La vita che chiama

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Il  tempo  passa  in  fretta  e  una  pausa  di  dieci  giorni  sembra  soltanto  un  frammento  rubato  all’infinito. Talvolta  non   scrivo  non  per  mancanza  d’argomenti, ma, al  contrario,  per  sovrabbondanza  d’idee  e  pensieri,  o  per  un  eccesso  di  pudore  e   discrezione; poi  ci  sono  anche  quei  momenti  molto  bizzarri  in  cui  si  è  afferrati  da  un  certo  non-so-che  paralizzante. Forse  indecifrabile, forse  no.

Sono  meravigliose  giornate  di  primavera, queste; sono  giornate  di  una  mitezza  che  scalda  il  cuore, che  induce  a  pensieri  dolci, che  fa  emergere,  dalle  profondità  oscure  dell’anima,  infantili  desideri  di  corse  all’aria  aperta, di  risate  scomposte  nei  prati  colmi  di  vita, di  emozioni  nuove. Con  la  primavera, l’adolescente  che  si  cela  in  ciascuno  di  noi  alza  la  voce, chiede  di  essere  ascoltato, s’impone  con  ingenua  prepotenza  senza   ammettere  rifiuti. Spesso  madamigella  Saggezza  interviene  per  farlo  tacere, per  ricondurlo  con  fermezza  al  suo  posto, là,  nell’oscurità  di  quelle  memorie  cui  non  si  vorrebbe  attingere; ma  l’adolescente, si  sa, non   obbedisce, si  ribella, s’indispettisce, non  tollera  freni. Così,  madamigella  Saggezza  non  ne  esce  sempre  vincente: talvolta  deve  cedere  e  lo  sfrenato  adolescente  si  scatena.

In  fondo  è  giusto  così. Quando  la  vita  chiama  bisogna  rispondere, e  la  primavera  è  una  formidabile  amica  che  ci  risveglia,  facendoci  riscoprire  forze  ed  energie  sopite.

Sole a novembre


A novembre, il sole è un intervallo d’inaspettata serenità che riempie il cuore. S’insinua lungo le siepi avvizzite, gioca con le ombre, concede agli alberi non ancora spogli attimi di gioia, si posa sui tappeti di foglie gialle per recare conforto e persino speranza.

Novembre non può fare altro, non può compiere miracoli. Ma, quando si sforza di sorridere, regala all’autunno una profondità che non conosce limiti.

Scende la sera


Scende la sera lentamente, senza ostentazione. D’autunno i pomeriggi sono brevi, timide attese e intense poesie.
Scende la sera lentamente, ed è uno strano calore.

Scende la sera lentamente, la strada resta muta, l’autunno mormora al cuore: che sia l’inizio o la fine non importa. Resta la consapevolezza, gelida come l’inverno che dovrà arrivare.

Il tempo dell’attesa


Si scruta l’orizzonte nel tempo dell’attesa, si scruta l’orizzonte e si resta calmi, abbracciati dal verde e dalla luce che inonda anche i pensieri. L’unica voce è il lieve mormorio del vento, tanto cortese da celare, con garbo, turbamento e impazienza.
I fiori gialli sanno che nulla potrà più trafiggere il cuore.

(Nell’immagine il dipinto L’attesa, di Federico Zandomeneghi)

Oltre l’immenso


Riprendo a scrivere dopo dieci giorni di lontananza dal blog, e lo faccio di notte, una notte molto silenziosa. I pensieri sono tanti, fuggono veloci come il vento, scompaiono, ritornano, s’intrecciano e s’avvolgono in una danza vorticosa che sembra voler continuare all’infinito.

A volte la serenità è una presenza strana. Non disdegna la compagnia delle ombre, degli angoli bui, dei fiori appassiti, delle nebbie nel cuore.
E poi guardo in alto, oltre l’azzurro, oltre l’immenso.

Una passeggiata particolare


Non è come attraversare un prato a primavera, mentre il cielo sorride e i fiori sembrano parlare al vento; non è neppure come percorrere un sentiero quando l’autunno esibisce il meglio di sé e ci colpisce al cuore. Eppure è una passeggiata, una passeggiata su internet. Nel mio caso è caratterizzata da alcune abitudini ormai quasi irrinunciabili: c’è il blog da controllare, curare e migliorare, il solito forum in cui discutere dei casi di cronaca che m’interessano, i quotidiani on line da leggere, altri blog da visitare. E tutto ciò è accaduto per pura curiosità: desideravo studiare questo nuovo mezzo di comunicazione, capirne il funzionamento e le potenzialità; per farlo, ho dovuto ricorrere al metodo più adeguato, ossia all’esperienza. Mentre si fa, si apprende.

Ormai so cosa mi piace e cosa mi lascia indifferente, cosa mi attira e cosa respingo con forza. Ho scelto il mio sentiero, insomma, dopo averne visitati tanti al solo scopo di capire, e mi piace perché l’ho tracciato io poco alla volta, tessera dopo tessera, come se stessi formando un mosaico. Così, nonostante gli impegni e gli svaghi della vita reale, e spesso a dispetto della stanchezza, mi trovo quasi ogni giorno a compiere questa passeggiata tanto particolare. Magari non posso camminare lungo l’intero sentiero, però percorro sempre qualche metro.

(In foto, I papaveri di Claude Monet)

L’attesa


Una finestra aperta perché il cielo è azzurro e un interno dominato da colori caldi: così l’attesa diventa un intermezzo sereno, un punto di passaggio del quale assaporare ogni istante, un’emozione che riempie il cuore ma senza turbarlo.
La sera calerà molto presto, come un morbido mantello di velluto a proteggere fragili speranze.

(In foto il dipinto L’attesa, di Odoardo Borrani)