Un blog come questo, piccino e casalingo, disperso nell’immenso oceano di internet, ha un suo scopo, anch’esso molto modesto: dispensare un po’ di bellezza, declinata in tante forme. Bei colori, bei paesaggi, armonie di parole e di pensieri. Questo perché, ogni giorno, siamo soffocati da bruttezze di ogni tipo e volgarità e insipienza.
Dopo una settimana piena d’impegni, che purtroppo mi hanno tenuta lontana da questo blog, ricomincio a scrivere così, affermando il nostro bisogno di bellezza, di serenità, di dolcezza.
In un paese dell’appennino in provincia di Salerno, c’è un signore che si dedica con amore e costanza a sfamare numerosi gatti randagi. Alcuni ormai vivono nel suo giardino, altri si trovano a qualche chilometro di distanza, in aperta campagna. Ogni giorno, Antonio fa tutto quello che può per nutrirli e coccolarli.
Antonio ha un canale su youtube in cui mostra la sua vita con questi splendidi gatti. Ciò che distingue il suo canale da altri simili è l’estrema semplicità dei video e dei loro contenuti, e ciò probabilmente è il motivo fondamentale per cui Antonio ha molti appassionati followers: niente effetti speciali, nessuna “scenografia”, ma soltanto immagini ingenue e la dura, vera vita di gatti che cercano un po’ di riparo, di cibo e di affetto. Ormai siamo tutti affezionati a questi animali, un po’ come se fossero anche nostri.
E allora per chi, come me, adora i gatti, ecco un bel video rasserenante. Qui sono presenti il gatto Sirena e una bellissima micia bianca, da poco tempo ospite del giardino di Antonio. Sirena si chiama così perché, nei primi tempi in cui si era installato nel giardino di Antonio, era solito strillare come un dannato quando aveva fame. Ma strillava sul serio, eh, strillava come un’ambulanza. Adesso, a quanto pare, si è calmato, probabilmente perché si sente sicuro e sa di poter contare su pasti quotidiani e carezze.
Mentre il tempo passa, i colori di novembre si dispiegano in tutta la loro stupefacente bellezza: gli alberi sono vestiti di borgogna e di giallo, in contrasto con l’atmosfera spenta, sbiadita, evanescente che domina sulla città. Sono i giorni autunnali più intensi e misteriosi, questi; sono giorni che evocano profondità inconsuete e improvvisi abissi di solitudine. Ma sono anche i giorni dei ricordi, e degli scorci tranquilli, e della serenità che emerge orgogliosa dalle macerie; questi sono i giorni in cui finalmente chiudiamo innumerevoli porte, per trattenere soltanto l’essenziale.
Marzo, tempo di primavera. È il mese di passaggio per eccellenza, insieme a settembre. Ma settembre è un lentissimo, sereno declino, avvolto da impercettibili chiaroscuri e velato da ombre improvvise. Settembre è un ritirarsi adagio, un pacato affievolirsi di ogni eccesso, un’attesa che sa di non essere vana.
Marzo, invece, ha l’irruenza sfrontata e ingenua della prima giovinezza. Inaffidabile e malizioso, marzo sorprende e sconvolge, irrita e diverte. Certe sue piogge inaspettate ricordano l’inverno – l’inverno tetro, quello pieno di rancore; però, quando i giorni diventano sereni, marzo è un compagno allegro, un amico entusiasta, una finestra aperta su un orizzonte luminoso.
Oggi è stata una splendida giornata di ottobre: il primo mattino ha mostrato un volto freddo e cupo, con un cielo scuro e severo che lasciava presagire soltanto malinconia e sgomento; poi, prima di mezzogiorno, il grigio si è dissolto al sole, un sole pallido e incerto, timoroso e infinitamente stanco. Dopo, nel pomeriggio, la svolta: la luce si è fatta più intensa e le ore sono trascorse tranquille, pervase dalla delicata serenità autunnale – smorzata, quieta, rispettosa.
Ottobre è questo: un fluire di umori inaspettati. E poi dissonanze, stupori, chiaroscuri.
E finalmente, nella tarda mattinata di questo primo sabato di settembre, la pioggia è arrivata davvero, decisa e incerta al tempo stesso, a tratti molto intensa, a tratti debole e insicura. Ma il cielo è rimasto triste e confuso, senza poter tornare a splendere d’azzurro. Questo umore titubante, questa pioggia, che cade e poi si ferma e poi ricomincia a scendere, è un primo, sbiadito messaggio d’autunno.
Si torna allora a vivere, perché comincia a dissolversi l’intollerabile arroganza della stagione estiva per lasciare spazio all’alternarsi di luci e di ombre, alla dolcezza del tempo grigio ma privo di cattiveria, alla bellezza dei toni smorzati e opachi, alla serenità che sempre accompagna il procedere calmo, rispettoso e lento dell’autunno. Una stagione che non pretende di annientare, sottomettere, intimorire, ma che vuole soltanto accompagnare, dialogare e sorprendere.
Vorrei scrivere molto, vorrei scrivere a proposito di vari argomenti, ma preferisco evitare di trasferire sul blog i miei attuali umori che, dato il clima rovente – 38 gradi circa -, non sono inclini all’entusiasmo più sfrenato.
E allora lascio un’immagine quieta, rassicurante, serena.
La delicata pioggia di aprile è un tocco di grazia che si aggiunge alla fresca bellezza di questa stagione. È una pioggia che non invade, ma che si limita ad accompagnare, evocare, suggerire, accogliere. Basta accostarsi a una finestra, guardare fuori e rendersi conto della verità che ci racconta, della quiete che ci regala, della serenità che riesce a trasmettere nonostante il cielo incolore.
Natale sta arrivando, ormai è qui. E allora Auguri: che possa essere un momento di serenità, di armonia e di pace; che possa essere un intervallo tranquillo chiamato a inondare di luce, calore e speranza la rigida stagione invernale.
E così, in un’alternanza di giorni luminosi e di giorni di pioggia, novembre sta scivolando via per dissolversi nel freddo e nella nebbia che preludono all’inverno. Nell’immaginario dei più, questo mese è l’emblema dello squallore e della tristezza, della vita che si sfalda senza celare la sua agonia, incurante dell’insensibilità del mondo, quasi martire dell’indifferenza altrui.
In realtà, novembre è anche quiete, dolcezza, poesia. Quando il cielo è sereno e il sole riesce a splendere, si avverte un calore particolare, una gioia talmente profonda da non poter essere raccontata. È il momento del passato e del presente che si fondono creando nuovi, inaspettati colori, è il momento della consapevolezza che si trasforma in serenità, è la pace che niente e nessuno può scalfire.
La verità è che il freddo e lo squallore esterno possono brillantemente convivere con la serenità interiore.