Martedì 31 gennaio abbiamo festeggiato la ricorrenza del nostro patrono, san Geminiano. Come ogni anno, il centro storico è stato invaso dalla tradizionale fiera e dai riti che immancabilmente scandiscono questa giornata: la visita ai resti del santo, la messa solenne in Duomo, la sfilata delle varie autorità cittadine. Questo intreccio tra sfera religiosa e sfera civile ha il compito di riaffermare e consolidare il sentimento identitario che anima ogni città, ossia il suo patriottismo civico.
Come al solito, sono andata alla fiera ma non l’ho visitata tutta perché, arrivata in Via Emilia centro all’altezza di Piazza Mazzini, si è formato l’immancabile, odioso ingorgo: era impossibile passare. Non avendo né il tempo né la pazienza per procedere a un ritmo più lento di quello di una lumaca, sono tornata indietro. Così, la mia visita alla fiera si è limitata a Corso Canal Chiaro, a Piazza Grande e a quella parte di Via Emilia che conduce a casa mia. Un’ora e mezza d’immersione nell’atmosfera tipica della città in questa giornata particolare. E così gennaio è fuggito via, travolto dall’arrivo di febbraio.
Questa mattina, quando mi sono alzata ho trovato una sorpresa: una fitta nebbia, densa, spessa, tipicamente invernale. Ma l’atmosfera è quella di febbraio, insignificante, malata, incolore: è l’inverno senza carattere, senza personalità, senza sussulti degni di nota. Però questo è anche periodo di Carnevale, una festa che è il trionfo assoluto dei colori e, volendo, del divertimento. Allora sorge una domanda: sono forse soltanto i bambini a doversi divertire a Carnevale? Penso di no, penso che qualche sanissima stravaganza si addica anche a noi adulti e adulte. E io, che in fondo un po’ stravagante lo sono, sono stata attirata da questa bella parrucca rosa:
Chissà… 😀