
Succede che all’inizio d’aprile certe mattine siano così, irresolute e opache, le nuvole cupe in cielo a raccontare storie di pioggia – oppure la nebbia, e qualche sprazzo luminoso, lì accanto, a rassicurarci.
Gli umori d’aprile sono indecifrabili, fra insoddisfazione, aspettative e lunghe attese – un tempo sospeso fra tinte radiose e ciò che eravamo.
Aprile ti entra dentro adagio, per dirti che, in fondo, non è mai finita.
Eppure è finita, Romina, ciò che eravamo non ritorna….
Lo so. E i cambiamenti radicali sono sempre faticosi: è dura non riconoscersi più, è dura essere “altro”. Ma è necessario e comunque inevitabile. Bisogna accettarlo per costruire il nuovo, altrimenti è finita.
Mi sembra di non riuscire a costruire il nuovo, non riesco a farcela…scusa se ti scrivo così, mi sei diventata familiare non so neanche da quanto tempo ti seguo…
Silvia, no, non devi scusarti. Puoi scrivere tutto quello che vuoi, ovviamente.
Lo so che si passano momenti così, ti capisco. Ma siamo tutti in continua evoluzione e, anche se a volte non sembra, riusciamo a cambiare e ad adattarci a nuove situazioni, a nuovi stili di vita.
Non è facile spiegarlo: un giorno ti alzi e ti accorgi che è successo.