Persino a primavera capita che il cielo non voglia sorridere: d’improvviso, aprile dimentica la sua consueta cordialità per incupirsi e chiudersi in se stesso, muto e tetro nella sua inaspettata malinconia. Ma non si tratta dell’oscurità dei giorni d’autunno, quella che induce a ripiegarsi e ad accettare il misterioso sfacelo della vita. Ad aprile, il grigio non è mai così profondo da imporsi sugli altri colori, i colori delle fantasie più intime evocate da questa luce obliqua che sembra trapassare l’anima – trapassarla e condurla là, dove non esistono né grigi né confini.
Archivi del mese: aprile 2016
L’estenuante appannarsi del giorno
Ore 19:48. Il cielo è ancora chiaro, mentre il lungo pomeriggio scivola via adagio in attesa di svanire fra le braccia del crepuscolo. In questo momento magico, la luce resiste ma non riesce a dissolvere le tante ombre di questa stanza: è la delicata poesia di aprile, l’estenuante appannarsi del giorno che, minuto dopo minuto, cede il passo all’oscurità. E le ombre si fondono con la luce, in un valzer di chiaroscuri che parla all’anima come nessuna parola umana potrebbe mai fare.
Ore 20:10. Avanza la sera, avanza senza interruzioni, ma avanza con garbo; e la luce è sempre più fioca, pallida sopravvissuta prima di sfaldarsi silenziosamente sotto il peso della notte. E si vorrebbe che questo incedere lento proseguisse per ore – ambiguo ristoro dello spirito, inatteso frammento d’eternità.
Lettura romantica
Leggere tranquilli all’aperto, in una mite giornata di primavera, quando la dolcezza del sole e dell’aria si fondono in un abbraccio silenzioso per inondarci di tepore, per accarezzarci, per regalarci qualche sogno – ancora, nonostante il disincanto.
Leggere sereni all’aperto, senza temere lo scorrere delle ore, il declino del pomeriggio, la sera che verrà. Sapendo che non sono giorni di pioggia, questi, non sono giorni di cielo irritato e dispettoso, di nuvole impazzite, di sospiri trattenuti a stento.
Sono invece preziosi giorni di quiete, giorni di luce obliqua tesa ad afferrare l’infinito – e a sussurrare parole, poesie e canti che si credevano perduti.
(Nell’immagine il dipinto Lettura romantica, di Silvestro Lega)
Referendum: due parole sulla democrazia
Brevemente, ma occorre scriverlo: in una democrazia degna di questo nome, nessun politico dovrebbe mai – sottolineo mai – invitare i cittadini all’astensione.
Lasciamo da parte la faziosità da stadio per la quale certi elettori sono sempre d’accordo con gli individui del proprio partito o del proprio schieramento politico preferito, perché qui si tratta di capire i fondamenti della democrazia, evitando atteggiamenti acritici: in democrazia – va ripetuto – nessun rappresentante delle istituzioni degno di questo nome dovrebbe permettersi di invitare all’astensione. Che sia Renzi o Berlusconi o Gatto Silvestro o la Fata Turchina o mia nonna in carriola.
Detto questo, è chiaro che i cittadini siano poi liberi di votare o meno.
Paesaggio
I campi ad aprile
In questi giorni, aprile continua a dispiegare tutte le sue incertezze: è una primavera ancora cauta e timida, la sua, una primavera indecisa perché appena arrivata. Così, permane quell’atmosfera magica in cui i grigi chiari del cielo s’incontrano con un azzurro ancora confuso e pigro, che sonnecchia contento in attesa di un placido risveglio.
E dopo saranno campi invasi da tanti colori, campi assetati di sole e di vento a ogni ora del giorno. Niente potrà turbarli, neppure gli intermezzi di pioggia e di fango, perché continueranno a splendere, a esibirsi, a farsi ammirare e, soprattutto, a consolarci. Con semplicità e modestia, senza chiedere nulla in cambio.
Dissolvenze ad aprile
Al principio di aprile, quando le giornate soffrono ancora di un umore incerto e di ingenua timidezza, la primavera si colora di un’atmosfera speciale. Soprattutto quando il lungo pomeriggio si dissolve nel tramonto, ci si può lasciare avvolgere e incatenare e perfino sedurre dal misterioso passaggio verso la sera: bastano il silenzio, una finestra semi-aperta, il vento leggero che muove le tende adagio e il cielo grigio chiaro a richiamare un brivido improvviso, un ricordo, un’indecifrabile attesa. Poi ci si sente sospesi, sia pure per qualche istante; ci si sente sospesi ed eterni a un tempo, ci si sente qui ma anche altrove. E passato, presente, futuro si fondono a richiamare l’infinito.
Forse è un bene che certi momenti siano tanto brevi.