Lo splendore dei campi dorati e, sullo sfondo, le colline pigre e soddisfatte come ogni anno all’inizio dell’estate. E poi il vento sui capelli, quel vento complice e strano che porta ricordi: tornano così altre estati, altri campi dorati, altre colline felici al sole.
Ci fu un tempo in cui giugno rappresentava, per me, un cancello aperto verso la libertà, la libertà di correre, urlare, sognare senza costrizioni. Ed erano lunghi interminabili pomeriggi, lente silenziose passeggiate, fantasie senza fine davanti all’oro del grano maturo. Sapevo che luglio sarebbe stato rovente e impietoso, ma non lo temevo. Non lo temevo perché lo splendore dell’estate era l’immobile, appagante, ingenuo splendore delle speranze.
(L’immagine è tratta da: http://www.primitiveart.it/community/art-photos-full-hd-pag-2.html)