Domenica mattina, ore 9:52. Prendo l’autobus, il 3, da viale Medaglie d’oro, quartiere Sant’Agnese. La mia meta è lontana, è la fine della città, quartiere Torrazzi, area industriale e popolare. L’autobus arriva al capolinea in via Portorico dopo 17 fermate. Ma è domenica, il traffico è ridotto e così il viaggio è rapido: in meno di un quarto d’ora raggiungo via Portorico, una strada tranquilla costellata da villette con giardini e palazzine minuscole. Eccola:

Il parco dei Torrazzi è raggiungibile in fretta, all’incrocio con via Cuba. Se il parco della Resistenza è una fedele ricostruzione della campagna nella prima periferia della città, il parco dei Torrazzi è invece un tipico parco cittadino che però si estende ai margini della campagna, confondendosi con essa. Gli alberi sono belli e alti, le panchine sono nuove, i viali ghiaiati sono larghi. Il parco è molto grande e poco frequentato, un’oasi di verde ideale per chi voglia perdersi nei propri pensieri e allontanarsi dal caos cittadino. Nell’insieme, però, si respira un’aria di abbandono: qui si è davvero ai margini della città e si sente, si avverte dentro. Qualche foto:







Ecco la campagna che si dispiega accanto al parco:


Come ho già scritto altrove, io non amo le pianure perché m’infondono un gran senso di morte. E la pianura modenese non fa eccezione. Fatico a descrivere il senso di desolazione che provo di fronte a questi paesaggi, per cui evito di farlo e passo volentieri oltre. Tornata in via Portorico per prendere l’autobus, ho fotografato la chiesa di via Argentina, parrocchia di S. Anna:

In questo piccolo viaggio sono stata fortunata. La pioggia, infatti, è giunta dopo il mio ritorno a casa e renderà piacevole il mio pomeriggio di festa.
“Dove finisce la città / dove il rumore se ne va / c’è una collina che nessuno vede mai / perché una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo dall’eternità”
Sono i primi versi di una vecchissima canzone di Guccini, poi ripresa dai Nomadi, che si chiama La collina. Mi è venuta in mente non appena ho letto il titolo del tuo post.
Naturalmente qui mancano sia la collina che la nebbia (quest’ultima magari arriverà più avanti), e anzi abbonda la pianura, foriera di desolazione, ma comunque c’è questo elemento della città che finisce che unisce il tuo post alla canzone di Guccini.
Bellissimo post.
Ciao, Romina.
Grazie per aver citato Guccini, soprattutto perché non conoscevo quella canzone e quei bellissimi versi. E sì, mi piacerebbe tanto vivere in collina e togliermi di dosso la pianura, monotona e senza colore.
Ciao, Andrea, buona serata. 🙂