Un anno fa, all’inizio di agosto, mi trovai ad affrontare un problema serio. Dovevo scrivere l’indice e l’inizio di un testo di argomento filosofico molto impegnativo. Ma ero stanca, stanchissima, sia fisicamente sia psicologicamente, e non riuscivo a concentrarmi. Come ho detto, il problema era serio. Fu così che presi una decisione: avevo bisogno di riposo, riposo vero, riposo del corpo e della mente; avevo bisogno di staccare completamente dai consueti ritmi della mia esistenza quotidiana e di ritrovare un po’ di entusiasmo, di slancio o qualcosa di simile.
La mia decisione fu drastica, netta, in un certo senso quasi terribile: a partire da Ferragosto, trascorsi dieci giorni di vacanza assoluta, lasciandomi andare a seguire soltanto il flusso instancabile del tempo e comportandomi da adolescente. Decisi cioè di regredire, di tornare a un’altra età. Passai così questa particolare vacanza vagando senza fretta per la casa in compagnia di ogni sorta di pensiero e di sogno, ascoltando tutta la musica che desideravo in base all’umore, ‘passeggiando’ sul web liberamente e scrivendo molto. Senza preoccuparmi di altro e facendo solo il minimo indispensabile utile a vivere civilmente. Non a caso, lo scorso agosto scrissi persino post molto lunghi sul blog e scelsi argomenti leggeri, buffi ricordi di scuola e di qualche comica gita. Li scelsi apposta, li scelsi perché avevo compreso, un po’ confusamente, che soltanto in questo modo avrei potuto ricominciare.
Ed ebbi ragione: fu un esperimento dall’esito felice. All’inizio di settembre, come per magia, mi misi un giorno a scrivere senza alcuna difficoltà quell’indice e quel testo che mi avevano fatta penare tanto qualche settimana prima, e il risultato fu superiore alle aspettative. Ero rinata.
Tutto questo per dire che, a volte, e al contrario di ciò che viene continuamente predicato in questa gretta società dei consumi e dell’efficienza-a-tutti-i-costi, quello che può apparire come un ozio privo di significato, e dunque esecrabile, in realtà può essere la premessa indispensabile per operare meglio, per ritrovare forza, vitalità e buon umore. Non bisogna vergognarsi dei propri momenti di stanchezza; soprattutto non bisogna negarli, fingere che non ci siano, rimandare all’infinito il faccia a faccia con questa realtà. Se poi qualcuno – eterno entusiasta dell’esistenza un giorno sì e l’altro pure – non ci capisce, be’, ce ne faremo una ragione.
Io cerco di rilassarmi e di concedermi sfizi sperando che la rilassatezza faccia ripartire la concentrazione di cui ho bisogno, ma so di procrastinare: sarò una donnina disperata a settembre, me lo sento.
Bello. Mi fa piacere che tu sia riuscita a… rinascere 😉
A volte è proprio indispensabile provare a rinascere, e ben venga se si trova il modo di riuscirci. 😉
Sai Romina, mi rendo conto che spesso e stupidamente siamo schiavi di certi concetti che starebbero meglio nel tempo in cui sono stati pensati ed invece ce li portiamo sempre appresso. L’ozio è il padre dei vizi…si…come no.
Un po’ di sano ozio può far solo bene e forse la gente non dovrebbe ricorrere allo psicologo perché stressata.
A volte mi chiedo se sono io fatta male o se c’è realmente qualcosa che non funziona a dovere.
Mentre uso l’aspirapolvere o la lavatrice o l’auto mi domando…ma il fatto di avere mezzi che ci consentono di risparmiare tempo e fatica non dovrebbe permetterci di vivere con più serenità e tranquillità rispetto a che ne so..mia nonna??? Credo continuerò a chiedermelo.
Sono talmente d’accordo che trovo l’argomento addirittura banale: mi avrebbe colpito invece un discorso opposto.