Buon anno, buon 2023

L’anno nuovo

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?

Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

(di Gianni Rodari)

Buon anno a chi passerà su questo blog. Che il 2023 sia ricco di possibilità e di tante, belle sorprese.

Natale 2022

Torno a scrivere sul blog dopo parecchi giorni di silenzio. Mi è dispiaciuto molto aver abbandonato la mia piccola creatura così, senza troppi riguardi; ma ho trascorso un periodo pieno di lavoro, di stress e di stanchezza, tanto da non riuscire a scrivere qualcosa di coerente o d’interessante – o semplicemente qualcosa, ecco.

Ma oggi, finalmente, sono qui, calma e serena. Nessuna fretta, nessuna corsa, nessuna incombenza a stravolgermi la giornata. Oggi posso ammirare le prime ombre che seguono il tramonto e gli alberi spogli del parco e l’inizio della nuova stagione. Soprattutto, oggi è la vigilia di Natale, la festa più affascinante dell’anno, la più invadente e colorata.

Ciascuno vive il Natale a proprio modo, con gioia o con fastidio, con indifferenza o con enorme partecipazione. Per chi ha fede è un momento magico, un’emozione intensa e vibrante, un periodo di grande felicità; per i non credenti, invece, Natale è altro, una tradizione da reinventare, una festa cui attribuire un senso nonostante tutto o soltanto un’occasione come un’altra per fare baldoria. Per me, è un periodo di pace e di raccoglimento, un bellissimo modo per cominciare l’inverno e un momento in cui recuperare il mio bambino interiore o, almeno, tracce di esso.

Auguri a tutte e a tutti. Che sia un Natale sereno, senza scosse, senza drammi o troppe sofferenze.

Buon Natale 2021

Natale, a dire il vero, non è altro che una lunga attesa. Preparativi estenuanti, programmi, aspettative, tutto accelerato come se fosse soltanto una corsa contro il tempo. Natale si nutre di tutto questo muoversi e agitarsi, di questo andare e venire, e poi di sogni e di ricordi e di ansie. È una faccenda complessa, il Natale, bellissima e drammatica nello stesso tempo.

Ma lasciamo stare, perché non intendo perdermi in chissà che discorsi. Preferisco un po’ di semplicità, soffermarmi appena su qualche dettaglio pratico, quotidiano, addirittura banale – ché la vita vera è questa, scontata e spesso di grigio vestita.

Io, che sono estremamente organizzata, ho scritto il menù delle feste già lo scorso novembre e ho acquistato panettoni, pandori e altro ancora in netto anticipo, per non dover correre all’ultimo momento. Ieri, infatti, mi sono limitata a una piccola spesa, giusto la carne per il brodo di domani e poco altro. Stamattina l’ultimo tocco: il ritiro dei tortellini freschi ordinati ieri. Nessuno stress per cene e pranzi, dunque, nessuna particolare fatica: il mio Natale sta cominciando con calma.

Intanto auguri, auguri a chiunque passi su questo blog. Possa essere un Natale senza affanni, senza troppi pensieri, senza disarmonie. Possa essere un Natale sereno, con le poche cose che contano davvero a stringerci forte, in un caldo abbraccio di speranza.

Buon Natale, buone feste, buon inverno. 🙂

Riti, abitudini e pandemia

Il 31 gennaio qui a Modena si celebra la ricorrenza del patrono della città, San Geminiano. A causa del Covid, però, la tradizionale fiera che ogni anno si tiene in centro storico è stata annullata. Non è mai successo prima d’ora, almeno da quando io sono al mondo, e perciò mi dispiace: la perdita di un’abitudine consolidata è sempre un piccolo trauma, una minuscola ferita, un’assenza che pesa. Ai riti ci si affeziona perché regalano sicurezze: sono punti fermi nelle nostre esistenze costantemente travolte da incertezze e mutamenti, evocano ricordi d’infanzia, colori e sapori del tempo passato. Ma la pandemia ha una forza dirompente, cui non ci si può opporre, e dunque quest’anno niente fiera. Un piccolo sconquasso che si aggiunge a tutti gli altri.

Intanto buon fine settimana a chiunque passi su questo blog.

Buon Natale 2020

La vigilia di Natale è un giorno spesso caotico e strano: ci si affretta a terminare acquisti o a fare commissioni varie, per poi chiudersi in casa in attesa della festa o di un po’ di tranquillità. Si oscilla, dunque, fra attivismo sfrenato e desiderio di pace, o soltanto di una bella cena e quattro chiacchiere in famiglia, per chi una famiglia ce l’ha.

Natale non è mai come quello della foto: lo so, è un’immagine ingenua e infantile, che però forse può sollecitare i nostri sentimenti migliori e farci sognare un po’, regalandoci qualche illusione. Ma oggi voglio aggiungere anche qualche altra foto, qualche foto che mostra l’inverno per ciò che è, con i suoi colori freddi e i suoi angoli squallidi. Questa mattina sono scesa nel parchetto sotto casa e ho immortalato il paesaggio scabro e un po’ deprimente. Questa è l’entrata del parco accanto al secondo cancello del mio condominio:

E poi eccolo ancora, il mio piccolo parco, vittima inerme della stagione invernale:

E ora eccolo dall’entrata opposta:

Ma nel giardino del mio condominio a dominare è il verde:

Peccato però per i ponteggi:

E dopo quest’ultima immagine ben poco poetica, cari auguri a tutti e a tutte: che sia un Natale sereno o almeno privo di sofferenze. 🙂

La giornata del gatto nero

Si celebra ogni anno il 17 novembre ed è una ricorrenza nata in tempi recenti. Forse molti ignorano che i gatti neri, ancora oggi, sono quelli più esposti alla crudeltà degli umani; sono anche destinati a restare più a lungo nei gattili, perché in genere non richiamano molto l’attenzione di chi desidera adottare un piccolo felino. Peccato, perché i gatti neri sono semplicemente gatti, come tutti gli altri, e sono dotati di una bellezza e di un’eleganza quasi ultraterrene. Auguri, dunque, a queste magnifiche panterine.

Il Natale in anticipo e la banalizzazione della festa

Ieri, nel tardo pomeriggio, il centro storico era abbastanza desolato. Colpa del tempo, almeno in parte, tanto che i tavolini all’aperto, in Corso Duomo, erano quasi tutti vuoti.

Nel mio breve giro di ricognizione davanti ad alcuni negozi, sono rimasta colpita dal fatto di aver visto, in una bella vetrina, alcuni addobbi natalizi, ghirlande colorate e qualche Babbo Natale. Non solo: in un bar all’aperto c’erano addirittura già le luminarie tipiche del periodo festivo più bello dell’anno.

Non se ne può più. Questa mania di anticipare l’atmosfera natalizia addirittura a ottobre spoglia di ogni fascino la festa che arriverà fra più di due mesi, privandola della sua unicità e banalizzandola in modo insopportabile. Ricordo che, negli anni Novanta, per vedere le prime, timide decorazione di Natale nei negozi bisognava attendere la fine di novembre. Dopo il 20 del mese, io diventavo sempre più impaziente e contavo i giorni che mancavano all’arrivo di dicembre, quando la città avrebbe cambiato volto. È l’attesa, infatti, a stimolare il desiderio, rendendo particolarmente prezioso ciò che verrà. Prezioso perché raro, unico, e perché richiede pazienza e bisogna guadagnarselo. Ma quando l’attesa viene meno, quando si può avere tutto subito e senza sforzo, il risultato è la noia, l’apatia, la mancanza di senso. E anche il Natale, allora, non è più un’importante festa religiosa o una splendida occasione per salutare l’arrivo dell’inverno e affrontare al meglio i suoi rigori, ma si appiattisce a mera occasione commerciale, a svago di cattivo gusto fra luci e carte colorate che cominciano a invadere la nostra vita quando le foglie hanno appena cominciato a cadere, quando bisognerebbe festeggiare l’autunno e non l’inverno. Sembrano questioni irrilevanti, eppure raccontano molto dello spirito dei nostri tempi.

Adesso, già da anni, il 31 ottobre compaiono gli alberi di Natale in Via Farini, e, come ho scritto all’inizio, ieri ho scoperto che alcune vetrine si riempiono di allegri festoni luccicanti fin dal 14 ottobre. Fra qualche anno, simili fenomeni si manifesteranno a partire da settembre. Propongo allora un ottimo salto di qualità: portare qualche Babbo Natale e altra paccottiglia festiva in spiaggia, a Ferragosto, vicino agli ombrelloni, ché qua ci si deve divertire, raga.

Buon Ferragosto

Posso dire che non mi è mai importato quasi nulla di Ferragosto? Lo so, sono impopolare. Da ragazzina mi sembrava una festa inutile, visto che ad agosto ero già in vacanza da tempo, e perciò la ricorrenza del 15 mi sembrava superflua e un po’ ridicola. Da adulta, le cose non sono cambiate: se ad agosto sono in vacanza, questa festa mi è indifferente; se, invece, mi trovo in città, mi è indifferente allo stesso modo.

Quest’anno, però, sono contenta del fatto che la ricorrenza cada di sabato e quindi si possa parlare, un po’ pomposamente, del week-end di Ferragosto. Sarà che abbiamo vissuto la quarantena da Covid-19, sarà che ci siamo sentiti tutti un po’ in prigione, sarà quel che sarà, ma quest’anno il povero, inutile Ferragosto mi è quasi simpatico. Adoro il silenzio del mio quartiere, adoro la calma con cui le tante persone che si trovano in città stanno affrontando questo fine settimana. E, soprattutto, sono contenta di poter rimandare al prossimo lunedì ogni incombenza, compresi i pensieri meno felici.

E allora buon Ferragosto a chiunque passerà su questo blog.