Una citazione tratta dai Saggi di Michel de Montaigne può essere un’occasione per riflettere su un tema importante.
Quello che ci fa sopportare con così poca pazienza il dolore è il non essere abituati a trovare la nostra principale soddisfazione nell’anima, il non fare abbastanza conto di essa, che è sola e sovrana signora della nostra condizione e della nostra condotta. Il corpo ha, salvo il più e il meno, un solo modo di essere e una sola inclinazione. Essa è invece variabile in ogni sorta di aspetti e conforma a sé e al suo stato, quale che sia, le sensazioni del corpo e ogni altro accidente.
Credo che l’anima e il corpo si influenzino a vicenda, e che non possa sussistere del tutto una supremazia dell’anima sul corpo.
L’anima, certo, è il nostro motore, ma l’anima è ravvivata e rinnovata da una passeggiata, dagli odori, dalla visione del tramonto. E se qualche parte del nostro corpo non funziona bene, potrai essere il padrone supremo dell’anima, ma dovrai fare degli sforzi enormi per sostenerla.
D’altra parte, un corpo pur in perfetta forma può essere terribilmente rammollito, se non c’è un’anima viva dentro di esso.
Dobbiamo cercare di nutrire il corpo e l’anima, con la differenza, però, che mentre su quest’ultima abbiamo un discreto potere, sul primo a volte non è così.
Venendo al dolore, credo comunque che la funzione dell’anima sia fondamentale anche in esso, come hanno teorizzato, messo in pratica e dimostrato persone straordinarie come i medici che si occupano non solo del corpo ma anche dell’anima delle persone. Tra essi ricordo Patch Adams, principale punto di riferimento.
Gabbiano, mi sembra che tu abbia centrato il nucleo della questione, spiegandolo molto bene: lo stretto legame fra l’anima e il corpo. Credo che le parole di Montaigne debbano essere interpretate non in senso assoluto, ma come uno stimolo a considerare con maggiore attenzione le risorse dell’anima, tenendo conto del fatto che molte persone si guardano bene dal farlo.
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Sì, Platone, ho di nuovo a che fare col nostro amico francese. Pochi giorni fa ho letto il capitolo Filosofare è imparare a morire, del Libro I. Un argomentino allegro. 😀
Ciao cara! Quoto quello che ha scritto Gabbiano e aggiungo:sei di nuovo alle prese con il nostro amico francese Michel? 😀
Con questo clima torrido è un argomento rilassante e adatto, l’ideale per non avvertire il caldo. 😮
Ciao Romina, sono sempre qui anche se non commento. 🙂