Mentre l’anno se ne va

L’inverno è arrivato ad accompagnare l’anno che sta per lasciarci. I rami degli alberi sono spogli, senza alcuna protezione, immobili sotto il gelo, e i colori hanno perso le infinite sfumature della stagione precedente.

Non è più il tempo delle dolci, struggenti emozioni autunnali, delle nostalgie improvvise, delle incertezze che diventano poesie; ora tutto è compiuto, ogni cosa è al suo posto, nitida, ferma e decisa. È, questo, il periodo del rigore, dell’essenziale: pochi, cupi, freddi colori a circondare il nostro cammino.

L’anno volge al termine e, come sempre in questo periodo, ci avvolge un’atmosfera solenne, un silenzio che ci parla di attesa e di auspici e di sogni.

Ma occorre stare in silenzio, conservare gelosamente progetti e speranze, per evitare che sfumino, che si perdano fra chiacchiere e furori.

Bisogna fare come l’inverno: comprendere, tacere, osservare. E proteggersi, proteggersi sempre.

Furono interi pomeriggi

La bellezza autunnale, delicata e ricca di screziature, può essere colta soltanto con calma attraverso un procedere lento. La frenesia della vita quotidiana, fatta di corse verso il nulla, sembra fatta apposta per sottrarci alla poesia di questa stagione.

D’autunno, bisogna passeggiare adagio per cogliere colori e sfumature, profumi e atmosfere – atmosfere dense di memorie e di segreti e di non detti.

L’autunno ha la bellezza lancinante di una villa abbandonata, che si staglia, magnifica e solitaria, sotto un cielo distratto, cui nulla importa del suo destino.

Ma, ogni tanto, passa qualcuno, una persona diversa dalla media, una persona capace di scorgere l’invisibile e certe strane connessioni – e gli angoli, le foglie nascoste sotto i rami spezzati, la terra marrone bagnata di nebbia.

Furono interi pomeriggi – li ricordo ancora – ad ascoltare il vento di novembre fra le persiane chiuse, e la strada muta a non volerci abbandonare.

Buon inizio d’autunno

Quest’anno l’autunno astronomico comincerà il 23 settembre alle ore 3.04 italiane, ma la prima, grave rottura dell’estate si è già verificata, per cui la nuova stagione è già qui.

Noi amanti dell’autunno formiamo un club particolare. Qualcuno ci definirebbe strani, qualche altro, poco incline alla pietà, non avrebbe riguardi e ci chiamarebbe disadattati, depressi e malinconici senza speranza. Eppure non siamo pochi; solo che tendiamo al silenzio e siamo schivi, riservati, pensierosi, talvolta sognatori.

Forse, nonostante i nostri sforzi, non apparteniamo del tutto a questo mondo – non interamente, almeno, non abbastanza. C’è qualcosa, in noi, che oltrepassa il comune sentire, l’essere pieni di vita e spenti nel medesimo istante, senza poterlo spiegare, senza poterlo raccontare. Siamo un mistero, proprio come questa splendida stagione.

Buon inizio d’autunno a tutti e a tutte.

Frammenti di tranquillità

Alzarmi in una domenica d’aprile, il silenzio in sottofondo e il cielo inquieto, turbato, sgomento; e sentirmi in pace, invasa da una calma indefinibile ma pura, senza tormenti, senza increspature – un mare calmo, una collina fresca di rugiada.

Frammenti di tranquillità assoluta – e non desiderare altro. Mi sento fortunata ogni volta che accade.

Passeggiata fra città e campagna

Stamattina ho approfittato della giornata serena per concedermi una lunghissima passeggiata. Dei giorni festivi come questo, amo la calma e il silenzio, ideali per camminare senza stress.

Viale Buon Pastore, ancora addormentato, mi ha accolta senza traffico e con i colori tipici di questo mese straordinario:

Il pregio di questo viale è la bassa densità abitativa, dovuta alla presenza di parchi e aree verdi che impediscono la speculazione edilizia selvaggia. I pochi palazzi sono interrotti da ville e villette, in alcuni casi di notevole pregio, e il viale è sempre tranquillo, a parte il traffico dei giorni feriali. E poi è il “mio” viale, teatro della mia infanzia e adolescenza, e, nonostante i lunghi anni trascorsi in centro storico, ritrovarmi a vivere qui d’improvviso è stato un fatto sconcertante, inatteso ma bellissimo.

Stamattina sono uscita presto, per cui ho trovato il parco Buon Pastore vuoto. Non è bellissimo, ma con l’erba alta e i fiori gialli mi è sembrato persino grazioso:

Ho proseguito sul viale girando poi a destra, lungo via Sassi, per raggiungere il mio parco preferito, il Bonvi Park o parco Amendola vecchio:

Ho camminato lungo tutto il parco per uscire poi su viale Amendola, che è un incubo di traffico in ogni stagione e a qualsiasi ora del giorno. Qui, però, basta attraversare la strada per entrare nel parco Amendola nuovo, molto grande e assai frequentato. Come ho già scritto altrove, io non lo amo molto, ma d’autunno è davvero suggestivo. Stamattina il mio scopo era percorrerlo tutto e uscire su via Panni, per dirigermi in campagna verso la chiesetta di Saliceta San Giuliano.

E così ho fatto. La prima campagna alla fine della città mi ha avvolta con lo splendore del silenzio:

A differenza dello scorso autunno, oggi la chiesetta era vuota:

Così sono entrata e sono rimasta stupita, perché la chiesa è molto curata e ha un’atmosfera allegra:

All’uscita ho fotografato una casa di campagna a pochi metri dalla chiesa. L’ho fatto perché aveva il cancello aperto, e mi ha stupita per la sua aria d’altri tempi:

Sulla via di ritorno, mi sono accorta di una presenza discreta, molto defilata:

Fra andata e ritorno, ho camminato per circa sei chilometri. Spero di arrivare anche a dieci, in futuro.

Settimana di primavera

Ci auguriamo che sia così: una settimana d’intensa primavera, la primavera degli inizi, quella ancora bambina, inebriante di colori delicati e di sogni. È una bellezza fragile, quasi ultraterrena, e a lungo non sa resistere. Occorre ammirarla ora, adesso che il tempo suo si compie in un battito di ciglia, come dall’alba al tramonto – come lo spegnersi d’improvviso. E senza molestarla, perché a tanto splendore si deve solo rispetto – e silenzio, silenzio per ascoltare.

Di bellezza e saldi valori

Per non lasciarsi trascinare dal caos del mondo, dalla volgarità dilagante e dagli umori maligni delle persone moleste, bisogna cercare la bellezza e restare ancorati ai propri valori, ammesso che se ne abbiano.

Nei momenti di crisi, nei periodi complicati, il ricorso alla bellezza e ai nostri principi più profondi sono l’unico mezzo per salvarci. La bellezza è declinata in tanti modi e tocca a ciascuno di noi coglierla: i colori del tramonto, i fiori primaverili che sbocciano per lasciarsi ammirare, la pioggia sottile che sembra cantare, la rugiada del mattino, un buon libro, la musica di quel tempo lontano; e poi ascoltare il silenzio, scoprire sentieri nascosti, parlare alla luna, afferrare ciò che sfugge a molti. Chi ritiene che ciò significhi accontentarsi, non ha compreso nulla della vita.

Oltre alla bellezza, sono indispensabili i valori, quelli cui aggrapparsi quando infuria la tempesta, i principi nei quali crediamo e che danno un senso a tutti i gesti quotidiani: sono loro a definire in modo chiaro le cose che non faremmo mai, quelle che nessuno può obbligarci a fare. Se si è talmente forti e saggi da attraversare il mondo saldamente legati ai propri valori, si troverà sempre una via d’uscita.

Novembre, confini e villa abbandonata

Il 28 ottobre scorso ho trovato una villa abbandonata in via Tomaso da Modena. La strada è raggiungibile a piedi, da casa mia, in circa dieci minuti, ma fa parte del quartiere San Faustino, cosa che ignoravo: ero convinta, infatti, che questa via remota e silenziosa appartenesse al mio quartiere. Così mi viene da pensare all’incertezza dei confini, a quanto siano labili e opache certe distinzioni, a quelle strade di passaggio di cui non si può determinare con certezza la collocazione, che resta sfuggente, inafferrabile.

Via Tomaso da Modena, dicevo. Eccola la bella villa lasciata interamente a se stessa, eccola lo scorso 28 ottobre:

Ed eccola oggi, 17 novembre:

In pochi giorni sono mutati i colori del giardino. Ormai l’autunno non può nascondere il suo umore tetro, e si è fatto più riflessivo, più consapevole. Novembre è un invito a guardarsi dentro, a capire.

Gli alberi spogli ci restituiscono l’immagine della casa, non più seminascosta dalle foglie gialle di fine ottobre. Si vede persino il tetto sfondato:

Poi la guardiamo da un’altra prospettiva, per cercare i segreti del giardino vuoto, quello che vuole raccontarci:

Nonostante l’atmosfera decadente e malinconica, un dettaglio può far sorridere. Appeso al cancello d’ingresso della villa, è stato posto un cartello. Chi l’ha scritto ha manifestato tutta la sua rabbia:

E così la solennità dell’atmosfera di novembre è spezzata dalle legittime preoccupazioni per il decoro delle strade cittadine. I confini tra la poesia delle stagioni e la ruvida prosa del vivere quotidiano sono labilissimi.