A ottobre, le giornate cupe non sanno di pianto e disperazione, ma di delicata, sfumata, pallida malinconia, struggente quanto basta per regalarci l’anima più vera dell’autunno, ma senza alcun nero d’inchiostro a procurare dolore.
Ci si sente calmi e persino allegri per l’austerità priva di superbia che caratterizza giornate come questa. Ottobre racconta favole colme di antica saggezza e stralci di poesie che pochi sanno ascoltare; ottobre parla allo spirito, irretito da una magia fatta di sguardi sognanti dietro persiane semichiuse, di foglie che iniziano a cadere adagio, di suggestioni senza nome.
Intanto, il cielo resta muto.