Capita sempre così: una finestra aperta, il cielo quasi privo di colore, un vago grigio intorno e le tende che iniziano a danzare al vento. È il preludio alla pioggia d’estate, quel preludio in cui il silenzio del primo pomeriggio si ammanta d’indecifrabile solennità, quasi a voler richiamare l’attenzione invocando rispetto e compostezza. L’estate placa la sua esuberanza e acquista un’aria più seria, l’estate si riposa perché ha bisogno di un breve ristoro nonostante il suo vigore.
E allora è quiete, quiete assoluta: le tende continuano a danzare al vento, nessuna voce intorno, nessun respiro, come se il mondo intero, d’improvviso, si fosse fermato per ragioni inesplicabili. E si attende, si attende qualcosa che non arriverà, si attende sapendo che poi tutto tornerà come sempre è stato, eternamente identico a se stesso.
Mentre l’estate si riposa e i monti dormono e le colline sorridono.
(Nell’immagine il dipinto Donna distesa, di Federico Zandomeneghi)