Oggi, tutt’intorno si avverte un silenzio che non è effetto della stanchezza. Non è il silenzio di chi è esausto, ma quello di chi ha raggiunto un punto d’equilibrio in un magico stato di sospensione. Un punto d’equilibrio fragile, certo, come fragile è tutta la realtà in cui si trova a vivere l’uomo; eppure è uno stato di grazia, forse modesto, forse enigmatico, a tratti molto appagante. Ogni anno capita questo dopo le feste natalizie. Ogni anno, fra il ventisette e il trenta dicembre, mi sembra di attraversare un sentiero ai confini del tempo e della realtà. Quasi un’altra dimensione. E senza sapere perché.
Giungono inaspettati ricordi di anni lontani, e scompare la fitta nebbia che ne avvolgeva alcuni. Tutto è nitido, ogni cosa è al suo posto. Dolori, gioie, fantasie – il mosaico è completo. Bisogna approfittare di questo non-tempo, di questa attesa priva di ansie, di questa quiete d’origine sconosciuta, di questa serenità forse immotivata. Bisogna approfittarsene, vivere questo non-tempo completamente, interrogarlo, carpirne qualche segreto.
La sera non è troppo lenta. E nessuno può infrangere questa profonda intima soddisfazione, frutto maturo di consapevolezza.