Arriva luglio e non si può fare nulla per impedirlo. Non possiamo eliminarlo dal calendario, esiste, c’è, bisogna accettarlo. Mese splendido per chi abbandona la città e si tuffa nel ritmo spensierato delle vacanze, ma insopportabile per chi in città deve restare. E in effetti io non lo sopporto più.
C’è stato un tempo, però, in cui l’ho amato: era il periodo in cui lo trascorrevo, almeno in parte, in appennino. A quell’epoca, consideravo luglio magnifico perché mi consentiva di starmene quasi tutto il giorno fuori casa a correre, passeggiare, inventare passatempi, chiacchierare e fare innocue stravaganze. Il momento più magico era il mattino, subito dopo aver fatto colazione, perché il giardino aveva uno splendore tutto suo, difficile da descrivere, con quel verde brillante che sembrava ancora più verde del solito. Ai miei occhi, era come se la notte appena trascorsa avesse donato una freschezza particolare alle piante, che apparivano particolarmente vive e vivaci – forse quasi bambine.
Di pomeriggio, subito dopo pranzo, l’atmosfera cambiava e il giardino diventava ai miei occhi più maturo, più adulto, forse meno vivace ma placido e sereno, quasi rassicurante. Poi, dopo cena, quando le prime ombre della sera comparivano, il giardino si trasformava in un vecchio saggio o in un discreto, intelligente e affidabile consigliere: era giunto il momento del riposo e del raccoglimento. Certo, era un riposo tipicamente estivo, dal quale erano banditi i pensieri più opprimenti o profondi. A volte, con le mie cugine, ascoltavamo musica fino a mezzanotte e danzavamo sotto le stelle e la luna, sotto un cielo immenso che non finiva di stupirmi, che mi lasciava frastornata e felice, che mi faceva sognare l’impossibile.
Naturalmente, spesso mi annoiavo. Adesso, quando ripenso a quei momenti, scelgo solo di selezionare le memorie più belle; ma la realtà era anche un’altra, come frequentemente accade in simili casi. Solo che ora, trascorrendo luglio in città, certi ricordi tornano spontaneamente con una luminosità particolare dalla quale sono sedotta. E intanto, mentre ricordo, spero che per me questo mese passi in gran fretta.