
Amo il rumore dei tuoni che prelude al temporale: è un segno di trasformazione, l’estate che si ritrae in un angolo, pensierosa e forse stanca, e noi che ci addormentiamo o ci fermiamo a sognare.
Ottobre è una strada silenziosa, con alberi fitti a farle compagnia e nessun timore – l’autunno vibrante di colori, e tu che mi aspetti all’angolo ma come di nascosto, perché il tempo, quello giusto, non è ancora arrivato.
Primo giorno di ottobre: intenso, cupo – il volto pallido, malato e stanco. Ottobre inizia com’è giusto che sia, dispiegando la profonda malinconia dell’autunno senza incertezza, senza ripensamenti, senza inopportuni raggi di sole.
Piove senza alcun rumore, gocce ininterrotte di silenzio e d’inafferrabili misteri. Da qualche parte, in qualche angolo remoto e scuro, deve trovarsi la verità. Sarà ottobre a scorgerla, a rivelarla, ad ammantarla di nuova luce.
Ha il volto triste e un po’ severo. Oggi è arrivato così, grigio e forse irritato, a ricordarci la sua eterna, affascinante ambiguità.
Ottobre è profondo, complicato, dolce e aspro nello stesso tempo. È un viale silenzioso percorso dal vento, una panchina solitaria in un angolo remoto, uno scrigno di ricordi che non vogliono svanire. Ottobre è uno sguardo interminabile attraverso una finestra chiusa, un sussurro che si perde oltre la nebbia del mattino, un gesto di pietà per cancellare i tanti affanni.
Restano, tra le foglie, i segreti e il tempo trascorso e il coraggio che non viene meno.