsi da persona adulta, fingere di non vedere e di non ricordare. Ma io le rievoco tutte, quelle primavere, perché sono rimaste dentro di me, a comporre il mosaico dei miei anni, del mio cammino – e nessuno mai potrà strapparmele.

Voglio la primavera colorata d’azzurro e di viola, quella che non sai mai se è un regalo o una dannazione, se ti abbraccerà col suo calore o ti respingerà d’improvviso – a lasciarti precipitare nella notte dei pensieri cupi. Voglio la primavera dei pomeriggi nel verde, a raccontare storie e a parlare di nulla, a intrecciare sogni e a ridere di niente, come se il domani dovesse recare chissà quale consolazione – e tu e io, e i nostri capelli neri al vento e quella passione che ci ha devastati.

Ma poi no, voglio il presente. Voglio la primavera dei sentimenti quieti, del disincanto, voglio la primavera a tinte pastello – e la calma che segue la tempesta. Voglio proseguire lungo un sentiero di alberi e di ombre, senza fantasmi a corrermi accanto.

Questo splendore

La primavera è radiosa persino quando il cielo diventa di grigioazzurro tutto scuro, perché non è questo il tempo della fine, dello smorzarsi lento, ma siamo soltanto all’inizio, e il vento furioso e la pioggia e i nostri pensieri cupi nulla possono – e nulla sanno.

Dobbiamo arrenderci a questo splendore e tornare adolescenti, dobbiamo sentire che il temporale è un momento, il passaggio di un’ombra destinata a svanire in fretta – il sole sarà qui a breve, che tu lo voglia o meno.

Un pensiero

Un blog come questo, piccino e casalingo, disperso nell’immenso oceano di internet, ha un suo scopo, anch’esso molto modesto: dispensare un po’ di bellezza, declinata in tante forme. Bei colori, bei paesaggi, armonie di parole e di pensieri. Questo perché, ogni giorno, siamo soffocati da bruttezze di ogni tipo e volgarità e insipienza.

Dopo una settimana piena d’impegni, che purtroppo mi hanno tenuta lontana da questo blog, ricomincio a scrivere così, affermando il nostro bisogno di bellezza, di serenità, di dolcezza.

E desiderare

C’è quel sole pallidissimo, forse soltanto un’idea di sole, una pennellata lieve e incerta; e poi c’è il fango e quel sentiero duro, tutto crepe e dossi – ostile.

Non si comprende dove vada l’inverno, quale sia il suo percorso, pochi passi rapidi a fuggire via persino dai pensieri. E desiderare che non finisca, che ci sia ancora posto accanto alla finestra, nel salotto buono che accoglie tutta la nostra stanchezza – e fuori, che resti fuori l’indifferenza.

Brevissimo intermezzo

L’ultimo  post  che  ho  scritto  risale  alla  scorsa  domenica. Ma  il  mio  silenzio  di  questi  ultimi  giorni  non  è  tanto  dovuto  all’assenza  di  tempo, quanto  piuttosto  all’emergere  di  molti  pensieri, di  un  flusso  continuo  di  riflessioni, immagini, suggestioni  che  non  ho  voluto  trasferire  per  iscritto. In  sintesi, capita  che, quando  si  ha  troppo  da  dire, si  scelga  di  tacere.

In  attesa  della  nuova  settimana  che  sta  per  cominciare  e  che  mi  vedrà  all’opera  anche  su  questo  blog, auguro  a  tutti  una  buona  domenica.

 

Scorrono le ore

primavera 2

Misterioso  grigio  perla,  mentre  il  pomeriggio  corre  lento  verso  la  sera. Quasi  taglienti, nella  loro  limpidezza, certi  pensieri, certi  volti, certi  non-detti. Il  mosaico  è  quasi  terminato: ogni  colore, ogni  frase, ogni  suggestione  ha  trovato  il  suo  posto. Eppure  è  maggio, eppure  è  primavera, eppure  bisogna  sorridere. Scorrono  le  ore  e  tutto  muta  e  tutto  resta  uguale.

Passaggio d’aprile

primavera  corrado  ferrari

L’atmosfera  è  di  una  bellezza  quasi  lancinante. È  il  tipico,  tardo  pomeriggio  di  aprile; è  il  momento, lento  e  misterioso, del  passaggio  verso  la  sera. Ed  è  una  di  quelle  giornate  che  rappresentano  al  meglio  la  primavera, con  i  suoi  toni  delicatamente  ambigui, sfumati  oltre  ogni  possibile  immaginazione: nonostante  il  sereno, infatti, si  percepisce, con  l’avanzare  delle  ombre, un  mutamento, un’incrinatura, un  malumore  lievissimo. Si  comprende  che  forse  arriverà  la  pioggia, magari  domani  o  un  altro  giorno  ancora; ma, a  confonderci, è  la  compostezza  che  accompagna  questo  sfiorire, come  un  velo  impalpabile  che  cala  adagio  e  accarezza  il  mondo  intorno  senza  coprirlo.

Non  è  l’estenuante, enigmatico, stanco  morire  dell’autunno; è  la  pausa  dopo  lo  splendore  di  una  rinascita  colma  d’ingenua  vivacità. È  un  intervallo   necessario  ma  non  per  questo  privo  di  senso: in  fondo, è  un  invito  a  fermarsi  restando  sereni  e  raccogliendo  i  propri  pensieri. Ma  aprile  non  pretende  la  profondità  che  richiede  ottobre; la  sua  ambiguità  conserva  sempre  un  tono  lieve, una  grazia  un  po’  immatura  che  non  rinnega  mai  spensieratezza  e  fantasie  bizzarre. Allora,  ci  si  sente  sospesi  ma  non  troppo, calmi  anche  se  concentrati, seri  ma  non  severi.

 

(La  foto  è  di  Corrado  Ferrari  ed  è  tratta  da  qui)

 

Gioia d’inverno

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Sono  scivolata  con  soddisfazione  nell’atmosfera  invernale, abituandomi  alle  mattine  gelide  e  alla  necessità  di  ripararsi  il  più  possibile. Sono  giorni  intensi, questi, giorni  di  frenetiche  attività  e  d’infiniti  pensieri. Sono  i  giorni  della  devastante  bellezza  invernale, una  bellezza  che  inquieta  e   stordisce  ma, nel  contempo, regala  l’intensa  gioia  legata  alla  ricerca  dell’intimità, delle  stanze  chiuse, del  calore. Si  agisce, si  riflette, si  conosce, si  comprende, si  guarda  indietro  e  si  passa  anche  oltre. Soprattutto, si  attendono  altri  doni: i  doni  dell’inverno, talvolta  ammantati  di  splendore  puro  e  senza  screziature.

Il giardino

in  giardino

Poi  c’è  il  giardino. Raccolto, quasi  dimenticato, in  silenziosa  attesa. Il  giardino  dei  pensieri  che  non  troveranno  mai  voce, dei  segreti  che   resteranno  tali, dei  sogni  che  nessuno  ha  intenzione  di  ascoltare. Il  giardino  entro  cui  trovare  pace, il  giardino  che  custodisce  ogni  parola, il  giardino  che  non  tradisce. E  non  importa  la  stagione: che  sia  autunno  o  primavera, inverno  oppure  estate, il  giardino  resta  lì, muto  e  costante, disponibile  e  comprensivo  anche  quando  è  spoglio,  sferzato  dal  vento  gelido  o  ricoperto  di  candida  neve. Approdo  sicuro  dopo  troppe  fatiche, incantesimo  dorato  in  un  mondo  privo  di  magie.

(Il  dipinto  nell’immagine  è  In  giardino, di  Plinio  Nomellini)

La vita che chiama

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Il  tempo  passa  in  fretta  e  una  pausa  di  dieci  giorni  sembra  soltanto  un  frammento  rubato  all’infinito. Talvolta  non   scrivo  non  per  mancanza  d’argomenti, ma, al  contrario,  per  sovrabbondanza  d’idee  e  pensieri,  o  per  un  eccesso  di  pudore  e   discrezione; poi  ci  sono  anche  quei  momenti  molto  bizzarri  in  cui  si  è  afferrati  da  un  certo  non-so-che  paralizzante. Forse  indecifrabile, forse  no.

Sono  meravigliose  giornate  di  primavera, queste; sono  giornate  di  una  mitezza  che  scalda  il  cuore, che  induce  a  pensieri  dolci, che  fa  emergere,  dalle  profondità  oscure  dell’anima,  infantili  desideri  di  corse  all’aria  aperta, di  risate  scomposte  nei  prati  colmi  di  vita, di  emozioni  nuove. Con  la  primavera, l’adolescente  che  si  cela  in  ciascuno  di  noi  alza  la  voce, chiede  di  essere  ascoltato, s’impone  con  ingenua  prepotenza  senza   ammettere  rifiuti. Spesso  madamigella  Saggezza  interviene  per  farlo  tacere, per  ricondurlo  con  fermezza  al  suo  posto, là,  nell’oscurità  di  quelle  memorie  cui  non  si  vorrebbe  attingere; ma  l’adolescente, si  sa, non   obbedisce, si  ribella, s’indispettisce, non  tollera  freni. Così,  madamigella  Saggezza  non  ne  esce  sempre  vincente: talvolta  deve  cedere  e  lo  sfrenato  adolescente  si  scatena.

In  fondo  è  giusto  così. Quando  la  vita  chiama  bisogna  rispondere, e  la  primavera  è  una  formidabile  amica  che  ci  risveglia,  facendoci  riscoprire  forze  ed  energie  sopite.