Tutti gli anni, quando arriva l’estate, la prima parola che mi viene in mente è libertà. Il sole e le giornate lunghissime, unite ai discorsi sulle imminenti vacanze, evocano immagini colme di spensieratezza, di pace, di colori forti e decisi. Le mura di casa cominciano a diventare soffocanti, la pianura, squallida e malsana, è un luogo da abbandonare almeno per alcuni giorni e le ansie sono un fardello da gettare via senza rimorsi. Per essere finalmente liberi, per inebriarsi di luce e di nuovi orizzonti. È il momento della dispersione, delle frivolezze, dei giochi con la vita, del disimpegno.
Eppure anche l’estate, come le altre stagioni, ha i suoi silenzi, i suoi momenti di quieto raccoglimento. I silenzi d’estate accompagnano il primo pomeriggio, quando le strade roventi per il caldo sono quasi vuote e l’afa impone una lentezza altrimenti sconosciuta. Spesso sono silenzi in vista della festa, del divertimento, dell’allegria e dello svago: sono privi di solennità, a tratti persino fatui, oppure monotoni nella loro superficialità. E quando sono invasi dai ricordi, non raggiungono mai l’enigmatica e struggente profondità dei silenzi autunnali o la rigorosa severità di quelli invernali, ma conservano sempre la loro leggerezza, una leggerezza che talvolta diventa indifferenza.
Mi fai commuovere… .
Federica
C’ è, in queste tue parole, cara @Romina, una verità così profonda da restare stupiti che non sempre la si colga, preferendo noi ricorrere al viverla senza riflessione alcuna, o sentimento che non sia l’ abbandono del corpo …. non sempre stremato dalle fatiche invernali, quanto invece frenetico di lasciarsi avvincere dalle frivolezze estive …. dal rumoroso e fragile divertimento come sia, dall’ edonismo illusorio di una giovinezza che ricomincia a vivere, e che l’ estate, con le sue saghe che si susseguono una più fantasmagorica dell’ altra e le aspettative di festa della sera, sa donarci come nessun’ altra stagione .
Ma come nei quadri dei pittori che tanto ami ( e che non poco hai insegnato ad amare anche a me … ), c’ è nel tuo post quel sentimento struggente del divenire che mai dimentica la tenerezza del passato …. quella memoria di pomeriggi interminabili fatti di andare a letto coattamente … di obblighi “a dormire” che ci venivano da parte dei genitori ( dalle mamme soprattutto …. ) in cui, nell’ ininterrotto frinire delle cicale, noi bambini guardavamo, nel sonno che non arrivava mai, quegli enigmatici ghirigori di frammenti di luce ed ombre semoventi sul soffitto della nostra stanza, che il bagliore intenso dei raggi del sole d’ estate, penetrando dalle fessure delle persiane abboccate, andava creando e muovendo sul biancore dell’ intonaco ….. misteriose storie alimentate dalla nostra inesausta fantasia di adolescenti .
Silenzi pieni di echi e di voci lontane, colmi di sogno talvolta … bagliori di tenebre azzurre e canti, di volti amati e voci, di certezze e paure così dolci oggi, di quella ‘pènombre que nous avons traversèe’, che è indistruttibile parte di noi e che talvolta ci richiama coi suoi affascinanti misteri .
Un abbraccio, amica imperterrita Tu della bellezza che non muore ! 🙂
@Bruno …
Bello 🙂
Era un sacco che non passavo dal tuo blog. Salutino 🙂 e mi fa piacere vedere che scrivi sempre bei post rilassanti e amanti della natura e delle stagioni 😀
Un saluto a tutti e ben ritrovato Tangalor.
Questi sono stati giorni molto pieni e difficili. Avrei voluto scrivere prima, ma non ho potuto.
Adesso si ricomincia.
A presto. 🙂
Ciao Romina, sono capitato casualmente sul tuo blog mentre mi trovavo in un grande parco naturale mei dintorni di Torino…e’ vero quello che hai scritto, i silenzi non sono tutti uguali….i silenzi estivi, per quanto profondi, non raggiungono mai la struggente intensità di quelli autunnali…..
Ciao Antonio e grazie.