Il lungo weekend e il dono del silenzio

Il lungo weekend cominciato ieri prosegue regalandoci il silenzio, l’assenza di voci e di frastuono. Anche il cantiere di fronte a casa mia tace, serenamente addormentato, e mi sembra un mezzo miracolo. Ne sono felice, perché la vera vacanza è questa: l’atmosfera che cambia, la calma che subentra alla frenesia.

Ne approfitto, ovviamente: oggi pomeriggio farò un salto alla Biblioteca Delfini e andrò a piedi perché amo camminare o, come dico spesso per divertirmi e non prendermi troppo sul serio, amo trottare.

Il freddo è intenso. Mentre aprile volge al termine, la primavera ha richiamato presso di sé l’inverno; ma la giornata è serena e sembra promettere meraviglie.

Che sia tranquilla per chiunque passi su questo blog.

Predatori, predatrici, soggetti narcisisti oppure “disturbati”: riconoscerli per difendersi

(Questo post è una rielaborazione e un approfondimento di un articolo da me pubblicato molti mesi fa. È uno scritto lungo, ma la divisione in paragrafi ne facilita e ne rende scorrevole la lettura).

Premessa

È vero che non possiamo controllare tutti gli eventi che ci accadono, ed è vero che le conseguenze delle nostre azioni possono sfuggirci; tuttavia, ciò non cambia un dato di fatto: se ci s’impegna nella ricerca delle cause dei fenomeni, spesso si possono prevenire molti guai o ridurre le probabilità di cadere nelle trappole ordite da persone di pochi scrupoli, tossiche, invidiose e frustrate. Persone con disturbi comportamentali molto gravi.

Come fare per difendersi da soggetti di questo tipo?

1)Istinto di sopraffazione ed egoismo

Chiunque si trovi, per qualsiasi ragione, in una condizione difficile sul piano materiale e/o psicologico, è inevitabilmente esposto alla cattiveria e alla meschinità altrui.

L’istinto di sopraffazione fa parte della natura umana ed è ineliminabile, così come sono ineliminabili certe pulsioni sadiche: siamo tutti egoisti e in perenne competizione con i nostri simili, anche per questioni banali e meschine. Per tali ragioni, a volte tendiamo a infierire sulle persone più fragili: tendiamo a prenderle in giro, a disprezzarle, a svalutarle, a usarle come se fossero oggetti o a disinteressarcene, fingendo di non capire i loro problemi. Lo facciamo per sentirci migliori, più forti, più importanti, e per consolarci dei nostri tanti difetti. Dei nostri infiniti limiti.

Questa è anche una delle cause principali per la quale chi si trova in difficoltà tende ad accumulare problemi su problemi, in una girandola che sembra infinita. In altre parole, è il classico caso per il quale siamo soliti dire che piove sempre sul bagnato.

2)I casi pericolosi: i disturbi di personalità

L’istinto di sopraffazione, la tendenza alla competizione e l’egoismo sono presenti in tutti gli esseri umani, ma spesso sono governati e repressi dall’educazione, dal senso etico, dalla capacità di evolversi e mettersi in discussione o da un temperamento generalmente incline alla benevolenza.

Alcune persone, invece, costituiscono un caso a parte, perché sono affette da vari disturbi di personalità come, fra gli altri, il narcisismo patologico e quello maligno, che sono autentiche condizioni patologiche, riconosciute nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).

L’impatto con gli individui “disturbati” può essere devastante, perché sono predatori e predatrici che, per rinforzare il loro ego traballante e malato, hanno un bisogno costante di vittime su cui esercitare un potere. Le cercano, le fiutano, le colgono a colpo sicuro scegliendo chi è in un momento di fragilità e orientandosi sempre verso le persone migliori, cioè quelle dotate di un buon senso etico e di capacità empatiche.

Perché lo fanno? Accade principalmente per tre motivi: 1) perché è molto facile imbrogliare chi si trova in difficoltà e ha bisogno di attenzioni, di calore, di una parola di conforto, di un momento di serenità 2) perché sanno che una persona empatica, intelligente e generosa è in grado di dispensare amore, di cui hanno bisogno per nutrire il loro ego 3) perché per un predatore sadico è un grande piacere rovinare la vita di chi ha tutte le qualità che lui non possiede.

Questi individui disprezzano profondamente le loro vittime, considerandole deboli e stupide, ma sono consapevoli di essere gusci vuoti e di avere il nulla dentro di sé. Ciò le rende anche molto false, invidiose e piene di astio. Pericolosissime.

3) Impara a distinguere fra vittime e carnefici

A questo punto, bisogna distinguere in modo netto fra vittime e carnefici. Chi mente, chi manipola, chi truffa, chi si diverte a umiliare, chi si diletta in voltafaccia improvvisi, chi trascorre la vita a sottolineare e a cercare solo i difetti e le debolezze altrui, ha sempre torto ed è l’unico carnefice della relazione, di qualunque tipo essa sia.

Chi, invece, cade nei tranelli di gente simile è una vittima e non deve vergognarsene: una persona sana e tendenzialmente ben disposta verso il prossimo non può immaginare cosa si annidi in certe menti perverse, non può capire fino a che punto certuni possano spingersi. Non si tratta di stupidità, come pensano le persone “disturbate”, ma di mancanza di conoscenza o di esperienza. E dato che il problema nasce da una mancanza di conoscenza, la soluzione c’è e consiste nell’impegnarsi a capire come funziona l’animo umano.

4)Empirismo, concretezza e senso della realtà: impara a ragionare correttamente

Per proteggersi da una certa categoria di persone, bisogna sempre riflettere attenendosi ai fatti e ragionare soltanto in base a essi. E i fatti sono l’insieme dei comportamenti di chi ci circonda, da osservare sempre con attenzione.

Esistono individui molto abili a ingannare il prossimo, ma il loro gioco perverso non dura mai a lungo, perché in genere si tradiscono in fretta, con le parole e con le azioni: mentire a lungo suscita troppo stress ed è insostenibiIe per chiunque. Perciò i segnali non mancano mai, sfumati o meno che siano: possono essere piccoli indizi, ma ci sono. E questa è un’ottima notizia, perché significa che ci si può difendere.

Come si fa? Si abbandona il regno delle favole, si evita di attribuire agli altri i propri valori e, nelle relazioni interpersonali, si adotta un atteggiamento razionale e ci si attiene a ciò che si vede e a ciò che si sente.

In altre parole, si pone attenzione al linguaggio e ai comportamenti di chi ci sta di fronte, e si ragiona impiegando il rasoio di Occam: quando si esamina un problema o si vuole spiegare un fenomeno, occorre preferire la soluzione più semplice o, in altre parole, la spiegazione più semplice è la più probabile.

Qualche esempio: chi ti maltratta, ti sminuisce, ti denigra e fa di tutto per umiliarti, è una persona che ti disprezza e non ti vuole bene. Fine, basta, non esistono altre spiegazioni. Inventare scuse improbabili affidandosi a grandi voli di fantasia, è un errore di ragionamento e una pericolosa forma di distacco dalla realtà. Perché chi ti vuole bene dovrebbe maltrattarti, svalutarti, insultarti? Non ha senso. Chi ti ama desidera soltanto il tuo bene e ti rispetta. E allora perché perdi tempo con chi, invece, ti disprezza? La soluzione c’è ed è soltanto una: taglia, chiudi, non sprecare neppure un’ora della tua vita, perché il tempo perduto non te lo restituirà mai nessuno.

5)Attenzione a questi segnali

Chi comunica in maniera ambigua o fumosa, nasconde qualcosa e ti sta prendendo in giro. Le relazioni sane si fondano sempre sulla chiarezza di idee, parole e comportamenti.

Chi comunica contenuti altalenanti e fra loro contraddittori, è un individuo senza scrupoli che ti sta manipolando per esercitare un potere su di te, per sottometterti distruggendo la tua autostima e tenendoti in bilico, in un perenne stato di confusione.

A tale proposito, un fatto di cronaca nera è davvero emblematico. Alessandro Impagnatiello, il criminale che ha ucciso Giulia Tramontano, usava proprio questo trucco: dapprima diceva di non volere il bambino che la sua compagna aspettava, poi cambiava idea e si dichiarava contento, ma, in seguito, ribaltava nuovamente la sua posizione. Non era semplice volubilità, ma una strategia per mandare la sua vittima in uno stato di confusione al fine di sottometterla e continuare a infierire su di lei.

Nella maggioranza dei casi, questa condotta perversa non sfocia nella morte fisica della vittima, ma nella distruzione della sua esistenza a tutti i livelli. È un passaggio di estremo rilievo, la chiave di volta per capire in modo definitivo con chi si ha a che fare: per gettarti in confusione e renderti fragile, certe persone alternano maltrattamenti anche gravi a comportamenti benevoli. Il fine è quello di dominarti e sfogare su di te il loro sadismo e le loro tante frustrazioni.

Ma dov’è il trucco? Perché questa strategia manipolatoria funziona? La nostra psiche tende a selezionare ciò che è piacevole e a respingere ciò che, al contrario, è fonte di dolore; pertanto se Tizio/a ti maltratta, t’insulta, ti sminuisce, ma poi ti fa un complimento, tu scegli di credere al complimento. D’altro canto – pensaci bene – un soggetto di questo tipo vuole tenerti in pugno e, per riuscirci, sa di doverti gratificare ogni tanto. Di doverti lanciare un tozzo di pane secco per farti abboccare.

6)Conclusione

Questi individui sono lucidissimi e perfettamente in grado d’intendere e di volere. Avere un disurbo di personalità anche grave non pregiudica in nessun modo la loro capacità di ragionamento. Questo è un punto fondamentale, così come è indispensabile ricordare sempre che tu non puoi fare nulla per redimerli.

Tu puoi fare soltanto questo: tagliare, chiudere senza dare spiegazioni e non avere nessuna pietà di persone come queste. Lasciare che si rotolino nel fango della loro misera esistenza.

Due momenti della giornata a primavera

Della primavera amo, forse al di sopra di tutto, due momenti della giornata: aprire le finestre al mattino e contemplare l’arrivo della sera.

Il mattino, in particolare durante il mese di aprile, è una poesia di aria, di suoni e di colori, fatta di delicata eleganza, di una vitalità tenera, gioiosa e un po’ infantile assente nelle altre stagioni. Quando apro le finestre per accogliere l’aria del mattino, sento l’abbraccio della primavera, sento tutta la sua tenerezza nel vento fresco e lieve che saluta l’inizio della mia giornata. E ne sono felice.

Durante questa stagione, anche il sopraggiungere della sera si veste d’incanto. Quando i lunghi pomeriggi cominciano a spegnersi, amo perdermi nelle ombre che si dispiegano adagio, serenamente, senza ferire il giorno che ci abbandona. Spesso, mentre sono in casa, chiudo le luci e guardo le ombre avanzare sulle pareti, camminare in silenzio attraverso le stanze e fermarsi a riposare. E mi sorprendono perché non hanno la dolce, pacata tristezza di quelle autunnali, ma fremono di vita e di speranze in attesa che torni il mattino.

Il dolce splendore di aprile

Il Parco di viale Buon Pastore nacque negli anni Settanta del secolo scorso, frutto della bonifica di un terreno paludoso. Non è grande, non è bellissimo e non si distingue per caratteristiche particolari; ad aprile, però, cambia volto e si trasforma in un piccolo incanto:

Non è soltanto una questione cromatica: il giallo, il verde e il rosa creano un effetto meraviglioso, ma c’è anche altro, uno splendore soave che sembra avvolgere i prati con grazia e tenerezza. È il tocco magico di aprile, ciò che lo rende speciale, diverso da tutti gli altri mesi dell’anno.

Credo che queste immagini sappiano anche cogliere la primavera della nostra vita, quei colori che, in tanti casi, non ci appartengono più e che, tutti gli anni, ci rammentano com’eravamo.

Ammetto di provare un po’ di nostalgia per i miei colori di primavera, per la grazia che un tempo anch’io, proprio come aprile, tenevo stretta al cuore. Talvolta, cerco con fatica di ritrovarla, tento di scorgerla in qualche angolo della mia interiorità, e mi affanno a rianimarla, ad accarezzarla, a prendermene cura.

Amo moltissimo i fiori gialli che inondano i prati in questa stagione gentile e luminosa, che ignora cosa sia l’arroganza e dispensa parole dolci e sguardi pieni di benevolenza.

Aprile ci rasserena, ci prende per mano e forse riesce ancora a farci sognare.

Reagire al flusso caotico delle notizie: il valore della riflessione e del silenzio

Viviamo in un mondo in cui notizie e informazioni di ogni genere si rincorrono con estrema velocità a ogni ora della giornata, sul web e in televisione. Il flusso continuo di dati, che riguarda eventi, fatti e persone di rilievo internazionale e locale, si accompagna sempre a una grande varietà di commenti da parte di giornalisti, opinionisti, studiosi e “tuttologi”. Ormai basta soltanto un semplice clic per conoscere gli ultimi fatti di cronaca, le dichiarazioni dei politici, le polemiche che queste scatenano e le numerose riflessioni che ne derivano.

Questa miniera d’informazioni, per il fatto stesso di essere fruibile con estrema facilità, scatena anche in noi l’impulso di commentare, di offrire il nostro punto di vista in fretta, sotto la spinta irrazionale dell’emotività, in un chiacchiericcio spesso superficiale e non sempre innocuo, come quello che avviene sui social.

Nessuno è immune dalla patologia del “commentismo” sfrenato, neppure quella categoria d’intellettuali sempre presente in televisione, sui social, nelle piazze e nei teatri. La loro sovraesposizione mediatica, che li conduce a esprimere rapidamente un parere su qualsiasi argomento d’attualità, è un’arma a doppio taglio, perché garantisce fama e guadagni, ma può indurre anche a fare discorsi vuoti o puramente ideologici o persino sciocchi.

La costante permanenza sotto i riflettori e il narcisismo personale possono addirittura sfociare in condotte imbarazzanti. È il caso, ad esempio, dei tre famosi virologi che, in piena pandemia e con la scusa di promuovere i vaccini, hanno cantato pubblicamente un’improbabile versione di Jingle Bells, gettando discredito sulla loro categoria. Del resto, quando si è in cerca di visibilità e ci si trova in preda all’euforia causata dal successo, questi episodi non sono rari.

Cosa possiamo fare noi, cittadine e cittadini, per non lasciarci travolgere da tanto caos mediatico e non sprecare tempo prezioso? Possiamo evitare di scrivere commenti “a caldo” e non meditati sui social, d’infiammare inutili, estenuanti discussioni e di saltare senza critero da un’informazione all’altra. Dovremmo imparare a selezionare soltanto le notizie che davvero c’interessano e cercare di approfondirle, senza pretendere di dare subito una nostra opinione. In altri termini, dovremmo riscoprire il valore del silenzio e della riflessione.

È una forma d’igiene della mente, un modo per comprendere i propri limiti, un esercizio che stimola la razionalità e una strategia per non trascorrere l’esistenza a rincorrere il nulla.

Il mondo dall’alto

Ieri, dopo le venti, sono uscita sul balcone della cucina. Ho guardato in lontananza, ho avvertito l’aria fresca sfiorarmi il volto, ho sentito un brivido improvviso e, per la prima volta dopo tanti mesi, ho potuto accogliere le ombre della sera osservandole mentre invadevano la strada e la città.

Anche questa è una novità di primavera, un dono della stagione più tenera e delicata dell’anno, che ci accarezza con grazia e affetto, che sa colmarci di piccole attenzioni.

Ma, nel mio caso, c’è un altro fatto del tutto peculiare: amo osservare il mondo dall’alto. Quando mi affaccio dal balcone e guardo la strada, mi assale spesso il desiderio di scendere e di andare a passeggiare, di camminare lungo la via e di allontanarmi da casa; ma so che è un attimo, che è un’illusione, perché quando esco tutto mi appare radicalmente diverso – la strada, le persone, i miei pensieri. Tutto diventa molto più scontato.

Dall’alto, la via mi sembra più luminosa e interessante e misteriosa, come se avesse mille storie da raccontare e potesse sorprendermi da un momento all’altro.

Sono l’unica a sperimentare queste emozioni?

Un gesto importante

Ieri sera, mentre preparavo la cena, ho aperto la portafinestra della cucina per lasciare entrare un po’ d’aria. È stato un gesto automatico, istintivo, quasi un atto di routine; ma subito dopo, in modo altrettanto repentino, mi sono soffermata a riflettere.

Ho pensato che quel minuscolo gesto, in apparenza privo d’importanza, avesse tracciato in maniera tangibile l’inizio della nuova stagione. Ma non deve stupire, perché spesso sono i piccoli dettagli a svelare i grandi cambiamenti, ad aprire nuovi orizzonti, a inaugurare un diverso stile di vita, in questo caso fatto di aria e di luce.

A tutto ciò si accompagnano anche altri gesti, poco poetici ma di grande utilità, oltre che inevitabili: devo pulire bene i balconi, che hanno bisogno di cure, di attenzioni e d’amore dopo il lungo sonno invernale. Erano in letargo, poverini, inerti e quasi inutili; ma adesso sono svegli e pronti ad assolvere il loro ruolo di apertura verso il mondo.

La primavera è qui, in tutto il suo delicatissimo splendore.

Caro aprile, ti scrivo

Quest’anno ti ho desiderato tanto, caro aprile, e il tuo arrivo mi riempie ora di gioia e di vita – una benedizione, un dono del cielo.

Ieri hai fatto capolino fra mille incertezze, un po’ timido e irrequieto, forse in ansia per il compito che ti attende. Perciò eri grigio e faticavi a parlare:

Ma oggi risplendi contento, lo sguardo incantato a scorgere il mondo, la meraviglia di esistere senza porti domande.

Sei tu la primavera, sei tu l’essenza della stagione più tenera, fragile e sensibile dell’anno. Tu sei la grazia soave che a ottobre si trasforma in raffinata eleganza, e a novembre si ammanta di struggente nostalgia.

A volte sei buffo, un po’ svogliato e dispettoso, un cucciolo smarrito in cerca d’attenzioni, ma non conosci cattiveria e sai farti perdonare. Tu sei rosa, lilla, verde chiaro e azzurro: sei un colore delicato e riposante, un abbraccio morbido, uno sguardo affettuoso e aperto.

Voglio avvertire il tepore dei tuoi giorni più allegri, e accogliere la mestizia improvvisa che talvolta ti afferra e ti rende sgomento – e io a guardare le lacrime della tua pioggia leggera senza stupirmi.

Caro aprile, regalaci tutto te stesso, generoso e privo di timori. Sappi che noi ti ameremo senza condizioni, che apprezzeremo tutte le tue sfumature e che ci sarai sempre tanto caro. Anche quando deciderai di fuggire per permettere a maggio d’incontrarci.

La Pasqua di ieri e di oggi

Durante la mia infanzia, la Pasqua era considerata una festa importante. In una società in cui la religione conservava ancora un certo spazio nella vita di molte persone, la Pasqua era avvertita in buona parte come una festa sacra, abbastanza solenne da richiedere lunghi pranzi con i parenti e persino, in alcuni casi, abiti nuovi.

Anche allora la dimensione sacrale si fondeva con quella profana e, da questo punto di vista, la Pasqua era vissuta come una festa di primavera, una celebrazione della resurrezione della natura dopo la stagione invernale. La connotazione religiosa, però, restava comunque abbastanza salda o non scompariva mai del tutto.

All’epoca non esistevano ancora infiniti pacchetti per i viaggi last minute, i weekend nelle capitali europee e i soggiorni in esotiche terre lontane; perciò a Pasqua, se si poteva, si tendeva soprattutto a spostarsi per raggiungere i propri parenti e festeggiare in compagnia, per visitare qualche città d’arte in Italia o per fare qualche allegra scampagnata.

La progressiva laicizzazione della società, i profondi mutamenti economici e l’imporsi di stili di vita, costumi e valori nuovi hanno quasi completamente desacralizzato il periodo pasquale, trasformandolo in altro. La Pasqua è ormai diventata un lungo weekend dedicato a inaugurare gli svaghi tipici della bella stagione, in una malcelata anticipazione dell’estate. Il risultato è una ricorrenza banalizzata, quasi indistinguibile da qualsiasi altro ponte festivo.

In ogni caso, Buona Pasqua a chiunque passi su questo blog.