Buongiorno


Ormai è per me diventato irrinunciabile. E pensare che, fino all’età di diciannove anni, non potevo neppure sentirlo nominare e mi rifiutavo persino d’assaggiarlo.
Iniziai a berlo durante il primo anno d’università, quando, essendo costretta a fare ogni mattina la pendolare Modena-Bologna, pensai che fosse un buon modo per darmi una sferzata d’energia. E così, la prima volta che bevvi un’intera tazzina di caffè non fu nella tranquillità di casa mia, ma in un caotico bar bolognese. Il bello è che, dopo averla bevuta, mi giudicai sciocca per non averlo fatto prima.

Adesso, a distanza di anni, questo evento in apparenza molto banale mi colpisce e mi sembra importante, quasi un momento cruciale della mia esistenza. Probabilmente fu una sorta di rito di passaggio verso l’età adulta o, almeno, sono io che ora lo considero tale.

Tornando però al presente, adesso è mattina e quindi vi offro virtualmente un caffè per augurarvi buongiorno. 🙂

Una risposta

  1. Buongiorno anche a te! (anche se un po’ in ritardo)
    Neanche a me piaceva il caffè, ho iniziato a prenderlo a 17 anni, all’ultimo anno di liceo. In realtà credo sia giusto così, quando si è troppo piccoli il caffè non fa benissimo 🙂

    • Vale@
      Eh sì, quando si è molto piccoli bisogna senz’altro evitare.
      Solo che io, con l’ostinazione tipica dei giovanissimi, a diciotto anni ero ancora convinta che mai e poi mai l’avrei bevuto e che fosse una bevanda orrenda. 🙂

      sabby@
      Fai bene ad andare al bar, così finalmente esci di casa e cambi un po’ ambiente. A volte basta scambiare due parole con un estraneo e vedere facce diverse per sentirsi meglio. 😉

  2. mia cara amica in questo post ci sono io tutta, con le mie abitudine!
    pensa che ogni mattina vado al bar per prendere il caffé, oltre a quello che prendo a casa la mattina appena sveglia, è un rito!!

  3. Ti dirò, a me non piaceva molto il sapore, anzi inorridivo! Però in quel periodo dormivo 5 ore a notte e arrivavo a scuola in condizioni pietose. L’unica cosa che credevo potesse svegliarmi era proprio il caffè, e quando ho iniziato ho visto che funzionava. Adesso prendo solo mezza tazzina dopo pranzo, ma mi piace 😛

    • Vale@
      Quindi anche tu hai cominciato per “necessità”, come me.
      Sei brava a prenderne solo mezza tazzina dopo pranzo, fai bene a non esagerare.

      Io, invece, ne prendo due tazze al giorno, una a colazione e una dopo pranzo. Quando mi capita di dover prendere il treno e fare la pendolare, ne bevo una terza. Ma è troppo. Solo che a volte sono così stanca che mi sembra possa aiutarmi. 😀

  4. Sì, anche perchè io sono agitata di mio, ci manca solo la caffeina 🙂
    Mi divido una tazzina con mio padre dopo pranzo, lui per la pressione, io perchè preferisco prenderne poco.
    La mattina – so che è sbagliatissimo – non faccio colazione perchè se penso a mangiare o bere appena alzata mi viene la nausea. Se mi alzo presto per andare all’università magari ne prendo uno là alla macchinetta quando arrivo e il mio organismo già ha iniziato a carburare. Ma a 2 tazze non ci arrivo mai.
    Comunque sì, ho iniziato per necessità, ma credo che sia un placebo in realtà. I primi tempi mi svegliava perchè ci credevo, adesso sembra quasi che mi venga più sonno dopo che lo prendo dopo pranzo!

  5. Caffè … aroma … vita che scorre e memoria !
    Profumo di un tempo lontano … che possiamo, ogni volta che lo desideriamo, far rivivere ancora … ogni volta come un ritorno, verso chi ci ama ed amiamo !
    Un abbraccio …. @Romina
    e buon caffè a te e ai tuoi pensieri adulti ! 🙂
    @Bruno

  6. @Romina
    Il bello è che, dopo averla bevuta, mi giudicai sciocca per non averlo fatto prima

    E questo mi fa venire in mente che bisogna provare le più varie esperienze, per capire se ci piacciono! (magari non troppo pericolose da lasciarci… le penne!)

    Probabilmente fu una sorta di rito di passaggio verso l’età adulta o, almeno, sono io che ora lo considero tale.

    Be’, di sicuro è stato il passaggio alla dipendenza alla caffeina ;-).
    Tre tazze? Spero tu intenda almeno tre… tazzine! Che non sarebbero comunque proprio poche. Occhio allo stomaco, alla pressione e quant’altro!

    Anche io ho iniziato a bere caffè verso vent’anni, tuttavia assoluto non mi piace molto, a meno di non esagerare con lo zucchero tanto da sentire più sapore di zucchero che altro. Preferisco quello (molto) macchiato.

    Tornando però al presente, adesso è mattina e quindi vi offro virtualmente un caffè per augurarvi buongiorno. 🙂

    Adesso è più o meno l’ora del tè, e allora ti offro virtualmente questa bevanda per augurarti buona serata. 🙂

    Ti lascio col capitano Jean-Luc Picard della USS Enterprise

  7. Io nemmeno ci vado pazza per ora, nel senso che lo bevo quando sono a casa d’altri ma se non è strettamente necessario ne faccio a meno.

    • Vale@
      A volte anch’io penso che sia effetto placebo, ma noto che il caffè del bar mi fa un effetto diverso da quello che bevo a casa: m’infonde molta più energia. Ma al bar lo prendo raramente.

      Comunque, capita di aver bisogno anche dell’effetto placebo e dunque ben venga! Ci s’inventa di tutto pur di affrontare le mattine uggiose, quelle in cui si preferirebbe chiudersi in casa e non uscire più. 😀

      Cavaliere@
      Eh sì, memorie d’un tempo passato eppure molto vive. Un abbraccio anche a te e buon agosto! 🙂

      Gabbiano@
      No, no, per carità, niente tazze ma tazzine. Nella fretta di scrivere mi è scappata la mano. 😛

      Marta@
      Fai bene, fai bene, meglio limitarsi. 🙂

  8. Iniziai a berlo a 15 anni quand’ero una ragazzina sovrappeso e sbiadita, molto simile alla cugina di Avetrana in versione bionda.
    Da allora, la caffeina ha accompagnato ogni momento della mia evoluzione fisica, psichica e spirituale.
    C’è caffè e caffè.
    C’è il caffè al ginseng che bevo al mattino in Tribunale per svegliarmi, accompagnato da una delle prime sigarette del giorno, ed è un caffè che vuol essere professionale.
    C’è il caffè bruciaticcio e sordido delle macchinette: poco impegnnativo, e persino cattivo, lascia in bocca sapore deludente.
    C’è il caffè lento e casalingo della moka sbeccata di casa.
    C’è il caffè forte e serio che mi preparano i miei suoceri a fine cena.

    C’è la tentazione suprema del Pocket Coffee, dell’esplosione zuccherina di caffè contro il palato addolcito dalla cioccolata.

    Credo che il nettare bevuto allegramente dagli dèi greci altro non fosse che il nostro buon vecchio, domestico, saggio caffè.

  9. Giulia, vedo che ti scateni col caffè. Hai descritto alla perfezione il fascino di questa bevanda. C’è da dire che, di mattina in tribunale, è davvero necessario per tirarsi su. Io però non ho mai bevuto il caffè al ginseng.

    Oggi sono stata “brava”: ho evitato quello del dopo pranzo.

  10. Il ginseng ha un sapore dolce-consolatorio, quasi “cioccolatoso”. Lo apprezzo persino io che MAI metterei zucchero nel caffè (secondo me, ne uccide il sapore).

    E’ un piccolo rituale condito con commenti dei più pazzi (“oggi devo fare due memorie” “non mi è ancora tornata la cartolina verde” “speriamo che controparte non si presenti, così si fa un 309”), pii desideri (“fa che abbia sciolto la riserva” “tanto prima delle due non la chiama [la causa]”) e molto gossip, con lettura di giornali incredibilmente frusti.

    Per rallegrare gli amici e il mio grande amore, intendo dar vita ad un semifreddo al caffè. Vegano (no uova). Viva la versatilità del caffè. E le cartoline verdi che tornano indietro.

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