
Una madre, di Silvestro Lega (olio su tela, 1884)
Vorrei scrivere molto, vorrei scrivere a proposito di vari argomenti, ma preferisco evitare di trasferire sul blog i miei attuali umori che, dato il clima rovente – 38 gradi circa -, non sono inclini all’entusiasmo più sfrenato.
E allora lascio un’immagine quieta, rassicurante, serena.
Silvestro Lega, Tra i fiori del giardino, 1862.
Leggere tranquilli all’aperto, in una mite giornata di primavera, quando la dolcezza del sole e dell’aria si fondono in un abbraccio silenzioso per inondarci di tepore, per accarezzarci, per regalarci qualche sogno – ancora, nonostante il disincanto.
Leggere sereni all’aperto, senza temere lo scorrere delle ore, il declino del pomeriggio, la sera che verrà. Sapendo che non sono giorni di pioggia, questi, non sono giorni di cielo irritato e dispettoso, di nuvole impazzite, di sospiri trattenuti a stento.
Sono invece preziosi giorni di quiete, giorni di luce obliqua tesa ad afferrare l’infinito – e a sussurrare parole, poesie e canti che si credevano perduti.
(Nell’immagine il dipinto Lettura romantica, di Silvestro Lega)
Ho pubblicato l’immagine di questo bellissimo dipinto altre volte: si tratta di La visita, un’opera del pittore macchiaiolo Silvestro Lega (1826-1895) che io amo molto. La ripubblico oggi perché particolarmente suggestiva in una giornata fredda e grigia come questa. Nel dipinto, infatti, l’atmosfera è desolata e squallida a causa del clima, ma tale desolazione è felicemente spezzata dal gesto d’affetto delle due donne davanti alla casa. Come a dire: non importano il gelo e la tristezza della stagione invernale se siamo noi a infondere calore alla nostra esistenza, attraverso gesti, azioni e pensieri. Del resto, l’inverno stimola a cercare riparo e quindi favorisce l’intimità, il pensiero profondo, lo sguardo prolungato e acuto su cose e persone.
Ma dopo l’inverno, si sa, arriva la primavera, inevitabile preludio all’estate:
Si cammina fra il verde di cespugli esultanti per il sole e l’inquieto azzurro del cielo; si cammina, poi ci si ferma e si pensa: si guarda un punto oltre l’orizzonte, si osserva con attenzione, si vuole capire, ci si rifiuta di distogliere gli occhi. Forse si attende qualcuno o qualcosa, o forse ci si trova di fronte a una scena che suscita la nostra curiosità. Ma resta il fatto che si guarda con serietà. In altre parole: anche se la stagione invita a disperdersi, si resta presenti a se stessi, si rimane vigili, padroni di sé e della propria esistenza. Il dipinto è Ragazza con l’ombrello, opera di Federico Zandomeneghi, altro noto macchiaiolo.
Vorremmo che talvolta fosse davvero così. Vorremmo che il tempo fluisse con solenne lentezza, avvolgendo cose e persone per regalare loro soltanto pace. Senza cercare l’impossibile, senza desiderare un altro giardino e innumerevoli colline e infiniti fiori.
Senza guardare oltre, ma rispettando ciò che si ha.
(Nell’immagine il dipinto Un dopo pranzo, di Silvestro Lega)
L’inverno si è vestito di grigio e di nero. Il pomeriggio è squallido, eppure l’atmosfera cupa non riesce a influenzare il mio umore.
Ho pubblicato l’immagine associata a questo post già un’altra volta, durante l’estate del 2010. Si tratta di uno splendido dipinto di Silvestro Lega dal titolo La visita. Credo che si accordi alla perfezione con il clima di questa giornata.
È un dipinto che mi affascina perché, pur mostrando con notevole efficacia i toni e la tristezza che pervadono le giornate di questa stagione, non suscita in me alcuna malinconia: c’è qualcosa di caldo e di profondamente umano a pervaderlo nell’insieme, e non è soltanto merito dell’abbraccio delle due donne in primo piano. Mi colpisce in modo particolare la figura femminile sullo sfondo a destra, quella che sta per arrivare, perché mi trasmette un profondo, inspiegabile senso di calma. È come se, in questo straordinario quadro, fossero racchiuse una saggezza antica, la chiave della serenità, il segreto dell’esistenza.