Ricomincio

Ricomincio a scrivere in un freddissimo giorno di pioggia, mentre l’inverno infuria dopo alcune giornate miti. Del resto, un pomeriggio piovoso è l’ideale per scrivere – il cielo malinconico, il piacere di restare in casa avvolta dai pensieri.

Sono stati mesi molto intensi, per me, ricchi di eventi, di decisioni, di viaggi e di nuove relazioni. Una parentesi che si è conclusa da poco e che mi è stata utile sotto molti punti di vista. Ma, durante questo periodo così particolare, ho trascurato il mio blog a causa del poco tempo a disposizione e d’inevitabili momenti di stanchezza.

Adesso sono a casa e lascio che la domenica compia il suo corso, senza farmene intimorire. Il vento, fuori, è un urlo straziante, un furore violento; ma non m’importa, nulla m’interessa se non avvertire il trascorrere della giornata, sentirlo nel cuore, assecondarne le tinte scure. E io l’amo. Amo l’inverno come non mi era mai successo prima d’ora, come se si fosse svelato interamente, come se avesse gettato la sua maschera al momento giusto – sono io l’inverno, di gelo vestita.

Ricomincio a scrivere e ricomincio la mia vita.

Fermate d’autobus

Spesso, quando mi trovo sull’autobus e guardo fuori, mi colpiscono le fermate che non ho mai frequentato, che non appartengono alla mia realtà quotidiana, neppure a quella remota – stralci d’infanzia, piccoli viaggi urbani, tragitti per non so dove.

E penso che vorrei, talvolta, vivere qualcuno di questi luoghi d’attesa, percepirne l’atmosfera, perché ce n’è sempre una, una c’è sempre se la sai afferrare – e, in quel momento, afferri te stessa.

Quando ti trovi ad aspettare, cammini sempre incontro all’ignoto. T’illudi di avere una destinazione e basta, un punto d’arrivo che sia una conclusione, una certezza; ma la realtà è un’altra, sfuggente, fatta di volti nuovi, d’improvvise armonie o dissonanze. E poi non sai se arriverai a destinazione, se il viaggio sarà più lungo del consueto, se un imprevisto spezzerà la monotonia dell’attesa.

Ma quella fermata, quel punto qualsiasi voluto dagli uomini, dà forma al mondo e alle giornate, crea la realtà e la sostiene, rende possibile il viaggio, i pensieri, le illusioni, le aspettative.

Le fermate d’autobus mi piacciono d’autunno, nelle giornate incolori, quando le foglie non smettono di cadere e l’attesa diventa un mistero – solenne, forse senza ritorno.