La signora C., quella che, nel condominio in cui abitavo durante l’infanzia, aveva un nipotino simpatico e un marito molto paziente e mite, una volta convinse mia madre a portarmi dalla sua parrucchiera di fiducia. Io avevo sei anni, una folta massa di riccioli castani scuri e nessun desiderio di affidarmi a una parrucchiera. Però non si trattava di tagliare la chioma, alla quale ero molto affezionata, ma di fare la cosiddetta messa in piega; pertanto, sebbene un po’ riluttante e, come al solito, con l’aria imbronciata, mi adattai a seguire mia madre e la signora C.
La parrucchiera di fiducia della signora C. stava in estrema periferia, al quartiere Madonnina, che raggiungemmo dopo un lungo viaggio in autobus. Durante il percorso, nonostante i miei sei anni, pensai che non valesse la pena fare quel lungo tragitto per una messa in piega. Comunque, una volta giunte in loco, fui acchiappata dalla parrucchiera che, dopo avermi lavato la testa, mi riempì inutilmente di bigodini. Terminato il rito e asciugati i capelli, tornammo a casa. Ma durante il viaggio di ritorno, sull’autobus pieno di passeggeri, mi trovai letteralmente schiacciata fra due uomini. Fu così che, nell’ingenuità dei miei sei anni, urlai forte senza vergogna: “BASTAAAA! MI STATE ROVINANDO LA MESSA IN PIEGA!”. La signora C. cominciò a ridere senza riuscire a fermarsi, tanto che le vennero le lacrime agli occhi. E dopo, a distanza di anni, ogni tanto continuò a ricordarmi quell’episodio.
A dire il vero, ne combinai anche un’altra e sempre con la mitica signora C. presente. Un giorno eravamo sul sei barrato, un filobus che collegava il nostro quartiere al centro storico. Avevo sei anni, era l’ora di punta e mi trovai schiacciata da un signore piuttosto alto, o almeno così mi sembrò. Ebbene, il cappotto di costui, la cui parte posteriore era spiaccicata senza pietà sulla mia faccia, non aveva un buon odore, anzi; così, stanca a causa della folla e non potendone più del fetore allegramente attaccato al mio naso, gridai forte: “CHE PUZZA!CHE PUZZAAAA!”. Mia madre, intimandomi di tacere, mi fece scendere alla prima fermata disponibile, avendo visto che ero irritata e ormai incontenibile; ovviamente la signora C. ci seguì ridendo a crepapelle.