Ci piacciono sempre, in ogni modo: superbe e maestose nei giardini di maggio accarezzati dal sole mite e compiacente; oppure, raccolte in vasi di porcellana, sensuali ed enigmatiche accanto a finestre attraversate dalla luce del tramonto.
E le amiamo anche umide di pioggia, straziate dal vento improvviso di giornate furiose o durante l’agonia di petali sfioriti e stanchi. Le amiamo nel loro splendore e nella loro decadenza, inebriati da quell’incanto di profumi, colori e forme che rimandano all’Altrove. Troppo belle per appartenere a questo mondo, le rose sanno d’infinito, di eterno – e insondabile mistero.