
Piove, piove, piove. Non vuole saperne di smettere. Questa atmosfera cupa e priva di sfumature è abbastanza opprimente, tanto che la mia mente ballerina ha appena afferrato un’immagine primaverile: una primavera di tanti anni fa, col cielo azzurro, l’aria tiepida e i prati in fiore.
Ho già parlato più volte, su questo blog, della signora C., che abitava nel condominio in cui trascorsi la mia discutibile infanzia. Per chi non ricorda la signora C., riscrivo qualche utile dato: la signora C. era maniaca dell’ordine, tanto che in casa non sedeva neppure in salotto per non rovinarlo, aveva un marito sottomesso e mite come un agnello e un nipotino molto buono e simpatico di nome Gianluca. Ebbene, in un bellissimo giorno d’aprile, uno di quei giorni in cui sembra che l’esistenza sia la miglior cosa che ci possa capitare in sorte, mia madre e la signora C. decisero di condurre me e Gianluca ai cosiddetti baracconi, termine modenese usato per riferirsi a quel Luna Park che, ogni anno, compariva e compare in città fra aprile e la festa del primo maggio. A quell’epoca, i baracconi arrivavano all’ex autodromo della città, ora trasformato in Parco Ferrari. Siccome la giornata era bella, mia madre e la signora C. decisero di raggiungere il Luna Park a piedi; così facemmo una lunga camminata, che divertì molto me e Gianluca, piccoli, pieni di vita ed entusiasti per lo splendore della primavera.
Come ho già scritto, Gianluca era un bambino educato, privo di malizie e soprattutto non violento. All’arrivo al Luna Park, però, anche lui cominciò a scatenarsi, com’è giusto che sia, manifestando il sanissimo desiderio di salire su varie tipologie di giostre. In ciò fu calorosamente spalleggiato da me, che, quando si trattava di certi divertimenti, non mi tiravo indietro e non sapevo cosa fosse il concetto di paura. Ricordo che c’era una giostra con tutte macchine, o simil-macchine, attaccate le une alle altre, che giravano velocissime finché – sorpresa! – si alzava un bel telone e copriva le sacre teste (e pure le corna) di chi vi si trovava dentro. Io e Gianluca insistemmo per salire su quella diavoleria, mettendo in ansia mia madre e la signora C., che non conoscevano quel tipo di giostra e non sapevano cosa aspettarsi.
Saliti a bordo della macchinina e partita la giostra a velocità molto sostenuta, io e Gianluca cominciammo a sghignazzare per la gioia. Quando, in lontananza, cominciammo a sentire la voce concitata di mia madre, ormai in ansia vedendo a che velocità stavamo girando, ridemmo ancora più forte, con le bocche tutte spalancate, contenti di aver turlupinato le nostre accompagnatrici. Quando poi il telone ci coprì le zucche, raggiungemmo l’apoteosi della felicità, mettendoci persino a urlare. Dopo un po’ il telone si alzò, la velocità cominciò a diminuire progressivamente e il nostro bel giro finì. Terminato il divertimento, ci avvicinammo alle nostre cortesi accompagnatrici sorbendoci gli inutili rimproveri di mia madre e le lamentele della signora C., che iniziò a prendersela col nipote per non so più che motivo.
A un certo punto, Gianluca, forse ancora eccitato dall’ebbrezza della velocità appena sperimentata, chiese a sua nonna, con aria un po’ arrogante, di comprarle un certo giornalino a fumetti. Apriti cielo! La signora C., innervosita da tutto quello scatenarsi d’infantili passioni, attaccò la tiritera: eh sì, perché mi avete stancata, tu e i tuoi genitori! Non fate altro che chiedermi questo e quello, mi fate soltanto spendere soldi e bla, bla, bla. E fu così che il timido, educato e gentile Gianluca, evidentemente esaltato da quel pomeriggio di fuoco, ci lasciò letteralmente di stucco perché urlò alla nonna una colorita espressione in dialetto modenese, che preferisco non riportare ma che, grosso modo, corrisponde al vaffa italiano. Inutile spiegare la reazione della povera signora C., gonfia di bile dopo essersi sentita appellare in quel modo non proprio elegante.
A onor del vero, dopo quell’episodio Gianluca tornò a essere il bambino tranquillo di sempre e, come testimoniato dalla signora C. nonostante il vaffa, buono come suo nonno. Io, poi, sperimentata la frenesia della velocità, non mi lasciai mai più sfuggire il Luna Park primaverile e cominciai a frequentarlo ogni anno, arrivando a spingere alcuni miei amici maschi, timorosi come coniglietti, sulle giostre più pericolose. Ma di questo e di altro ancora parlerò in futuro. Perciò, restate sintonizzati su questo canale. 😀