
Si accendono i lampioni. La notte non è un velo, ma una menzogna, la nostra indifferenza, quel passare attraverso senza fermarsi mai – crudeli.
È una sera di novembre molto umida e fredda. Una di quelle sere in cui, aprendo la finestra di una stanza per chiudere le persiane, si resta quasi stupiti nel vedere la strada completamente vuota; a farle compagnia e a illuminarla, soltanto i lampioni immobili.
In Via Farini sono comparsi tre alberi di Natale. Ricordo che, non molti anni fa, nessuno si sarebbe sognato di addobbare le strade della città prima della fine di novembre o dell’inizio di dicembre. Da qualche tempo a questa parte, invece, in qualche negozio già a ottobre vengono esposti i presepi. I tempi cambiano, non c’è che dire.
Novembre. Questo è un mese particolare, che può evocare grande poesia e immenso squallore. A pensarci bene, però, non c’è un vero contrasto: a volte si può trovare infinita poesia anche nello squallore, così come si può provare gioia persino del dolore.
Il freddo accompagnato dall’umidità è insopportabile. La giornata è stata tetra come non mai a causa di una pioggia sferzante e continua. Ma adesso è calata l’oscurità a celare il grigio disperato delle ore precedenti. Tutto è nero: oltre i vetri si distinguono soltanto i lampioni accesi, malinconici e immobili.
Come reagire di fronte a condizioni meteo tanto avverse? A suo tempo, Gene Kelly danzò con notevole maestria sotto la pioggia, regalando al mondo un’indimenticabile scena di ballo; ma noi non possiamo permetterci altrettanto, un po’ per evitare di ammalarci, un po’ per non essere scambiati per pazzi e costretti a un trattamento sanitario obbligatorio.
E allora? E allora ci attende una lunga serata da vivere, se possibile, con calma. Da assaporare lentamente, da gustare fino in fondo, ciascuno a proprio modo. Non esistono né pioggia né oscurità quando i pensieri oltrepassano questi limitati confini e si dedicano ad altro.
Ed ecco un buon pensiero, tanto per cominciare:
Lo so, non è poetico. Ma anche lo stomaco, poveretto, ha le sue sacrosante esigenze da onorare e rispettare, e un buon piatto di pasta non ha mai fatto male a nessuno.
Dopo aver rallegrato lo stomaco, possiamo finalmente allontanarci dal vile livello della bruta materialità ed elevarci a nutrire lo spirito. Pierre Auguste Renoir può fornirci un aiuto:
Il dipinto Giardino a Rue Cortot ci ricorda che la primavera non è lontana, e che arriveranno giorni colmi di fiori e di passi sull’erba verde.
Con il trascorrere del tempo cambiano molte cose. In passato, non avrei mai pensato che sarei arrivata ad apprezzare persino la nebbia. Ma forse il verbo “apprezzare” è eccessivo. In realtà continuo a ritenerla antipatica e deprimente; tuttavia in alcuni casi la considero affascinante, come quando, leggera e forse timida, accompagna certe mattine d’ottobre fredde e senza pioggia, regalando all’autunno un’atmosfera rarefatta e quasi magica.
Poi c’è la nebbia fitta e opprimente di alcune giornate di novembre scure, squallide e quasi disperate. Sono giornate impossibili da amare perché suscitano pensieri malinconici e spenti, cancellando senza pietà le tinte pastello di certe profonde emozioni.
Eppure, quando cala la sera e si è tanto fortunati da avere un riparo, intravedere a fatica i lampioni, accesi lungo le strade nere, è un incanto che sa di tenebre chiamate a proteggere i ricordi.
No, non sono scomparsa. La colpa di qualche giorno di silenzio è solo dei preparativi per le feste. Dopo dodici anni d’onorato e fedele servizio, infatti, il mio bell’albero di Natale ha deciso di morire – poverino, ha perso un grosso ramo – e così ho dovuto acquistarne uno nuovo. Non riuscendo ad accontentarmi facilmente, ho cercato con attenzione e alla fine ho trovato quello che desideravo: un albero altissimo – due metri e dieci centimetri – e di un bellissimo colore verde intenso, nonché pieno di rami. Ieri ho impiegato più di un’ora solo per unire bene tutti i pezzi e aprire i rami, e oggi ho dovuto addobbarlo ma non ho ancora finito.
Descrivere il freddo pungente e l’atmosfera cupa di questo sabato pomeriggio è quasi impossibile. Sono le sedici e quarantacinque, sta calando l’oscurità e i lampioni sulla strada sono già accesi. Il gelo è insopportabile e, se si è obbligati a uscire, si fa di tutto per rientrare in fretta a casa. Ecco che allora la scelta degli addobbi natalizi è legata, almeno per quanto mi riguarda, alle condizioni atmosferiche: come colori prediligo il rosso e l’oro, perché infondono una piacevole sensazione di calore in contrasto con il furore grigio dell’esterno. La verità è che le feste natalizie sono anche un modo per salutare l’inverno che arriva e prepararsi ad affrontarlo al meglio, opponendo ai suoi toni cupi la dolcezza e la serenità che derivano dal vivere in ambienti in cui predominano i colori caldi.
La strada è ormai invasa dal bianco della neve che sta cadendo da ore. Il desiderio di spalancare la finestra della mia camera e di guardare fuori, incurante del gelo della notte, è fortissimo, ma prevale la ragione. Mi limito a osservare i fiocchi attraverso le persiane: questo è l’inverno, bianco, nero e implacabile.
Penso a domani mattina, alla difficoltà di muoversi lungo le strade, al freddo e agli abiti pesanti. Ma poi torno a guardare i lampioni lungo la via, con quella fioca luce gialla rispettosa del silenzio e dell’oscurità. Guardo i lampioni; forse li ho guardati troppe volte e per troppi inverni.
Finalmente il silenzio. È tardi: le tenebre hanno avvolto la città.
A quest’ora mi piace scostare la tenda della finestra della mia camera e guardare, attraverso le persiane, i lampioni accesi sulla strada scura. Quei lampioni m’infondono pace. Sono il segno che tutto è tornato calmo, che l’affannarsi sconnesso e a volte inutile del giorno ha lasciato il posto a una dignitosa compostezza.
Adesso posso liberare i miei pensieri, adesso posso aprire la porta dell’angusta cella in cui li avevo rinchiusi, in attesa di poterli avere tutti per me.
I lampioni accesi sulla strada vuota illuminano anche la mia mente, le fanno compagnia, discreti e attenti, mentre cerca soluzioni, percorre vie sconosciute e connette colorate immagini a creare fantasie.
Finalmente tutto tace, complice anche il freddo di questa serata inclemente. Sebbene sia molto difficile riposare, almeno il frastuono del giorno è cessato.
(L’immagine è tratta da: http://vitappunti.wordpress.com)