L’inverno racconta

Stamattina l’inverno ha tentato di regalarci la neve: alcuni fiocchi stanchi e dubbiosi, soltanto un’idea di neve, e poi il nulla, il nulla del cielo incolore. È rimasto lo sguardo gelido e intransigente di questo mese cupo, e l’inspiegabile bellezza degli alberi spogli.

È inconsueto, lo so, amare gli alberi in queste condizioni, gli alberi fragili e soli e circondati da tanta indifferenza; ma io ne colgo – non so come – lo stupore assorto, la profonda intelligenza, la misteriosa forza che a tutto sa resistere.

Non si dissolve mai, la vita, ma sempre ricomincia. E l’inverno questo ci racconta.

Verso il tramonto

Quando nel tardo pomeriggio, ad aprile, la luce inizia a smorzarsi adagio, ci si sente avvinti da un’atmosfera rarefatta, mentre il tempo sembra sospendere la sua corsa – come a sfaldarsi.

Il tramonto è un incanto, a primavera. Per alcuni è un sollievo: gli schemi del giorno che s’infrangono, i giochi di ruolo che vengono meno – finalmente la pace, finalmente se stessi.

Resta il fatto, freddo nella sua incontestabile oggettività, che il tramonto segna il termine di una giornata, una giornata che non potrà ripetersi. Il tramonto ha in sé la forza spietata della conclusione, di tutto ciò che è irrevocabile: un giorno, col suo fardello di dolori e costrizioni, e con il suo scrigno di tesori preziosi, svanisce per sempre. Ne arriverà un altro, è vero, ma sarà diverso, non più lo stesso.

A primavera, inebriati dal verde brillante degli alberi e dalle tinte dei fiori, il tramonto è un passaggio luminoso, di morbide braccia attorno alla vita – l’accompagnarci al nuovo, noi, spegnendoci senza affanni.

Ho scattato queste fotografie verso il tramonto, al parco di viale Buon Pastore.

In lontananza


S’avverte in lontananza, cupo e minaccioso; eppure l’atmosfera parla di serenità nonostante il malumore del cielo. In fondo, è soltanto un tuono.

Sembra che il tempo si fermi in attesa dell’oscurità o del ritorno del sole. A primavera capita che i temporali non abbiano il coraggio di disturbare la quiete rarefatta del pomeriggio.

Domenica d’inverno


Freddo intenso, atmosfera spettrale e persino alcuni fiocchi di neve: l’inverno mantiene intatto il suo eccezionale vigore, anche se, prima o poi, sarà costretto ad andarsene. Certo, la sua caparbietà colpisce. C’è il rischio d’invidiare un po’ la forza che dimostra a dispetto del tempo che trascorre, condannandolo alla resa.

Come spesso capita in questa stagione, ai colori spenti di giornate infinitamente squallide s’accompagnano lunghe ore di silenzio, interrotte solo a tratti dal rumore di qualche automobile in fuga.
In fondo, anche questo è il riposo della domenica.

Un mosaico di pensieri


Troppi pensieri, talmente tanti da non poterli ordinare. Racchiudono ieri e oggi, passato e presente, si sovrappongono, s’intrecciano, si fondono in un mosaico di soli colori. E non vogliono andarsene.
Mi sorprendono i dettagli troppo nitidi, le immagini improvvise e chiare, le consapevolezze che avrei voluto cancellare; mi sorprende l’irresistibile forza di questa memoria che invade ogni spazio della mente senza lasciarsi imprigionare. Compaiono così giorni lontani e ombre che credevo remote. Sono spettri che chiedono di essere ascoltati e forse vendicati; sono fantasmi che implorano una risposta.