
Una delle tante caratteristiche di Facebook è la presenza, in esso, dei cosiddetti rancorosi-social. Eh sì, su Faccialibro non abbondano soltanto i profeti intenti a dispensare pillole di saggezza alle povere pecorelle smarrite, ma c’è anche una nutrita schiera di individui che usa il mezzo per sfogare ira e rabbia verso persone come amici, ex fidanzati/e, ex compagni di scuola, parenti e affini. Che ciascuno di noi, nella vita, prima o poi provi rabbia e rancore verso qualcuno, è un dato noto; e, lasciando da parte inutili moralismi, è naturale volersi vendicare di qualche torto o volersi sfogare a parolacce. Solo che tutti questi sentimenti, senza dubbio legittimi e umani, vengono inevitabilmente banalizzati se ridotti al linguaggio tipico di Faccialibro, cioè alle solite frasette sentenziose, e possono suscitare – ahimè – qualche risata.
Il rancoroso-social si alza di mattina abbastanza torvo e, dopo aver trangugiato malamente il cappuccino della prima colazione, rischiando di soffocarsi per la rabbia che cova, si collega a Faccialibro col cellulare o con lo smart-qualcosa, e digita in fretta il pensiero che non riesce a tenersi in corpo, condividendolo generosamente con tutti gli abitanti del globo.
Alcuni esempi di frasi tipiche del rancoroso-social:
– tanto lo so che mi leggete, ma io non ho paura di nessuno! (Rancoroso appartenente alla sottospecie del coraggioso-social).
– tanto la ruota gira e quello che è capitato a me domani toccherà a voi! (Della serie: chi la fa, l’aspetti! Questo è il rancoroso jettatore)
– non credere che non me ne sia accorto/a! Ci siamo intesi, eh! (Rancoroso in salsa criptica: sa di essere su Faccialibro, sa che l’umanità lo guarda, e quindi sì, vuole che gli altri sappiano, ma anche no, che non sappiano fino in fondo)
– ci sono delle persone che fanno sempre una doppia faccia, ma io me ne frego! (e se te ne freghi, perché allora, di grazia, lo scrivi qui?)
– non farti illusioni se hai 1000 amici su Facebook! Gesù ne aveva solo 12 ed è stato tradito. (Rancoroso pessimista affetto da manie religiose)
– potete accusarmi di tutto, ma non di mentire. Io sono sempre sincero/a e perciò vi dico in faccia ciò che penso di voi! (Sì, sì, in faccia lo dici, cioè su Faccialibro)
– c’è della gente che non sa quello che dice! Ma io tiro dritto per la mia strada! (E fai bene! Pensa un po’ se tirassi storto!)
Su Faccialibro è presente anche un’altra tipologia di utente: il social-viveur altrimenti detto estroverso-patologico. Costui vuole dimostrare al mondo intero – che in effetti avverte l’esigenza di tale dimostrazione – di essere un soggetto che partecipa a tante feste, che si riunisce con caterve di amici, che trascorre l’esistenza fra un divertimento e l’altro e che ride, ride sempre, non smette mai di ridere. Allora che fa? Semplice: pubblica a raffica le foto delle cosiddette feste cui partecipa. Attenzione, però: non sto parlando di chi pubblica un po’ di simpatiche fotografie; mi riferisco a quelli che, per ogni singola festicciola alla quale partecipano, pubblicano un intero book fotografico, un’orgia incontenibile di fotografie che li ritraggono in tutte le situazioni possibili pur di eternare la magnificenza di simile riunione: foto vicino all’amico con birra in mano, poi con un bicchiere di vino e, in seguito, con un pezzo di pizza nella medesima mano; successivamente, foto con dito indice puntato verso una una specie di torta, e almeno due o tre foto ancora con il medesimo dito puntato verso i resti di un panino e alcuni tramezzini; a seguire altre foto con l’amico che gli fa le corna sulla testa e con tutti gli altri amici che, a turno, si esibiscono nel medesimo rito delle corna. Non può mancare, ovviamente, la foto clou della serata, quella in cui sono tutti sdraiati a mucchio sul divano, quasi uno sull’altro.
Ecco, dopo aver visto un centinaio di foto di questo tipo, sorge il sospetto che al social-viveur o estroverso-patologico non interessi nulla della festa in sé, ma che vi abbia partecipato al solo di scopo di fare le foto per postarle poi su Faccialibro.
L’estroverso-patologico non teme di mostrarsi Urbi et Orbi nella propria intimità. Ne ho visto uno – lo giuro, non sto mentendo – sdraiato sul suo letto in pigiama, coi piedoni in primo piano e alcuni piatti di vari cibi accanto a sé, anch’essi sopra al letto; e poi, in un angolo, la visione mistica: una porta aperta sul bagno e, in bella vista, il trono, altrimenti conosciuto come water.