L’ho scattata al volo stasera, lungo viale Buon Pastore. Stava calando il buio e l’immagine non è di grande qualità; ma la bellezza e il colore insolito di questa Vespa sono evidenti:
Non credo di aver mai visto prima d’ora una Vespa tutta rosa. E mi colpisce perché evoca la primavera, il suo significato profondo, e il desiderio di correre al vento incontro all’ignoto.
Io, molti anni fa, ne guidavo una tutta bianca. Erano giorni di sogni e di giochi all’aria aperta, con l’azzurro del cielo nel cuore.
Io, di mattina, non ho mai fame: bevo il caffè e il tè e mangio qualche biscotto, ma sempre con un po’ di riluttanza, sforzandomi molto. Forse questo è il motivo per cui, ogni tanto, mi piace pubblicare sul blog l’immagine di una tavola apparecchiata con cura per la prima colazione.
Ma una bella colazione richiede ritmi un po’ lenti, non troppo frenetici, ed è faccenda adatta ai giorni di festa e alle vacanze, quando le mattine sembrano dilatarsi all’infinito e la routine si sfalda per lasciare spazio a una giornata diversa dal solito.
A volte mi riprometto di farla come si deve, la colazione, almeno ogni tanto. Chissà se ci riuscirò.
Sono stata assente a lungo, addirittura per dodici giorni. Una pausa dovuta, necessaria – un po’ d’ossigeno e tanti pensieri.
Una pausa, dicevo. Una pausa cui hanno contribuito vari fattori, tra cui l’eccesso di idee: avrei voluto scrivere a proposito di tanti argomenti e, proprio per questo, mi sono fermata. E poi avevo bisogno di una breve vacanza.
Talvolta accadono fatti un po’ bizzarri. La scorsa settimana ho trascorso una giornata anomala, perché sono stata salutata più volte da persone sconosciute. Io ho risposto, è chiaro: in fondo, come si fa a rifiutare un saluto? Ma che stupore!
Mi successe anche due anni fa circa, in un tardo pomeriggio autunnale. In ogni caso è un’esperienza molto piacevole, anche se un po’ insondabile. Tra l’altro, ciò che la rende incomprensibile, è il fatto che tutti questi saluti siano avvenuti nello stesso giorno. Un po’ come le disgrazie, che avvengono tutte insieme. Solo che qui, per fortuna, si tratta di un avvenimento piacevole, sebbene poco significativo. Almeno in apparenza.
Dopo il tiramisù di ieri, mi è sembrato opportuno continuare con le delizie per la gola, ché certe abitudini sono benedette e guai a perderle. Crema chantilly e fragole per rallegrare la mia domenica:
Fra l’altro, mi viene in mente che non mangio bomboloni da parecchio tempo. Rimedierò senz’altro la prossima settimana, insieme alle frappe, ovvio, altrimenti a che serve il Carnevale?
Oggi è San Geminiano, patrono di Modena. Nel 2021, a causa della pandemia, fu annullata la tradizionale fiera che si tiene ogni anno in centro storico. Queste celebrazioni hanno un ruolo di grande rilievo nel consolidare il patriottismo civico e il senso di appartenenza alla comunità. Perciò, quando vengono annullate, provocano amarezza e un po’ di rabbia fra i cittadini. Quest’anno, invece, nonostante i contagi, si è deciso di ripristinare la fiera modificando un po’ la distribuzione delle bancarelle, in modo da non creare eccessivi assembramenti. Mascherina e green pass rinforzato come condizioni d’obbligo, naturalmente, e poi via alla festa in centro storico.
La cosiddetta normalità sembra fare capolino tra di noi.
Un blog come questo, piccino e casalingo, disperso nell’immenso oceano di internet, ha un suo scopo, anch’esso molto modesto: dispensare un po’ di bellezza, declinata in tante forme. Bei colori, bei paesaggi, armonie di parole e di pensieri. Questo perché, ogni giorno, siamo soffocati da bruttezze di ogni tipo e volgarità e insipienza.
Dopo una settimana piena d’impegni, che purtroppo mi hanno tenuta lontana da questo blog, ricomincio a scrivere così, affermando il nostro bisogno di bellezza, di serenità, di dolcezza.
Sono appena entrata nel blog e ho trovato gli auguri da parte di WordPress: Oltre il cancello, infatti, nacque esattamente quindici anni fa, il 12 gennaio 2007. All’epoca ne avevo un altro, di blog, e questo rappresentava soltanto uno svago fatto di estrema leggerezza, di pensieri semplici e quasi inconsistenti – un po’ come sedersi in un salotto e dire le prime cose che capitano, senza porsi problemi di profondità, quasi senza riflessione.
Ma poi Oltre il cancello è cresciuto ed è rimasto aperto e ha assunto toni e colori propri, una sua fisionomia, un suo spessore, tanto che a volte mi sembra che abbia una vita tutta sua, fatta di ore e di giornate particolari, e che mi aspetti quando sono immersa in altre faccende. Ogni tanto mi sembra addirittura che questo blog mi chiami o che mi rimproveri per qualche breve assenza. Ormai non oso neppure pensare di chiuderlo, perché mi sentirei in colpa – ma di fronte a lui, di fronte al blog che ormai è una creatura vivente a tutti gli effetti.
Non amo molto i compleanni, gli anniversari e le celebrazioni. Solo che quindici anni sono tanti, per un piccolo blog come questo, e allora qualcosa dovevo scrivere.
Ieri, nel tardo pomeriggio, mi sono lasciata sedurre dalla nebbia. Mentre il giorno si ritraeva in silenzio, sono andata incontro all’oscurità per salutare l’anno in procinto di dissolversi. La meta è stata il centro storico, perché desideravo vedere la cattedrale romanica avvolta dal velo della nebbia:
In questo periodo festivo, in Piazza Grande c’è un’installazione che proietta sulla cattedrale alcuni giochi di luci colorate. Ieri eravamo in tanti di fronte a questo spettacolo, nonostante il freddo invernale:
A un certo punto le luci sono diventate verdi e arancioni:
Poi sono comparse altre sfumature:
D’improvviso sono apparse immagini di statue:
E infine un trionfo di vivaci colori a fendere l’oscurità:
Sempre in centro storico, in piazza San Francesco, c’è un albero natalizio insolito. Chi non ha più vent’anni ricorda senz’altro quei deliziosi quadretti lavorati all’uncinetto con cui le nostre nonne facevano coperte e molto altro: sono le piastrelle “granny”, spesso elaborate con gli avanzi dei gomitoli di lana. L’albero della foto qui sotto è formato proprio da piastrelline all’uncinetto:
Tutti questi colori ci aiutano a tollerare l’aspra severità dell’inverno, a sfidare le sue tinte gelide e cupe, insegnandoci così l’importanza di reagire di fronte alla notte, al declino, alla sofferenza.
Intanto auguri, auguri per un 2022 sereno. Soprattutto, auguri per un anno nuovo senza troppi guai all’orizzonte. Un anno un po’ benigno, ecco, perché di questo abbiamo bisogno. 🙂
Come tutti sanno, alcuni giorni fa Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco, un trio di onnipresenti medici televisivi, si sono esibiti con la canzone Sì sì vax, modulandola sulle note della celebre Jingle Bells natalizia.
Tale esibizione non mi stupisce, anche se – l’ammetto – forse non me la sarei aspettata da Crisanti, che a tratti, mentre cercava di cantare, appariva un po’ a disagio. Non mi stupisce, dicevo, lo scivolone canoro del terzetto delle meraviglie, perché il narcisismo medio di molti accademici, e di altri vari professionisti tutti votati alla carriera, è sconosciuto soltanto alle persone più ingenue. E se un narcisista finisce tutti i giorni in televisione, la frittatina è fatta: megalomania e mancato riconoscimento dei propri limiti diventano pane quotidiano.
Chiaro: la canzoncina maltrattata dai tre stonatissimi medici non può convincere i no-vax e i negazionisti a mutare le proprie opinioni; al contrario, può soltanto renderle più granitiche. Lo pensavano, i tre artisti, che avrebbero gettato discredito sulla categoria cui appartengono? No, non lo pensavano, perché il loro ego straripante li aveva confusi.
Aspettiamo di vederli a Ballando con le stelle, marciando a tempo di tango o di samba, magari insieme ai noti filosofi Cacciari e Agamben, ché così la pandemia sarà definitivamente sconfitta. Sì, sì.