
In questi giorni di caldo insopportabile, la Lega continua a operare alacremente per il bene dello Stato. Abbiamo appreso una notizia interessante:
Ora il Parlamento dovrà esaminare anche la proposta di legge del deputato Pierguido Vanalli dal titolo esemplificativo: “Introduzione dell’articolo 107-bis del codice civile per la celebrazione di matrimoni in lingua locale“. Fiori d’arancio in dialetto, perfetti per ribadire l’antico detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”.
Ed ecco che proprio pochi minuti fa ci è giunta una telefonata da parte del poeta stilnovista Mario Borghezio, ansioso di comunicarci altri dettagli circa la riforma dei matrimoni. Mentre si udiva in sottofondo il raffinato Matteo Salvini ubriaco e intento a cantare un inno contro i meridionali tutti mafiosi, Borghezio ha detto di averci inviato una mail con allegata una bozza riguardante questo delicato tema.
Ora la trascriviamo fedelmente, lieti di condividerla con i lettori.
Bozza
Matrimoni. La possibilità di celebrare matrimoni in dialetto è soltanto il primo passo di una doverosa riforma della materia. Com’è ovvio, infatti, ogni riforma ha i suoi tempi e occorre operare in maniera progressiva ma costante.
Durante il primo stadio, ancora imperfetto, sarà obbligatorio coniugarsi soltanto fra padani: saranno banditi, quindi, i pericolosissimi e assurdi matrimoni misti (tipo, che so, un lombardo con una lucana, un veneto con una marchigiana, ecc.) a causa dei quali la civiltà padana rischia la rovina delle sue millenarie tradizioni, e la caduta verso forme di vita primitive e incivili.
Dopo questa fase, a mano a mano che la Padania finalmente si frantumerà in una miriade di meravigliosi localismi, i matrimoni dovranno avvenire esclusivamente su base regionale: un veneto dovrà sposare una veneta, un piemontese una piemontese e così via. I trasgressori saranno puniti mediante l’esilio definitivo in terre piene di zozzoni e di depravati, cioè la Francia e la Spagna, perdendo così il diritto di appartenenza alla civiltà padana.
Una volta consolidati i Comuni quali organismi indipendenti, ci si sposerà soltanto fra gente nata nella medesima città: un maschio di Pavia con una femmina di Pavia, un maschio di Bologna con una femmina di Bologna, e così via. Chiaro il concetto, no?
Nello stadio definitivo di questa riforma, che poi è l’apoteosi del tutto, i matrimoni avverranno fra persone nate nel medesimo condominio della medesima città: si tratta di un fausto ritorno alla famosa identità-di-cortile, che ci riporta ai tempi felicissimi della civiltà-delle-aie, quando ci si frequentava solo tra persone che vivevano nei pressi del medesimo pollaio, parlando con gioia il dialetto e rifiutando gli intrusi che non lo conoscevano.
Gli sponsali saranno celebrati da un druido locale, rigorosamente nato sul posto, che parlerà agli sposi dei diritti e dei doveri del matrimonio padano. Affiancherà il druido Silvio Berlusconi, il cui compito consisterà, vista la sua esperienza, nel dare consigli alle giovani coppie per la perfetta riuscita dell’unione coniugale. Noi, infatti, a differenza della sinistra scellerata che attenta ai sacri valori della tradizione, preferiamo non incoraggiare i divorzi. 😀
A proposito poi di druidi, una postilla. Che non capiti mai più quanto è avvenuto lo scorso sabato, quando abbiamo stanato un druido impostore!
Roberto Calderoli stava assistendo al matrimonio fra sua nipote Cunegonda I da Abbiategrasso con Alboino III da Malpensa, quando, dato il suo incredibile fiuto da segugio, si è accorto che il druido celebrante il rito non era padano. Abbiamo così appreso che il disgraziato era un muratore siciliano che voleva arrotondare i suoi guadagni ed era solito travestirsi da druido nei week-end allo scopo di prendere qualche obolo.
L’abbiamo espulso con infamia dal sacro territorio, intimandogli di non venire mai più qui al nord.
Ciò sia d’esempio per tutti!